Savona. Nove anni di reclusione. È la richiesta di condanna avanzata questa mattina dal pm Chiara Venturi per Massimiliano Casareto, l’ex responsabile della casa famiglia “La Mimosa” di Celle Ligure che è a giudizio con la grave accusa di abusi sessuali su tre ex ospiti della struttura.
La richiesta del pubblico ministero è arrivata al termine di una lunga requisitoria (clicca per leggere), durata più di due ore, durante la quale il magistrato ha ripercorso tutta la vicenda elencando tutti gli elementi che proverebbero la responsabilità dell’imputato e sottolineando l’attendibilità dei denuncianti. “Credo non si possano valutare come fatti lievi le condotte di Casareto anche se si tratta di toccamenti, strusciamenti e baci. Non possono essere considerati lievi perché sono commessi in danno di ragazzi totalmente incapaci di reagire” ha precisato il pm Venturi prima di quantificare davanti al collegio l’entità della pena chiesta per l’imputato.
Non è mancata una stoccata verso le strategie difensive: “Trovo molto triste che siano state prodotte le letterine scritte dai ragazzi, fotografie e i regalini fatti da loro anche perché tutto questo non è in contrasto con le accuse. Siamo convinti che i ragazzi volessero bene a Casareto sebbene subissero quello che hanno subito. Non c’è nessun contrasto nel mandare una letterina ad una persona a cui vuoi bene anche se lui ti faceva quelle cose. La difesa ha voluto screditare le vittime: è venuta fuori l’immagine di tre ragazzi scappati di casa contro quella di un rispettabile cittadino di Celle”.
“Non c’è ombra di dubbio che Casareto abbia approfittato della permanenza e dell’affidamento dei ragazzini nella casa, ma anche del loro affetto, per compiere gli abusi. Erano tre ragazzi che non avevano avuto niente dalla vita quindi Casareto ha potuto giocare sul fatto che loro non avrebbero detto niente. Peccato che a distanza di tempo sia venuto fuori” ha concluso il magistrato.
Dopo di lei hanno preso la parola i legali di parte civile, gli avvocati Costa e Nasuti (clicca per leggere), che, a sorpresa, hanno comunicato al tribunale la scelta di due vittime su tre di donare, per intero o parzialmente, in beneficenza l’eventuale risarcimento danni. Entrambi hanno poi fatto leva sulla credibilità dei loro assistiti sminuendo i tentativi di screditarli da parte della difesa.
Infine, nel pomeriggio, la discussione è terminata con la lunga arringa difensiva dei legli di Casareto (clicca per leggere), gli avvocati Mario Scopesi e Guglielmo Gulotta che hanno chiesto l’assoluzione del loro assistito. “Si è cercato di creare la figura del mostro a 360°: Casareto è stato dipinto come un cattivo a tutto tondo grazie ad una visione ‘a tunnel’ che ha esaltato tutti gli elementi che valorizzavano la tesi dell’accusa senza considerare tutto ciò che la sminuisce”.
L’avvocato Gulotta, nella sua arringa difensiva, ha cercato di scardinare la tesi dell’accusa a cominciare dalle intercettazioni ambientali: “La casa famiglia è stata monitorata con microfoni e telecamere e non è emerso nulla che fosse degno di nota. C’era un ragazzo che di notte ansimava e sussurrava e per gli inquirenti quello era probabilmente un incontro di natura sessuale. Ma poi le telecamere ad infrarossi hanno mostrato che quel ragazzo era solo quando lo faceva, ma questo il pm, nel richiedere la misura cautelare, lo omette”.
A terminare la discussione della difesa è stato l’avvocato Mario Scopesi che ha spiegato di voler andare a “caccia delle bugie” emerse durante il processo: “Già nelle imputazioni c’è una falsità: si dice che Casareto si infilava nel letto nudo, ma sono gli stessi denuncianti a dire che era sempre vestito”.
“La verità è che questo è un processo triste perché Casareto è una brava persona, una persona che ha lavorato con dedizione, ma il suo mondo non esiste più. Lo hanno arrestato, le prospettive di adozione di un bimbo sono state cancellate ed è stato sfrattato dalla casa famiglia. Qui c’è un uomo che ha visto la sua vita finita perché qualcuno, inventando una serie di bugie infinita, lo ha distrutto. Qui c’è il mostro Casareto costruito nella casa degli orrori dove tutti stanno malissimo: tutto questo è molto triste” conclude Scopesi.
Il processo è stato rinviato per repliche e per la sentenza al prossimo 22 febbraio.
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