Vado Ligure. Resta ancora in stand by la situazione della Sanac di Vado Ligure legata alla vicenda ex Ilva e alla vertenza di Arcelor Mittal, sulla quale si attende ancora una svolta risolutiva da parte del Governo. E per domani, martedì 1 ottobre, è previsto uno sciopero di 4 ore dei lavoratori.
“Ad oggi 30 settembre, nonostante Governo e Mittal abbiano raggiunto un accordo sulle tutele legali, più nessuna notizia è arrivata in merito al gruppo Sanac” denunciano sindacati ed Rsu.
“Nonostante le varie richieste sindacali indirizzate al Mise per conoscere i reali interessi di Mittal su Sanac nessuna convocazione è ad oggi pervenuta. Si è inoltre passati attraverso il sequestro di AFO 2 che avrebbe peggiorato la sostenibilità di tutta l’Ilva Taranto, situazione peraltro risolta, quantomeno fino a dicembre termine ultimo concesso dal tribunale per adeguare AFO 2 senza spegnimento”.
“È giunta peraltro da parte dell’amministrazione straordinaria l’apertura della cassa integrazione per Sanac che i sindacati non hanno firmato per mancanza di informazioni sulla futura vendita ad Arcelor Mittal, operazione attesa da tempo e segnale di garanzie sul futuro dello stabilimento vadese”.
“La cassa integrazione straordinaria sarà ulteriormente discussa il 3 ottobre al Ministero del Lavoro a Roma, senza sapere nulla se non che vi è un calo importante di ordinativi su Sanac. La vicenda è molto complessa, i mesi passano e noi siamo sempre in attesa di notizie. La situazione è sempre stata gestita in modo responsabile da tutti i lavoratori del gruppo, poichè l’azienda è dal 2015 priva di un serio piano industriale”.
E ancora: “L’amministrazione straordinaria non si spinge a fare operazioni industriali per il rilancio del gruppo, ma applica manovre conservative cercando di ridurre al minimo i costi. In passato molte commesse di clienti terzi sono andate perdute, alcune sono ricuperate, ma comunque si continua a lavorare per circa il 70% in esclusiva per Taranto. È indiscutibile che Sanac oggi abbia bisogno di un cambio di marcia nonchè di una nuova proprietà che inneschi il rilancio dell’azienda, in un mercato dell’acciaio e del refrattario peraltro molto competitivo e concorrenziale, che non aspetta sicuramente i tempi governativi”.
“La protesta di domani è solo l’inizio di azioni sindacali più importanti che saranno decise in futuro unitariamente agli altri siti produttivi se non interverranno novità importanti e indiscutibili da parte delle istituzioni, con una seria presa di coscienza da parte dei soggetti interessati” afferma Alessandro Bonorino, delegato Cgil e membro della Rsu aziendale.
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