L'inchiesta

Corruzione, il pressing (e i soldi) di Spinelli per il rinnovo di Terminal Rinfuse. Toti: “Non me ne frega di cosa si scarica, basta siano contenti”

Le intercettazioni del pranzo a bordo dello yacht dell'imprenditore. Toti: "Per me potete scaricare anche tacchini e cinesi"

toti spinelli

Liguria. “Non me ne frega nulla di cosa si scarica nel porto di Genova, mi frega il tanto quanto e che lì siano contenti i terminalisti e gli armatori, per me potete scaricare i tacchini… e il sale… i contenitori… i cinesi quel cazzo che vi pare…”. Con queste parole, intercettate e inserite nella maxi inchiesta sulla corruzione in Liguria condotta dalla procura di Genova, il presidente di Regione Liguria, Giovanni Toti, cerca di arginare il pressing di Aldo Spinelli, che, da tempo sta cercando di ottenere il rinnovo trentennale di Terminal Rinfuse. Un rinnovo che stride con i progetti della nuova diga e dello sviluppo portuale in ottica full container e che potrebbe diventare un problema per la stesura del nuovo piano regolatore portuale, atteso da anni e sempre rimandato.

Il pressing di Spinelli avrà poi la meglio, nonostante una resistenza intestina tra i tecnici di Autorità di sistema portuale, e il rinnovo si farà. In cambio, l’imprenditore non lesinerà nei finanziamenti verso la compagine politica del governatore. “Quello ufficiale è il due per mille… tutto il resto… il resto dopo” è la chiosa dell’accordo, accordo che per il gip Paola Faggioni configura il reato di corruzione, e per questo viene inserito nel lungo elenco di accuse a cui gli indagati dovranno rispondere.

La vicenda del Terminal Rinfuse, quasi 100.000 metri quadrati di banchine dove vengono svolte le operazioni di sbarco, imbarco, stoccaggio e ricarico su automezzi di merci “sciolte”, controllato al 55% da Spinelli stesso e partecipato al 45% dalla Msc di Gianluigi Aponte, si intreccia in un complicato puzzle di concessioni, spazi e progetti, dove Spinelli, 84 anni in buona parte spesi tra le banchine del porto, gioca un ruolo fondamentale per il futuro dello scalo genovese, chiedendo e ottenendo, inoltre, il tombamento di calata Concenter (non presente nel piano regolatore portuale vigente e fortemente osteggiato da diversi enti, su tutti la Soprintendenza delle Belle Arti e del Paesaggio, essendo esso l’ultimo spazio di mare ai piedi della Lanterna), e una spartizione, chiaramente a suo vantaggio, con gli interessi di Msc, in un’ottica di competizione commerciale con il Psa. Una rivalità intestina al porto di Genova e che motiva di fatto la costruzione della nuova grande diga foranea.

Il pranzo sullo yacht di Spinelli per assicurarsi il Terminal Rinfuse

Per capire la trattativa bisogna tornare primo dicembre 2021 presso la Marina della Fiera. Sullo yacht Leila 2, di proprietà dell’imprenditore Aldo Spinelli, ci sono tre persone sedute intorno a un tavolo della saletta interna: l’imprenditore in persona, il figlio Roberto e Paolo Emilio Signorini, all’epoca presidente dell’Autorità Portuale. Stanno chiacchierando, aspettano un’altra persona che arriva poco dopo: è Giovanni Toti, presidente della Regione. Un incontro decisivo, visto che il 2 dicembre, il giorno dopo, si sarebbe riunito il Comitato di Gestione per il rinnovo della concessione dello storico terminal. E infatti Spinelli dopo qualche convenevole passa subito all’argomento caldo: “Quello che vi dico a voi due è una cosa – si legge nelle trascrizioni delle intercettazioni in mano alla procura – che il porto di Genova, lo sviluppo di tutti i progetti che abbiamo in piedi noi..Aponte… il porto...se non si riempie calata Concenter ragazzi…”.

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Toti a quel punto, sempre secondo le intercettazioni, rassicura sui riempimenti e anche sul rinnovo della concessione, ma esprime qualche dubbio davanti a quella che appare in modo evidente come una “manovra speculativa da parte dell’imprenditore”, come fa notare la gip Paola Faggioni nell’ordinanza con cui ha disposto le misure cautelari. Il presidente della Regione chiede delucidazioni: “È un terminal…sono due terminal… quali sono i vostri accordi con Aponte… come dividiamo quella roba e in che tempi”, e ancora: “perché è chiaro che…detto che domani andrà rinfuse con l’emme…e in comitato portuale e chiudiamo pure sto capitolo qua.. però.. non possiamo sottovalutare che non abbiamo a che fare con tutti scemi no?”.

Toti: “Basta che siano contenti i terminalisti e gli armatori”

 Spinelli quindi torna nuovamente sul tema del tombamento di calata Concenter e chiama in causa il sindaco Marco Bucci in qualità di commissario straordinario per la ricostruzione. Fa riferimento a 12 milioni di euro inseriti nel Lotto 4 del progetto di consolidamento e potenziamento delle dotazioni di banchina del proto storico e passeggeri, quello che prevede il consolidamento statico della banchina di Ponte San Giorgio Levante: “Lui li deve spendere per tombare questo”, dice Spinelli riferendosi a Calata Concenter. Anche qui, Toti rassicura. L’imprenditore a quel punto insiste: è necessario fare i riempimenti delle calate, ma “i tempi, non lo puoi fare subito questo hai capito, prima devi continuare a fare le rinfuse”. L’obiettivo dell’imprenditore, quindi, è quello di, in previsione, allargarsi anche sui nuovi spazi delle calate tombate, con l’idea di trasformare il proprio asset delle rinfuse – contrariamente a quanto ufficialmente proposto con la richiesta di rinnovo trentennale della concessione – in full container, ma con spazi praticamente raddoppiati. Davanti alle ipotesi di Spinelli su possibili soluzioni logistiche di interesse per il suo gruppo replica tranchant: “Aldo per me possiamo lasciarci pure le rinfuse a vita…”, e poi “non me ne frega nulla di cosa si scarica nel porto di Genova, mi frega il tanto quanto e che lì siano contenti i terminalisti e gli armatori, per me potete scaricare i tacchini…e il sale…i contenitori…i cinesi quel cazzo che vi pare…”.

Stando alle parole intercettate e trascritte dagli inquirenti, dunque, al presidente della Regione non sembra importante la tipologia di merce che transita per il porto di Genova, ma che “siano contenti i terminalisti e gli armatori” e che “non diciamo delle cose che sono insostenibili”. Toti prosegue: “Se uno dice facciamo la grande diga un miliardo di euro full container grande accordo Msc, arriva Aponte, costruiremo il secondo terminal dopo il WTE,  il più grande con Spinelli poi diciamo…omissis…però per i prossimi trent’anni e poi vediamo facciamo le rinfuse c’è un messaggio confuso…omissis…cerchiamo di dare un messaggio chiaro”.

Per Toti è insomma fondamentale mantenere credibilità: “Il problema non è con noi – si legge ancora nelle intercettazioni – io per me se decidiamo che è più conveniente tenerci le rinfuse…non ci crede nessuno che teniamo le rinfuse per trent’anni”, soprattutto tra gli addetti ai lavori: “Quelli che sono del mestiere lo sanno”. E quando Spinelli sembra suggerire la volontà di far credere che commercializzare la rinfuse sia effettivamente un progetto a lungo termine il presidente della Regione scoppia in una risata: “Ma non ci crede nessuno…neanche…ma neanche Pinocchio…”. Però ribadisce: alla Regione non interessa ciò che viene commercializzato, ma trasmettere “una visione di porto” avente “una sua unicità”.

Il pressing di Spinelli a Toti: “Il 2 per mille tutto a te. Quello è ufficiale, il resto dopo”

 Gli Spinelli però insistono: la decisione di acquistare il Terminal Rinfuse è stata legata all’obiettivo di metterci container, ma il piano regolatore portuale non lo consentiva e così si sono dovuti accontentare di proseguire con le rinfuse. Aldo Spinelli poi calca la mano. Ricorda a Toti di avere dovuto cedere un’area in concessione di 22.000 mq, peraltro già asfaltata, a un’impresa impiegata in lavori di rifacimento stradale all’interno dello scalo marittimo genovese, e “chiede espressamente che gli venissero accordati, a titolo compensatorio, altrettanti spazi, seppur non bitumati, ricavati dalla ex centrale Enel ubicata ai piedi della Lanterna”, come sottolinea la pm Faggioni nelle carte dell’inchiesta: “Ora abbiamo dato l’area, ventiduemila che devi far sbloccare, quei ventiduemila metri di Enel…perché quelli li, mi han levato ventiduemila buoni… asfaltati…invece mi date ventiduemila che ci devo fare i lavori io”.

Ed è a questo punto, proseguono gli inquirenti, che si introduce l’argomento del finanziamento. Toti davanti alla richiesta ride, e Spinelli replica: “E belin! Ridi, te! Però, adesso, il 2 per mille lo dedichiamo tutto a te, eh?”. Poi l’imprenditore torna a parlare di Calata Concenter, Toti lo rassicura nuovamente del fatto che il tombamento trovava tutti d’accordo, e a quel punto viene tirato in ballo Signorini. Spinelli chiede che gli vengano assegnate alcune migliaia di metri quadrati delle aree ex-Enel: “Se lui mi sblocca quegli altri sette, ottomila, dieci… cinquemila, adesso, perché l’altro pezzo non può, perché devono finire i lavori l’Enel… lo sblocco di nuovo altri settemila, ottomila metri cubi all’Esselunga che non sa come andare avanti”. Signorini prende tempo e mette sul tavolo il Comitato di Gestione del giorno successivo: “Adesso… rinfuse giovedì, diga e calata Concenter…”.

Il pranzo si conclude poco dopo, e Toti, sempre secondo le intercettazioni, si congeda così: “Dai ora finiamo sta operazione qua poi ci vediamo per parlare di un po’ di robe…”, e ancora: “Festeggiamo le rinfuse, se vengono festeggiamo le rinfuse a Montecarlo!”. E Spinelli a sua volta si congeda così: “Quello ufficiale è il due per mille …tutto il resto… il resto dopo”.

Il nodo concessioni e la “guerra” tra imprenditori

 Le concessioni in porto sono, insomma, al centro e nodo focale dello tsunami che ha investito la Liguria. Il Terminal Rinfuse e calata Concenter sono solo alcuni, e alcune frasi pronunciate da Toti durante il pranzo dell’1 dicembre 2021 – “quelli che sono del mestiere lo sanno”, e ancora “ non abbiamo a che fare con tutti scemi” – assumono particolare significato alla luce di quanto accadrà circa nove mesi dopo.

È fine agosto del 2022. Si è da poco tenuta la riunione della Commissione Consultiva, terminata con un rinvio per via dell’unanime opposizione all’assegnazione del Carbonile Levante al gruppo Spinelli. Paolo Emilio Signorini parla con Alfonso Lavarello, avvocato, che si fa portavoce del desiderio di Aponte di un’area nel porto di Genova alternativa a quella del Carbonile, anche per non esacerbare li contrasto con il Gruppo Spinelli.

Signorini (che dalle carte dell’inchiesta emerge come un uomo legato a doppio filo a Spinelli, che gli procura viaggi, soggiorni di lusso e regali costosi) rassicura sul fatto che l’Autorità Portuale si sta muovendo in questo senso. Due giorni dopo Gianluigi Aponte gli telefona, e i toni sono tutt’altro che distesi e concilianti.

Lo sfogo di Aponte: “Questo è ladrocinio, è mafia, corrotti”

 “Qua vengo a sapere che praticamente la sua organizzazione ha deciso di dare ulteriori 14.000mq a Spinelli, gliene ha già dati 30.000 e insomma se gli volete dare tutto il Porto di Genova insomma e noi stiamo a guardare ma insomma, la cosa incomincia a diventare un po’ indecente”, tuona l’imprenditore nelle intercettazioni. E ancora: “Ne ho basta di queste ingiustizie e di questi intrallazzi diciamo genovesi che tendono a dare tutto a Spinelli e niente a noi – insiste sempre più adirato – ma insomma ma questo è ladrocinio, è veramente mafia, è uno schifo, e tutta la sua organizzazione sotto di lei sono dei corrotti, corrotti perché danno sempre, hanno dato tutto a Spinelli tutto, è indecente”.

Signorini sembra ritrarsi, tenta di abbassare i toni chiamando in causa il suo ruolo: “Cosa vuole che le dica comandante – si legge nelle intercettazioni in mano ai pm – io non credo di essere una persona, glielo dico francamente, a cui si può parlare in questo modo, posto che ho sempre totalmente rispettato quello che lei ha detto e dice e certamente tengo conto anche di tutto quello che ha detto stasera. Però…forse… no?.. forse un po’ di esagerazione… però”.

Congedatosi da Aponte chiedendo di “sentirci domani… la chiamo io domani, che sto rientrando, rientro domani mattina a Genova e quindi le dico un po’”, Signorini alza a sua volta il telefono e chiama Toti: “Ho ricevuto una telefonata veramente devastante da Aponte – riporta – per fartela brevissima, dice che se noi diamo le aree a Spinelli lui fa il finimondo….Procura….sai queste cose qua”.

Toti suggerisce di aspettare: “Prova a buttarla avanti, bisogna parlarne, anche se, poi, io penso che abbia più torto Aponte, in questa vicenda, che non Spinelli, eh?”. E poi conclude: “Oppure la buttiamo avanti e la facciamo marcire un po’…” e ancora “però, di base, tenderei a dire che ci prendiamo altri 15 giorni, non fosse altro per lasciare che cali il caldo”.

E poi la chiosa di Toti, che viene pronunciata ridendo, come riportato nelle carte: “Pensano che sia tutto dovuto. Bisognerebbe darle a un altro. Era migliore il progetto di Schenone (rappresentate di Psa, ndr)”. Una considerazione che trova Signorini in sintonia: “Devo dire di sì guarda, e mi è molto simpatico”. Scherzando il presidente di Regone Liguria ipotizza quella che sarebbe dovuta essere la sua risposta: “Trionfi la giustizia – aggiunge Toti – Da voi non abbiamo avuto cortesie umane, abbiamo fatto quello che è più giusto fare, cioè l’abbiamo dato a chi aveva il miglior progetto di sviluppo”.

 

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