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Inchiesta Tirreno Power, il gip Giorgi firma l’archiviazione per sindaci, amministratori regionali e funzionari

Dichiarate "inammissibili" le opposizioni degli ambientalisti, cadono le accuse di disastro colposo e di abuso d'ufficio, accolte le richieste dei pm Carusi e Pischetola

tirreno power

Savona. Richieste di archiviazione accolte e opposizioni all’archiviazione dichiarate “inammissibili”. E’ il verdetto del giudice Fiorenza Giorgi sull’inchiesta relativa alla centrale Tirreno Power di Vado Ligure.

La decisione del gip, depositata in cancelleria questa mattina, conferma la tesi dei sostituti procuratori Daniela Pischetola e Vincenzo Carusi che, nel luglio scorso, avevano firmato un nuovo avviso di chiusura delle indagini nel quale gli indagati passavano da 84 a 27 e le accuse di disastro doloso erano state derubricate in colpose.

Contestualmente era stata formalizzata la richiesta di archiviazione, oggi accolta dal gip, per il reato di disastro colposo sanitario contestato ai “politici”, ovvero gli amministratori locali e i tecnici degli enti (nello specifico Gareri, Isetta, Ferrando, Giacobbe e Caviglia, Burlando, Fusco, Barbagallo, Berlangieri, Boitano, Briano, Cascino, Guccinelli, Montaldo, Paita, Rambaudi, Rossetti, Vesco, Minervini, Vacca, Gareri, Correggiari, Grillo, Mazzoni, Tafaro, Di Giovanni, Bevilacqua, Badalato, Sandro Berruti, Genta, Croce, Falappa e Castelgrande) e quello di di abuso d’ufficio che era contestato a ad amministratori pubblici locali, a tecnici di amministrazioni locali e a funzionari ministeriali nel capo C (per la precisione a Burlando, Fusco, Barbagallo, Berlangieri, Boitano, Briano, Cascino, Guccinelli, Montaldo, Paita, Rambaudi, Rossetti, Vesco, Minervini, Vacca, Gareri, Correggiari, Grillo, Mazzoni, Tafaro, Di Giovanni, Bevilacqua, Badalato, Sandro Berruti, Genta, Croce, Falappa e Castelgrande).

Il giudice ha anche respinto, giudicandole inammissibili, tutte le opposizioni all’archiviazione che erano state avanzate dalle associazioni che si erano sempre battute contro la centrale: Greenpeace Onlus, Uniti per la Salute, Medicina Democratica Savona e WWF.

La scelta di accogliere le richieste dei pm Carusi e Pischetola è stata ovviamente ampiamente motivata dal gip: “Vi è da dire che, mentre l’esito delle investigazioni ha fatto emergere, a carico dei vertici della società che gestisce la centrale, una sostanziale inosservanza di plurime regole cautelari di condotta, in un contesto di politiche aziendali volte alla mera massimizzazione dei profitti, ciò non è apparso dimostrato in relazione alla posizione degli indagati per i quali era stata avanzata la richiesta di archiviazione”.

Ancora una volta viene sottolineata l’assenza di responsabilità da parte dei sindaci: “Al contrario, dalle risultanze processuali è emerso come le condotte poste in essere da alcuni indagati (ed in particolare dei soggetti che si sono succeduti al vertice delle amministrazioni comunali di Vado Ligure e Quiliano) abbiano addirittura evidenziato prese di posizione od interventi di segno opposto rispetto alla causazione dell’evento, mentre, in altri casi, le inadeguatezze dei controlli, ovvero una generica mala gestio amministrativa (per non dire una vera e propria neghittosità), accompagnata da storiche insufficienze di mezzi o risorse, ritardi legislativi o disorganicità normative, ed accentuata burocratizzazione degli apparati pubblici, non possono reputarsi sufficienti ad affermare singole responsabilità penali” scrive il giudice Giorgi.

“Una diversa conclusione porterebbe a congegnare l’azione penale come extrema ratio, attuabile nei casi patologici, ed ipotizzare un ruolo di supplenza della magistratura rispetto a procedure anomale o fisiologicamente inefficaci in ordine alla tutela della incolumità pubblica. I fattori che hanno determinato l’evento soggiacevano invece alla diretta percezione (e gestione) della Tirreno Power, unica in grado di conoscere l’effettiva veridicità delle comunicazioni inoltrate agli enti locali e centrali, sia nella parte tecnica, relativa alle informazioni di natura strettamente ambientale (valori emissivi, risultati delle campagne, effettivi interventi di abbattimento delle polveri e di miglioramento delle emissioni), sia nella parte programmatica, relativa ai progetti da attuarsi (o dichiarati tali), alla tempistica degli stessi ed alla effettiva realizzabilità o meno dei medesimi, unica infine in grado di adottare tecnologie, accorgimenti o precauzioni varie le quali, se non sempre imposte dalla legge o dai singoli provvedimenti autorizzativi, erano state comunque da più parti (pubbliche e private) sollecitate, auspicate, dovute a livello programmatico ed infine imposte per il futuro, ma mai, di fatto, prese neppure lontanamente in considerazione dal Gestore, il cui unico fine era quello di massimizzare il profitto” aggiunge il gip del tribunale di Savona.

Nel motivare la sua scelta il giudice Giorgi ha anche ripercorso le origini dell’indagine: “Alla luce delle consulenze epidemiologiche ed ambientali disposte dal Pubblico Ministero a seguito di una serie di denunce proposte da associazioni ambientalistiche, condividendo le motivate considerazioni espresse dai consulenti, e ritenuta la sussistenza di gravi indizi in ordine al reato di disastro ambientale questo Giudice, con decreto depositato l’11 marzo 2014 (mai fatto oggetto di impugnazione) ordinava il sequestro preventivo della centrale termoelettrica Tirreno Power sita nel terreno di Vado Ligure e Quiliano”.

“Nell’ambito del relativo procedimento penale venivano indagati, da un lato, gli amministratori e dirigenti della società che avevano gestito negli anni l’impianto, nei confronti dei quali veniva ipotizzato il delitto di disastro ambientale e sanitario e, dall’altro lato, numerosi altri soggetti, che avevano rivestito cariche pubbliche di nomina politica (Sindaci dei Comuni di Vado Ligure e Quiliano, sul territorio dei quali insiste la centrale, Assessori regionali, comunali e provinciali con competenze nel settore ambientale), ovvero funzionari dei medesimi enti locali (Regione Liguria, Provincia di Savona e Comuni di Vado e Quiliano), che avevano svolto ruoli tecnici (quali dirigenti o componenti dei gruppi istruttori che si erano occupati del rilascio di varie autorizzazioni o permessi concessi negli anni alla centrale termoelettrica), unitamente, infine, ad alcuni funzionari partecipanti ai medesimi gruppi istruttori, in servizio presso il Ministero dell’Ambiente” precisa il giudice Giorgi.

Il gip riassume poi tutte le ipotesi di reato che erano state formulate dalla Procura e che, oggi, sono state archiviate: “In particolare, è stato contestato il reato di disastro colposo a carico dei quattro Sindaci dei Comuni di Vado e Quiliano succedutisi nella carica nel periodo incriminato, ovvero Carlo Giacobbe, Nicola Isetta, Attilio Caviglia e Alberto Ferrando, nonché del dirigente del Settore Ambiente della Provincia di Savona Vincenzo Gareri; è stato ipotizzato il reato di abuso d’ufficio a carico: del Presidente della Giunta Regionale Claudio Burlando, del Direttore Generale del Dipartimento Ambiente della Regione Liguria, Gabriella Minervini, dei componenti della Giunta regionale (Marylin Fusco, Giovanni Barbagallo, Angelo Berlangieri, Giovanni Boitano, Renata Briano, Gabriele Cascino, Renzo Guccinelli, Claudio Montaldo, Raffaella Paita, Lorena Rambaudi, Sergio Rossetti, e Giovanni Vesco), nonché dell’Assessore con delega all’Ambiente e di due funzionari della Provincia di Savona (Santiago Vacca, il già citato Gareri e Marco Correggiari, responsabile tecnico dell’Ufficio Ambiente); dei componenti della commissione tecnica del Ministero dell’Ambiente, incaricata del rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali (Marco Mazzoni, Salvatore Tafaro, Antonio Marco Di Giovanni e Paolo Bevilacqua, unitamente ai rappresentanti degli enti locali, che avevano partecipato ai lavori della medesima commissione: Lidia Badalato, per la Regione Liguria, Correggiari, per la Provincia di Savona, Sandro Berruti e Luigi Genta, rispettivamente per i Comuni di Vado e Quiliano) ed infine nei confronti dei tre componenti del Gruppo Istruttore della Commissione Tecnica per il rilascio della Valutazione di Impatto Ambientale alla Tirreno Power, Maurizio Croce, Graziano Falappa, Antonio Castelgrande, unitamente al Direttore della Divisione Valutazioni Ambientali del Ministero dell’Ambiente, Mariano Grillo, tutti accusati di avere, omettendo i dovuti controlli, ignorando gli studi scientifici e medici circa la pericolosità dell’utilizzo delle fonti fossili per la produzione di energia elettrica, non utilizzando gli strumenti legislativi previsti, indebitamente favorito la società Tirreno Power S.p.A. consentendole di gestire l’impianto di Vado Ligure senza osservare i limiti imposti dalla legge in materia di inquinamento; ai medesimi soggetti è stato altresì contestato di avere, con le condotte di abuso di ufficio appena illustrate cagionato, per colpa, il medesimo disastro ambientale e sanitario”.

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