Vado Ligure. Anche l’indotto ex Ilva si prepara alla mobilitazione e allo sciopero in programma martedì a Roma dopo l’annuncio di Arcelor Mittal che prevede una riduzione della produzione di acciaio e 4.700 esuberi a Taranto. Da Genova a Novi Ligure, passando per Vado Ligure si è messa in moto la macchina organizzativa, che vedrà in prima linea anche gli 80 lavoratori della Sanac di Vado Ligure, una delle imprese coinvolte nella crisi industriale.
Un pullman partirà da Vado Ligure alla volta della Capitale per unirsi alla protesta dei metalmeccanici.
Alla Sanac prosegue lo stato di agitazione: ad ora la proposta di acquisto da parte di Arcelor Mittal per il gruppo Sanac non è stata ancora revocata e la scadenza dei termini è fissata per il prossimo 20 docembre, tuttavia, in relazione alla situazione dell’ex Ilva, resta il clima di incertezza, pur considerando che per Sanac si parla di acquisto, mentre per Taranto e Cornigliano di contratti in essere per l’affitto del ramo di azienda. Questo lo stato delle cose dopo il vertice al Mise sul destino dello stabilimento di Vado Ligure.
Anche Sanac è in amministrazione straordinaria, con differenti commissari: la novità è che si è dato via libera alla ricerca di potenziali nuovi acquirenti, qualora fosse definito il passo indietro di Arcelor Mittal, prospettiva concreta nel caso non si trovasse una soluzione per l’ex Ilva.
Difficile, infatti, ipotizzare che il gruppo franco-indiano, leader nel settore dell’acciaio, possa dare l’ok all’acquisto di Sanac senza aver risolto la questione di Taranto.
Per la Sanac di Vado Ligure occhi puntati sull’azione dei commissari pronti a trovare altri soggetti industriali interessati all’azienda chimica, specializzata nella produzione di refrattari e da sempre dipendente (al 70%) dalle commesse dell’Ilva di Taranto.
Tuttavia non manca la solidarietà nei confronti dell’ex Ilva e dello stabilimento di Genova Cornigliano, con i lavoratori, Rsu e sindacati che si uniranno alla manifestazione di protesta e allo sciopero.
In ballo il destino della filiera dell’acciaio, di tante aziende e di tanti lavoratori che ruotano attorno all’indotto e che vedono a rischio il loro futuro.