Savona. “Ancora adesso non capisco perché loro abbiano detto queste cose. Non capisco perché abbiano rovinato una persona buona che io considero un padre per me”. E’ un passaggio della deposizione di uno dei testimoni ascoltati questa mattina durante la nuova udienza del processo per i presunti abusi sessuali nella casa famiglia “La Mimosa” di Celle Ligure che vede imputato il gestore della struttura, Massimiliano Casareto.
In aula sono state sentite sette persone, tutte citate dalla difesa, tra cui alcuni dei ragazzi che sono stati ospiti della casa famiglia, ma il tenore delle dichiarazioni è stato praticamente lo stesso: nessuno si spiega le accuse lanciate a Casareto, accusato da tre ex ospiti della struttura di averli molestati (si parla di baci, carezze e toccamenti), e tutti descrivono “La Mimosa” come un’ambiente sereno e tranquillo.
La prima a deporre è una ragazza che è stata ospite della comunità per minori da quando a aveva 8 anni fino ai 12: “Mi sono trovata benissimo e completamente a mio agio: non mi è mai mancato niente – ha raccontato ai giudice del Collegio -. Non c’era nessuna differenza di trattamento tra maschi e femmine e per quel che ricordo i rapporti tra uno dei ragazzi che lo ha denunciato e Casareto erano normali”. La ragazza ha smentito poi di aver mai assistito ad episodi anomali: “La tv la guardavamo tutti insieme e Massi raramente la guardava con noi: stava spesso nel suo ufficio la sera, ma quando lo ha fatto non ho mai notato nulla di strano”.
Incalzata dalle domande dei legali dell’imputato, gli avvocati Scopesi e Gulotta, la ragazza ha precisato di aver avuto contatti con uno degli accusatori di Casareto dopo che lo aveva denunciato: “Ero scioccata per le cose che mi avevano raccontato e allora ho fatto il doppio gioco per capire se lui nascondeva un secondo fine, ma non ha cercato di condizionarmi. Quando gli ho detto che non potevo credere a certe accuse e che avrei testimoniato per Massi mi ha detto solo che facevo bene e che lui non poteva obbligarmi a fare nulla”.
Anche altri due ex ospiti della casa famiglia, fratello e sorella, nella loro deposizione hanno escluso che Casareto possa aver avuto comportamenti scorretti verso alcuni ragazzi: “Mi sono trovata benissimo in casa famiglia e mi è dispiaciuto che nel 2010 mi abbiano tolto di lì.. Stavo bene da Massi e ricordo anche che uno dei ragazzi che oggi lo accusa, il giorno che arrivai alla Mimosa, mi disse che per lui Massi e la moglie erano come genitori. Non c’è mai stato nessun atteggiamento volto a ridicolizzare qualcuno o rapporto sessuale. Casareto non è una persona che cerca un contatto fisico, gli abbracci erano normali, affettuosi e come Massi trattava me faceva con gli altri ragazzi”.
Gli fanno eco le parole del fratello: “Sono stato benissimo in casa famiglia e Massi è riuscito a farmi crescere e a farmi avere una qualifica in mano. Sono maturato molto grazie a lui. Mi ha insegnato l’educazione come un vero genitore. Non lo chiamavo papà, ma come figura di riferimento lui ha preso il posto di mio padre quando è mancato. E’ grazie a Massi e sua moglie io sono andato avanti in un momento difficile”.
In riferimento alle accuse contestata anche questo testimone ha ribadito che “non è mai successo nulla di anomalo quando ero in casa famiglia. Io non ho mai visto niente e nessuno dei ragazzi mi ha mai raccontato nulla. E poi ad un certo punto salta fuori questa storia.. Io ho saputo tutto a denuncia fatta, quando Massi era già stato arrestato. Dico solo che mi viene la pelle d’oca se penso che lui sia in un’aula di tribunale.. Ho pensato a lui in carcere e proprio non posso immaginarlo: una persona buona e che ha fatto del bene”.
Dopo i ragazzi sono state ascoltate anche una signora che si occupava delle pulizie all’interno de “La Mimosa”, un formatore del centro Miretti (dove alcuni ragazzi hanno studiato e con il quale Casareto collaborava per l’attività cinofila) e altre due persone con le quali l’educatore ha avuto rapporti lavorativi legati proprio al mondo della ludo agility. Anche dalle loro deposizioni non è emersa nessuna “macchia” nel comportamento dell’imputato e la casa famiglia è stata descritta come un ambiente sereno dove i ragazzi erano trattati come figli.
Al termine delle audizioni il processo è stato rinviato al prossimo 22 giugno quando continuerà la sfilata dei testimoni della difesa.