Liguria. Contatti frenetici in queste ore tra la Rsu della Sanac di Vado Ligure e le delegazioni sindacali genovesi sulla situazione dell’ex Ilva e la vertenza riguardante Arcelor Mittal: i lavoratori vadesi sono pronti ad unirsi alla protesta nell’ambito della mobilitazione che riguarda anche le aziende dell’indotto dell’acciaio. Presso lo stabilimento vadese, anche in attesa del vertice al Mise del 13 novembre, permane lo stato di agitazione con il blocco degli straordinari, una decisione ribadita a seguito della prospettiva della cassa integrazione, una procedura inevitabile se non arriveranno chiarimenti sul futuro industriale della filiera e i carichi occupazionali.
Così Bruno Manganaro segretario generale Fiom Cgil Genova al termine dell’assemblea di questa mattina in ArcelorMittal: “Ai cancelli dell’azienda di Cornigliano si sono presentati i lavoratori diretti di Mittal e i cassintegrati in Ilva AS, oltre ai segretari delle categorie Cgil rappresentanti degli altri lavoratori interessati, edili e trasporti. All’assemblea hanno partecipato anche diversi dirigenti che hanno ascoltato gli interventi dei rappresentanti sindacali in merito alla grave e delicata situazione di questi giorni”.
“Sono stati affrontati diversi temi tra cui la procedura dell’articolo 47 per cessione di ramo d’azienda e le possibili conseguenze per dipendenti diretti e indiretti di questa decisione aziendale. Fim Fiom Uilm hanno ribadito di essere a favore della reintroduzione delle tutele legali e hanno sostenuto con determinazione la necessità e l’obbligo per l’azienda di rispettare quanto sottoscritto con l’accordo del 6 settembre scorso a tutela di tutta l’occupazione”.
“Unitariamente, Fim Fiom Uilm, in attesa degli sviluppi della trattativa tra Governo e azienda hanno proclamato lo stato di agitazione del personale e hanno ribadito la volontà di difendere i posti di lavoro e il reddito delle maestranze anche con manifestazioni e scioperi”.
E Antonio Apa, segretario generale Uilm Genova aggiunge: “Ho registrato tanta attenzione da parte dei lavoratori, con la consapevolezza che attorno alla vicenda Mittal si sta giocando una battaglia politica sulla loro testa. La Uilm senza fronzoli ha sostenuto che non vi è la necessità di aspettare la risposta di Mittal, la stessa ha già esplicitato con chiarezza la messa in discussione degli accordi con il Governo e con i sindacati annunciando esuberi per 5 mila persone. Il Governo non può tentennare la situazione è drammatica per 20 mila persone. Mittal sta già procedendo allo spegnimento degli altoforni, ossia la cancellazione della siderurgia. Non servono fughe in avanti, tipo forni lettrici o a gas, o ridimensionamento dell’attività produttiva a 4 milioni di tonnellate, né tantomeno che si possa importare semilavorato dallo stesso gruppo. Tutto ciò sarebbe antieconomico”.
“Il Governo deve fare una cosa molto semplice: dire a Mittal che è inaccettabile la sua posizione e deve far ritirare alla stessa la recessione del contratto e l’applicazione degli accordi sottoscritti. La politica e il Governo siano lungimiranti, non si può abbandonare il settore siderurgico per i benefici che lo stesso porta al sistema paese. Genova ha dimostrato che possibile rendere compatibile ambiente con attività produttiva. Non occorrono ricatti da parte di Mittal, il Governo deve essere in grado di trovare anche soluzioni alternative e le organizzazioni sindacali sono in grado di dare il loro contributo in questa direzione. Genova non abdicherà alla lotta ma si mobiliterà a sostegno della siderurgia nazionale e genovese” conclude.