Savona. Luce in fondo al tunnel per il progetto di Palazzo Santa Chiara a Savona. Ma il traguardo più importante sarà terminare i lavori entro marzo 2026, data che detta severamente i tempi. Se tutto andrà per il meglio entro 4 anni Palazzo Della Rovere dovrebbe diventare un polo culturale con biblioteca (di 3800 metri quadrati), aree di lettura, caffetteria, aule studio, laboratori e spazi a uso pubblico.
Il progetto nasce dalla volontà di conciliare la necessità di accogliere i servizi e le collezioni presenti nella biblioteca Barrili con le nuove esigenze culturali e sociali. Per fare questo si realizza un complesso ibrido e polifunzionale che deve poter vivere vite differenti per attività, orari, modalità di gestione, nell’ottica della massima flessibilità d’uso. Si valorizza la posizione strategica di Palazzo della Rovere, che rappresenta una sorta di cerniera tra la città antica e le aree della Darsena.
“Ora bisogna correre perchè i tempi sono strettissimi“, sottolinea il sindaco Russo. “Ora ci stiamo focalizzando sul contenitore, ma questa struttura è nella città. Deve essere messo in relazione agli altri luoghi della cultura”.
Come saranno organizzati gli spazi
“Il cortile unisce la parte mare col centro storico – evidenzia Marco Segni direttore di Ire -. Sviluppiamo ulteriori funzioni complementari rispetto alla biblioteca con possibilità di usufruire da parte dei cittadini tenendo conto degli aspetti energetici e ambientali. Non parliamo di una biblioteca tradizionale ma di un nuovo concetto di biblioteca: accanto agli archivi storici ci saranno spazi diversificati“. L’obiettivo è realizzare a Palazzo Della Rovere “una macchina culturale che sia viva sempre, 24 ore su 24”.
Il palazzo ha una morfologia particolare dovuta al modo in cui è stato costruito, in più lotti: “Questa caratteristica ci ha aiutato a individuare i blocchi che potevano essere usati anche in maniera autonoma”, spiega l’architetto Mangini.
I locali del piano fondi saranno spazi utilizzabili per l‘attività di iniziativa pubblica o privata (come attività culturali o commerciali, servizi pubblici); spazi per laboratori o esposizioni per 270 metri quadrati (anche residenze temporanee per artisti e uno spazio per prove musicali e video), magazzini.
Al piano terra si troverà una caffetteria con le salette per attività culturali, la biblioteca, uno spazio per lo studio autogestito (aperto anche di notte), sportelli informativi e spazi per i giovani. Il cortile interno sarà un giardino urbano e servirà a collegare la darsena e il centro città oltre che potersi muovere all’interno del palazzo stesso.
Al piano ammezzato, negli spazi più belli e conservati, troverà sede il fondo antico, in questi spazi sarà possibile conservare e consultare in autonomia e tranquillità i documenti più preziosi posseduti dalla attuale biblioteca.
Al primo piano sono previsti luoghi per bambini e per ragazzi: luoghi di lettura informali, studio individuale e di gruppo, attività culturali, uffici interni con una saletta per riunioni. Saranno aperte le antiche logge sangallesche per ospitare spazi di lettura. Lungo le pareti troveranno collocazione i libri di uso corrente, attualmente presenti nella torre libraria e le novità. Sarà garantita un’ottima connessione per consentire a tutti la consultazione online e inoltre facilitare l’accesso a tecnologie e banche dati delle quali tutti possono così usufruire.
Il secondo piano continuano iservizi bibliotecari ma aumentano gli spazi che possono essere utilizzati autonomamente.
Il piano terzo è utilizzabile in modo totalmente autonomo per attività varie programmate dalla biblioteca o in modo autonomo da altri soggetti. All’ultimo piano si trova solo la torre d’angolo totalmente autonoma per accessi e servizi. L’utilizzo previsto è per attività a carattere pubblico o privato: uffici, servizi pubblici, attività culturali connesse alla biblioteca.
La progettazione
I dettagli sono stati presentati in un’assemblea pubblica nella Sala della Sibilla gremita, sul Priamar oggi pomeriggio. Presenti oltre ai componenti della giunta, gli ex sindaci Federico Berruti e Ilaria Caprioglio, invitati dallo stesso Russo perchè avevano avviato e proseguito l’iter.
Infatti, l’iter è partito il 23 luglio del 2013 con l’approvazione del programma di valorizzazione. “Affidammo uno studio per capire se il nostro era un sogno irrealizzabile – dice l’ex sindaco Federico Berruti -. Ma nel 2010 una norma permetteva al demanio di trasferire senza oneri a dei comuni dei beni demaniali dove i Comuni si impegnassero a valorizzarlo dal punto di vista sociale e culturale, ma Santa Chiara non era inclusi tra i governi ma grazie alla collaborazione tra gli enti coinvolti riuscimmo a firmare un accordo. Esprimo un grande in bocca al lupo a chi dovrà gestire l’ultima fase“.
Il 31 luglio 2018 l’approvazione definitiva che prevedeva che la struttura diventasse il polo culturale della città di Savona. Infine, il percorso progettuale è stato sviluppato durante numerosi incontri tenuti tra marzo e ottobre 2021. “Dovevamo rivedere il cronoprogramma e rimodulare l’accordo fatto dalla giunta precedente – ha ricordato l’ex sindaco Ilaria Caprioglio -. Dovevamo trovare altre funzionalità oltre alla bottega e alle biblioteche storiche e abbiamo pensato al front office degli uffici comunali”. Per la realizzazione del progetto servono 20 milioni, saranno impiegati i 13 milioni e 600mila euro stanziati dal Ministero dell’interno (bando a cui ha partecipato l’amministrazione Caprioglio), oltre alle quote della vendita di Autofiori e 2 milioni del Fondo Strategico Regionale.
Oltre a deliberare il progetto preliminare, la giunta Russo ha affidato a IRE (che già si era occupata di questa prima fase) anche l’incarico di supporto tecnico-amministrativo per l’attività di stazione appaltante finalizzata alla redazione del progetto definitivo ed esecutivo. “Ci siamo subito resi conto che era necessario presentarlo alla città – ha detto Russo durante la presentazione -. E’ un simbolo, per quello che ha rappresentato nella storia della città, per Savona. I progetti importanti richiedono tempo“.
Durante le feste natalizie, dopo 5 anni i savonesi hanno potuto di nuovo tornare a godere del passaggio che collega la piazza del Duomo e via Pia passando attraverso un suggestivo tunnel di luci. Russo ha anticipato che questa possibilità si ripeterà e la giunta è al lavoro per realizzarla.
L’architetto Canziani della Soprintendenza sottolinea l’ambiziosità: “E’ un progetto che non verrà calato dall’alto sul palazzo. Crediamo nel processo partecipativo e vogliamo che il progetto arrivi dalle necessità dei cittadini. Tutelare un monumento significa farlo vivere“.
“Questo è un giorno storico. Sono emozionata. La partecipazione sarà importante, non sono solo parole – ha aggiunto l’assessore alla Cultura Nicoletta Negro -. Faremo tante cose per tutti gli immobili di Savona. Oggi siamo al Priamar ma penso anche al San Giacomo”. Fa eco l’assessore all’urbanistica Ilaria Becco: “Dovremmo accelerare nel processo perchè abbiamo poco tempo ma dobbiamo farlo tutti insieme”.
La chiusura
La prima chiusura risale agli anni ’80 quando l’allora questore Sgarra adottò la decisione per motivi di sicurezza (erano gli anni di piombo), e da allora il cortile interno è rimasto inaccessibile. Rimase utilizzabile l’accesso di via Pia esclusivamente per le auto della polizia fino al trasferimento della Questura, momento dal quale iniziò l’abbandono.
Negli ultimi anni i tentativi fatti per riuscire a tenere aperti i cancelli ma non sono andati a buon fine. La giunta Berruti li riapre a dicembre 2014 dopo tanti anni di abbandono ma un anno dopo l’amministrazione Caprioglio a causa del bilancio comunale in rosso fa un passo indietro. Si era tentata la strada dell’apertura h24 ma i danneggiamenti hanno impedito di continuare. Successivamente un accordo con i dipendenti della Vigilanza STS hanno permesso di garantire il servizio. Ma a causa di danneggiamenti l’unica soluzione plausibile è sembrata quella di chiudere.