Intervista

Giro d’Italia nel savonese, il nuovo “miracolo” di Grenno: “E’ stata dura ma ne sono fiero, sarà un biglietto da visita irripetibile”

"Non era scontato, tra territorio e Rcs c'erano ancora attriti. Amo il ciclismo grazie a papà Ettore. Rimpianti? Avrei voluto tappe più lunghe"

Savona. Un arrivo ad Andora dopo aver pedalato sostanzialmente per l’intera provincia, sia in Valbormida che sulla Riviera. E una partenza il giorno dopo addirittura dal centro di Genova, sesta città d’Italia per popolazione. E’ il “doppio miracolo” di Enzo Grenno, riferimento di Rcs per l’organizzazione del Giro d’Italia in Liguria, che è riuscito a riportare la carovana rosa nel savonese dopo 9 anni di assenza.

“E’ stata abbastanza dura – si confida Grenno – però direi che l’impegno è stato abbondantemente premiato”. Ben due come detto le tappe, ma senza dubbio a renderlo orgoglioso è soprattutto quella savonese: un risultato per nulla scontato, dopo la pesante frattura tra il territorio e Rcs in occasione della Milano-Sanremo del 2020. Quell’estate, infatti, in piena pandemia, i sindaci si opposero al passaggio della Classicissima: non solo per la preoccupazione legata ai possibili assembramenti di spettatori lungo il tracciato, ma anche per la necessità di chiudere al traffico l’Aurelia in agosto, un periodo già piuttosto delicato per la viabilità della Riviera. Quell’anno quindi gli organizzatori (il gruppo Rizzoli e Rsc) furono costretti a 10 giorni dalla gara (prevista l’8 agosto) a modificare il percorso escludendo il savonese.

Convincere Rcs a tornare da queste parti, insomma, non era per nulla semplice. Da qui la definizione di “miracolo“: “Sostanzialmente sì, possiamo anche chiamarlo così – ammette Grenno – Non era assolutamente scontato, c’erano ancora attriti tra le parti. Siamo riusciti comunque, direi lavorando bene, a far sì che tutti questi attriti e queste incomprensioni in qualche modo sparissero, e siamo riusciti a mettere insieme qualcosa, credo, di veramente bello”.

Per riuscirci, però, ci sono voluti 4 anni di lavoro, colloqui e ricuciture: il pressing è partito già nel dicembre 2021 con l’invio di una lettera a Rcs firmata da ben 23 Comuni di tutta la provincia, da Varazze a Mallare, da Pontinvrea a Calizzano, da Pietra Ligure ad Andora. “Io cerco di curare al meglio la questione, ma ho dei collaboratori di peso senza i quali certamente le cose non sarebbero andate come sono andate – racconta Grenno – Persone da ringraziare ce ne sono tante: le principali sono nell’amministrazione comunale di Andora, soprattutto nella persona del vicesindaco Paolo Rossi che si è prestato a a realizzare un sogno che sostanzialmente covavamo già dal 2015/16″.

Paolo rossi giro d'italia
Paolo Rossi

Per quanto riguarda la tappa genovese, invece, “innegabilmente devo dire grazie all’amico Daniele Guerrera che ha operato in zona già da mesi ma soprattutto un grazie, veramente di cuore, all’attuale vicepresidente della Regione Liguria Alessandro Piana che ha fatto un lavoro impareggiabile e svolto con la determinazione che mi ha consentito poi di poter andare a Milano e chiudere il discorso in via definitiva”.

L’idea alla base della tappa savonese, prevista 7 maggio con partenza da Acqui Terme, è stata quella di raggiungere Andora regalando la maggior visibilità possibile alla provincia: “Da subito ho provato ad ottenere il passaggio sul maggior numero di territori comunali – conferma Grenno – Un obiettivo legato proprio a quello che era successo con la Milano-Sanremo e il mancato passaggio nel savonese. L’idea originale della tappa vera e propria e prevedeva anche la partenza da Savona: questo mi avrebbe consentito certamente di toccare ancora più territori comunali. Però, con il percorso che in qualche modo sono riuscito a disegnare con i miei collaboratori, ritengo di aver ottenuto un gran bel risultato perché, se non sbaglio, siamo vicini ai 40 Comuni toccati. E per ogni Comune, soprattutto ritengo i più piccoli, un appuntamento di questo genere è irripetibile e sarà senz’altro di peso per mille ragioni”.

Per la tappa successiva invece, quella dell’8 agosto, “abbiamo cercato di accomunare il valore di Genova città metropolitana con quello che Genova nel 2024 rappresenterà, come Capitale Europea dello Sport, e con il contesto di levante, di innegabile bellezza”. Senza dimenticare quanto avvenuto nel 2011: quell’edizione prevedeva la partenza da Quarto dei Mille (con arrivo a Livorno), ma a causa della morte, il giorno prima, del ciclista belga Wouter Weylandt dopo causa di una caduta nella discesa del Passo del Bacco, quel giorno fu vissuto “in sordina”, lasciando spazio al dolore. Da qui la decisione di fissare simbolicamente la partenza proprio lì, dopo un trasferimento di circa 6 km nel centro della città.

“Nell’ambito complessivo delle due tappe – analizza Grenno – credo che il ‘biglietto da visita’ in ambito turistico sarà impareggiabile e irripetibile, con 57 chilometri di litorale ripreso in diretta in mondovisione, quasi sempre con immagini dagli elicotteri che mostreranno gli stabilimenti balneari già operativi. Credo non ci sia niente di avvicinabile. Rimpianti? Se avessi potuto, avrei allungato un po’ le tappe: questo mi avrebbe consentito di toccare ancora due o tre punti che purtroppo non ho potuto toccare. Ma direi che come configurazione è venuta fuori decisamente una gran bella cosa, e ne sono fiero. Mi auguro di aver fatto, sempre insieme ai miei insostituibili collaboratori, un gran bel lavoro, soprattutto per l’intera collettività”.

Quella del 2024 sarà la quinta edizione del Giro a portare anche la “firma” di Grenno, dopo quelle del 2012 (Savona-Cervere, vittoria di Cavendish), 2014 (Parma-Savona, vinse Rogers), 2015 (Grande Partenza da San Lorenzo al Mare e ben 4 tappe in Liguria tra cui la Albenga-Genova, vinse Elia Viviani) e 2022 (Parma-Genova, vittoria di Oldani). Quale molla lo spinge? “L’affetto – rivela – Io in realtà non vado mai in bici (ai Giri d’Italia a cui ho partecipato, che ormai sono tanti, sono sempre su autovetture ufficiali) ma al ciclismo mi ha sempre legato un attaccamento, una devozione che mi ha trasmesso mio papà Ettore (da giovane correva nella Ideor, vecchia società sportiva di Savona). E probabilmente nel DNA io ho un qualcosa del ciclista, anche se non l’ho mai messo in pratica”.

Ettore Grenno
Ettore Grenno

Il “suo” giro d’Italia Grenno lo ha fatto in auto o al telefono: “Sì, le chiamate sono state tante, come tanti sono stati i contatti diretti e i chilometri per andare più volte a confrontarmi con gli amici di Rcs. Però ad oggi posso dire che ne è valsa decisamente la pena”. Ora cosa farà, appenderà il telefono al chiodo e concluderà con questo 2024 o sta già lavorando a disegnare quello del 2025? “Nei giorni scorsi – rivela – parlavo appunto di questo con persone a me vicine, dicendo ‘basta, la carta di identità mi dice che è l’ora di fermarmi, questo è il mio ultimo appuntamento, non se ne parla più’. E dall’altra parte mi son costantemente sentito rispondere ‘fai questo discorso da decenni e probabilmente lo farai ancora per decenni, quindi aspettiamo con ansia di vedere cosa inventerai di nuovo’. E’ innegabile che, col passare degli anni, queste operazioni diventino sempre più pesanti da gestire, però è altrettanto innegabile che a livello di spirito, come dicono tanti che mi conoscono, mi sento un 17enne. Quindi, se questo spirito viene ancora supportato per un po’ dal dal fisico, magari qualche altra sorpresa riesco ancora a tirarla fuori dal cilindro…“.

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