Calcoli

Indagine Ipsos sul rigassificatore, il dato savonese stimato e perché – con questo campione – non ha senso calcolarlo

Abbiamo provato a stimare il tasso di contrarietà all'opera nei 6 Comuni direttamente interessati (tra il 50 e il 55%), ma abbiamo anche scoperto che è quasi inutile a causa di un errore statistico medio che può raggiungere il 12%

sondaggio regione rigassificatore

Savona. Non si placano le polemiche sulla indagine commissionata dal “Comitato Giovanni Toti Liguria” ed effettuata da Ipsos in cui, tra le altre, venivano poste due domande sul rigassificatore. Facenti parte di un omnibus più ampio (erano il numero 26 e 27 del questionario), i due quesiti sono da subito finiti nell’occhio del ciclone: sia per la loro formulazione (“Nel 2026 è previsto lo spostamento del rigassificatore galleggiante dal Porto di Piombino a Vado Ligure, Lei ne era a conoscenza?” e “Secondo Lei, la presenza del rigassificatore a Vado Ligure è indispensabile, necessaria, inutile o dannosa?) sia, soprattutto, per il fatto di essere stati sottoposti a un campione regionale. Un totale di 800 persone dislocate in tutta la Liguria, con un esito in cui, quindi, il parere di un abitante di Vallecrosia o Brugnato aveva lo stesso “peso” di uno di Vado Ligure o Quiliano.

Da subito, quindi, i politici di opposizione, le associazioni e i comitati contrari alla realizzazione dell’opera hanno contestato il sondaggio, arrivando a metterne in dubbio la validità (poiché manca la nota informativa sul sito di Agcom) e soprattutto la reale rilevanza, parlando di “tentativo di depistaggio” (il sindaco di Quiliano Nicola Isetta), “effetto boomerang” e “valenza prossima allo zero” (#quellidellaCATENA), “sondaggio tendenzioso e non trasparente” (Rete savonese Fermiamo le Fonti Fossili), “presa in giro” (Andrea Pasa, Cgil), “tentativo goffo” (il consigliere regionale del Pd Roberto Arboscello), “sondaggio surreale” (M5S) oppure “non attendibile” (Europa Verde).

Il dato disaggregato, ad oggi, non è stato reso noto. L’unico elemento “savonese” fornito da Ipsos nelle sue slide riguarda la percentuale di persone contrarie all’opera, ovvero quelle che avrebbero risposto “inutile” o “dannosa” alla seconda domanda: il 45% in provincia di Savona. Ossia il 5% in più del campione regionale. Un dato che, di per sé, lascia il tempo che trova: anche nel savonese esistono località (per la verità la maggior parte della provincia) che non sono in alcun modo toccate dalla realizzazione dell’impianto. E i cui cittadini, di conseguenza, potrebbero essere poco informati e ancora meno interessati alla questione.

Proprio per questo i comitati invocano a gran voce la pubblicazione di un dato che riguardi specificamente il comprensorio savonese. Anche qui, però, va fatto un distinguo tra i Comuni direttamente coinvolti (sono 6: Savona, le Albissole, Vado, Quiliano e Bergeggi) e quelli solo parzialmente interessati (i “confinanti” Spotorno e Noli, Celle e Varazze, più i valbormidesi Altare, Carcare e Cairo Montenotte interessati dalle opere a terra).

Abbiamo quindi provato a calcolare il dato utilizzando le (poche) informazioni disponibili e utilizzando questa distinzione. Piccola precisazione: è ovviamente impossibile accertare correttamente la percentuale di savonesi contrari all’interno del sondaggio, ma è possibile formulare delle stime prefissando arbitrariamente la quantità di contrari tra i savonesi “non coinvolti”.

In totale in provincia risiedono 268.038 persone: di queste, 89.173 nei Comuni che abbiamo definito “direttamente interessati” e 43.204 in quelli “parzialmente interessati”. Ipotizziamo un primo scenario, quello in cui tutti i savonesi non coinvolti e quelli parzialmente coinvolti siano tutti della stessa opinione del resto della Liguria. In questo caso la percentuale di contrari si aggirerebbe, tra loro, sul 40%: vorrebbe dire che, nei 6 Comuni più coinvolti, la percentuale di contrari sarebbe all’incirca del 55% perché il dato provinciale possa attestarsi sul 45% dichiarato da Ipsos.

Ancora più basso risulterebbe il dato dei 6 Comuni “direttamente interessati” in qualsiasi altro scenario in cui, nel resto della provincia di Savona, gli intervistati contrari fossero già più del 40% del totale: se fossero, ad esempio, il 42%, il dato dei 6 Comuni non potrebbe superare il 51% per rispettare l’esito dell’indagine di Ipsos. Mentre per ottenere una percentuale di contrari superiore al 60% nei Comuni direttamente coinvolti, è necessario ipotizzare un 37,5% di contrari nel resto della provincia (quindi addirittura inferiore al dato aggregato regionale).

Numeri che, letti così, lascerebbero perplessi, data la distanza da quanto i comitati “percepiscono” sul territorio. Ma concluso questo “esercizio” per amor di discussione, è indispensabile una riflessione sulla sua reale utilità. Ogni sondaggio ha un margine di errore, tanto più grande quanto più è piccolo il campione in rapporto alla popolazione totale. E’ assolutamente normale, e infatti in ogni sondaggio viene fornita una forbice statistica con il margine di errore (pensiamo ad esempio a quelli politici). Bene, partendo dalla considerazione che il campione di Ipsos è distribuito uniformemente in tutta la Liguria, possiamo calcolare che, sugli 800 intervistati, quelli della provincia di Savona dovrebbero essere circa 144. Con un numero così esiguo di intervistati, il margine di errore nell’esito sale in maniera impressionante: dal 5 all’8% in più o in meno rispetto al risultato ottenuto.

Ancora peggio va se si riduce ulteriormente il campione. Già solo dimezzandolo (ossia eliminando ponente e centroponente della provincia scendendo così a 60-70 intervistati) l’errore statistico medio sale a livelli altissimi: per la sola zona interessata potrebbe oscillare – molto a spanne – tra l’8 e il 12%. Insomma, il 55% che abbiamo calcolato in precedenza potrebbe tranquillamente diventare un 43 o un 67%. Numeri talmente distanti tra loro da rendere questo tipo di calcoli del tutto inutile, perlomeno su questo campione (800 liguri). L’unico modo di ottenere l’informazione che i comitati chiedono sarebbe quella di realizzare un altro sondaggio, condotto già in partenza su un campione “iperlocale” o, in alternativa, molto più ampio a livello numerico.

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