Vado Ligure. Ad ora la proposta di acquisto da parte di Arcelor Mittal per il gruppo Sanac non è stata revocata e la scadenza dei termini è fissata per il prossimo 20 docembre, tuttavia, in relazione alla situazione dell’ex Ilva, resta il clima di incertezza, pur considerando che per Sanac si parla di acquisto, mentre per Taranto e Cornigliano di contratti in essere per l’affitto del ramo di azienda.
E’ quanto emerso ieri nell’atteso vertice al Mise sul destino di Sanac, compreso lo stabilimento di Vado Ligure che occupa 80 persone. Anche Sanac è in amministrazione straordinaria, con differenti commissari: la novità è che si è dato via libera alla ricerca di potenziali nuovi acquirenti, qualora fosse definito il passo indietro di Arcelor Mittal, prospettiva concreta nel caso non si trovasse una soluzione per l’ex Ilva.
Difficile, infatti, ipotizzare che il gruppo franco-indiano, leader nel settore dell’acciaio, possa dare l’ok all’acquisto di Sanac senza aver risolto la questione di Taranto. “Restiamo in attesa – afferma Alessandro Bonorino della Rsu di Sanac -. A livello sindacale, per il gruppo Sanac, abbiamo una linea comune che si andrà ad associare a quella dei metalmeccanici, quindi con forme di protesta e mobilitazione”.
Uno scenario che si saprà solo domani, quando alle ore 15 e 30, è previsto il vertice al Mise con Arcelor Mittal: un incontro decisivo per capire se il colosso industriale rimarrà in Italia (con l’ottenimento dello scudo penale per la riqualificazione ambientale di Taranto).
Per la Sanac di Vado Ligure occhi puntati al tavolo ministeriale, ma anche all’azione dei commissari pronti a trovare altri soggetti industriali interessati all’azienda chimica, specializzata nella produzione di refrattari e da sempre dipendente (al 70%) dalle commesse dell’Ilva di Taranto. Si attende anche l’esito dell’assemblea dei lavoratori che si terrà sempre nella giornata di domani nello stabilimento vadese. “Sicuramente la tensione non manca, resta l’incertezza e la preoccupazione sul futuro del sito produttivo vadese e dei suoi lavoratori” conclude Bonorino.
“Le segreterie nazionali e territoriali Filctem, Femca, Uiltec e il coordinamento delle Rsu del Gruppo Sanac in Amministrazione Straordinaria pur apprezzando le dichiarazioni e gli impegni della Struttura Commissariale confermano la giustificata preoccupazione delle lavoratrici e dei lavoratori per la situazione presente e soprattutto per l’indeterminatezza delle prospettive. Ribadiscono la richiesta ad Arcelor-Mittal di onorare gli impegni contrattuali assunti e al Governo di fare ogni passo necessario ad ottenere questo risultato. A questo scopo auspicano che anche tutte le Istituzioni e le forze politiche senza distinzioni offrano il loro contributo oltre ogni calcolo o interesse di parte. Si impegnano a loro volta a sostenere l’iniziativa che è di tutto il movimento sindacale italiano affinché il nostro Paese non perda con l’industria dell’acciaio un asset strategico irrinunciabile, anche organizzando e partecipando a tutte le iniziative di mobilitazione e di lotta che saranno necessarie” si legge nella nota dei sindacati e dell’Rsu.
“Stiamo vivendo con preoccupazione e rabbia tutta la situazione dell’ex Ilva sulla quale oltre ad Arcelor Mittal. Non vorremo trovarci di fronte a brutte sorprese dopo mesi di richieste precise sulle quali c’è in ballo il destino di migliaia di posti di lavoro nella nostra Liguria” conclude il segretario Fim-Cisl Liguria Alessandro Vella, che domani sarà presente al vertice al Mise per l’ex Ilva.
Intanto l’ad di Arcelor Mittal Lucia Morselli ha calendarizzato questa mattina in un incontro con l’rsu di Taranto il piano delle fermate degli altiforni: Afo2 sarà spento il 12 dicembre, Afo4 il 30 dicembre e il 15 gennaio sarà la volta di Afo1. Il treno nastri sarà chiuso tra il 26 e il 28 novembre a causa della mancanza di ordini. Nulla è trapelato invece rispetto agli esuberi: l’azienda ha rinviato all’incontro di domani pomeriggio che coinvolgerà governo e sindacati.
Secondo quanto trapela da fonti vicino al dossier inoltre Mittal avrebbe smesso di pagare l’affitto degli impianti: infatti non avrebbe ancora pagato l’ultima rata trimestrale scaduta ad agosto. Il costo dell’affitto è di circa 45 milioni. In pratica lo stop al pagamento dell’affitto, se confermato, coinciderebbe con l’annuncio da parte del governo di non concedere a Mittal lo scudo penale.
Vista la situazione di apparente stallo della trattativa tra governo e Mittal e la calendarizzazione dello stop di Taranto, domani Mittal probabilmente annuncerà anche il piano degli esuberi.