Liguria. Tra dieci giorni non si fermerà solo l’ex Ilva, si fermerà Genova e le aziende dell’indotto. E il fatto che qualcuno del governo giallofucsia, dopo aver votato l’emendamento, voglia reintrodurre la protezione penale per Arcelor Mittal è sintomatico dello stato confusionale in cui si trova oggi l’Esecutivo. Un atteggiamento che preoccupa e che sottolinea, ancora una volta, i motivi per cui oggi si faccia fatica ad attrarre investitori internazionali in Italia”.
È il commento dell’assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea Benveduti.
“Al fianco dei lavoratori ci schiereremo – aggiunge Benveduti – a difesa del lavoro, nell’interesse di Genova, della Liguria e dell’Italia. Sarà una manifestazione dell’intera comunità, come accadde in passato per Fincantieri. Negli ultimi vent’anni la Liguria ha subito una fortissima deindustrializzazione, senza nessun risarcimento in cambio. Un risarcimento che all’epoca doveva essere ripagato in infrastrutture, invece siamo ancora qui ad aspettare il Terzo Valico, la Gronda e il Nodo di Genova”.
“Siamo pronti alla mobilitazione e alla battaglia al fianco dei lavoratori di Cornigliano e dell’indotto contro il disastro e la bomba sociale innescata dal Governo Pd-M5S” rincara Franco Senarega, capogruppo regionale Lega Nord Liguria – Salvini.
“Oggi l’Ufficio di presidenza ha deciso di convocare il consiglio regionale monotematico straordinario sull’ex Ilva per mercoledì 20 novembre, accogliendo così la specifica richiesta avanzata la scorsa settimana dalla Lega”.
“Secondo quanto riferito dai sindacati, per quanto riguarda la linea destinata alla zincatura lo stabilimento di Genova ha disponibili rotoli d’acciaio per meno di due settimane. Se non verrà rifornito da quello principale di Taranto, questa produzione di conseguenza cesserà. Invece, per la linea della ‘banda stagnata’ risulta che ci sia ancora lavoro sino a fine anno”.
“Tuttavia, potrebbero decidere di spegnere tutto anche domani perché, a causa dell’incapacità e della folle politica del Pd-M5S, il futuro della fabbrica genovese e dell’azienda a livello nazionale è tuttora alquanto incerto”.
“Infatti, a dispetto delle ‘letterine’ scritte ai suoi ministri dal premier Giuseppe Conte e a quanto dichiarato dagli esponenti del Governo, appare che ArcelorMittal vada avanti come un treno con la sua decisione e che all’orizzonte non si veda alcuna soluzione idonea per i circa 14-15mila lavoratori dell’Ex Ilva e dell’indotto”.
“L’unica certezza pare che oggi i legali dell’azienda depositeranno in Tribunale a Milano l’atto di recesso dal contratto di affitto dell’ex Ilva, come già notificato ai commissari straordinari martedì scorso” conclude.