Rabbia e amarezza

Tirreno Power, manifestazione dei lavoratori durante la Notte Bianca di Savona fotogallery

Gli operai hanno appeso due striscioni in piazza Sisto per sensibilizzare i cittadini: "Ci lasciano a casa dopo aver guadagnato milioni di euro"

Savona. “Sorgenia ed Engie, proprietarie di Tirreno Power, stanno lasciando a casa i primi 200 lavoratori della storia del settore elettrico in Italia”. Un urlo di dolore e di rabbia, espresso da parte dei lavoratori della centrale elettrica di Vado Ligure con gli striscioni ed il silenzio, mentre intorno a loro tutti festeggiavano.

E’ accaduto ieri sera nel corso dell’ormai consueta “Notte Bianca” savonese, che tutti i giovedì di luglio anima le strade del centro. Anche un’occasione di festa però può diventare uno strumento per sensibilizzare i savonesi: e così un gruppo di lavoratori ha deciso di farlo esponendo due striscioni in piazza Sisto IV, il primo appeso alla pensilina di fronte al Comune ed il secondo retto a mano da tre operai proprio sotto il palco dell’evento principale.

“Anche se le tragedie continuano nella nostra provincia il problema Tirreno Power è sempre vivo – hanno spiegato i lavoratori – e nella sua fase più critica, perché oggi la proprietà deve dimostrare ai lavoratori di Savona e Vado Ligure che c’è la volontà di non lasciare 200 persone a casa”.

Il che, avvertono i lavoratori, sarebbe una tragedia anche perché nel frattempo sono andate in crisi anche molte altre grandi aziende del territorio (come Piaggio o Bombardier), un dato che rende sempre più difficile sperare in un altro posto di lavoro. “Noi come giovani della centrale aspettiamo risposte da parte del Governo. E’ stata fatta una richiesta per aprire un’area di crisi. Oggi l’azienda purtroppo con il piano industriale ci ha confermato che a lavorare in centrale da novembre rimarranno solo 35 persone, quindi è salita la preoccupazione… speriamo che la situazione si risolva nel migliore dei modi”.

Trentacinque persone soltanto, il destino di tutti gli altri è nebuloso: “Questo è il grande problema, se non succede qualcosa resteranno a casa dopo che in questi anni hanno fatto guadagnare a questa società milioni e milioni di euro”. Ed il fine indagine arrivato pochi giorni fa dalla Procura, che ha alleggerito i capi d’imputazione e stralciato la posizione di molti imputati, contribuisce ad accrescere l’amarezza: “Mi sa che qua finisce come al solito in Italia… alla fine nessun colpevole, ci saranno solo un mucchio di lavoratori che restano senza un posto. Se la Procura ha sbagliato? Questo lo dovrà decidere la Magistratura, di certo però è la classica storia all’italiana, che termina senza nessun colpevole ma con tanti castigati”.

Alla preoccupazione per il futuro, dunque, si somma la rabbia per quello che è stato: “Una grande rabbia guardando al passato, a quello che è stato questo impianto per chi lo gestiva. Il decreto Bersani ha riempito le tasche di tutti quelli che hanno privatizzato e adesso che il mercato elettrico è in crisi ci si dimentica di tutto questo e si scaricano le persone in mezzo alla strada. Dopo aver guadagnato per anni un mucchio di milioni di euro”.

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