La replica

Zuffa a Toirano, Vittorio Brumotti conferma la sua versione: “Siamo stati aggrediti” fotogallery video

Il biker si dichiara "rammaricato per le dichiarazioni rese dagli aggressori"

brumotti aggredito rissa

Boissano. Continua a far discutere la rissa avvenuta martedì sera che ha visto coinvolti tre albanesi, Petrit Sinjari e i suoi due figli, con Vittorio Brumotti, suo padre Claudio e altre due persone del suo staff.

L’episodio, avvenuto a Toirano, ha visto il biker fornire più volte la propria versione dei fatti; una visione contrastante con quella dalla famiglia albanese che giovedì ha reso nota la sua accusa tramite l’avvocato Enrico Nan. In sintesi, resta da stabilire con certezza chi abbia attaccato per primo, se gli albanesi o il gruppo di Brumotti.

Ho letto con profondo rammarico ed amarezza le dichiarazioni rese dagli aggressori per mezzo del loro avvocato. Non solo non ammettono le loro colpe, come avevo chiesto apertamente per tentare di svelenire una situazione che ha dell’incredibile e che poteva concludersi ancor peggio per me ed i miei compagni di allenamento, con il rischio di sfociare in pericolose reazioni xenofobe, ma tentano di ‘nascondersi’ dietro ad una rissa mai avvenuta” dichiara il biker di Boissano.

Brumotti conferma la sua versione dei fatti. “La realtà – dichiara -, come dimostrano i video ed i numerosi testimoni dell’accaduto, è una sola: io, mio padre ed i due amici che erano con noi durante l’allenamento di martedì siamo stati aggrediti selvaggiamente ed immotivatamente da due brutali soggetti, coadiuvati poi da una terza di sesso femminile che mi ha colpito al petto mentre ero a terra inerme”.

Gli aggressori – prosegue -, non solo non hanno avuto remore a ridurmi nello stato in cui sono, con il serio e concreto rischio di compromettere definitivamente la mia carriera, ma prima ancora (fatto esemplare ed evidente delle loro intenzioni) hanno sbarrato la strada alla macchina che ci faceva da safety car per aggredire con incomprensibile ed ingiustificata ferocia il suo conducente”.

L’intervento mio e di mio padre per evitare il peggio al conducente – sottolinea Brumotti – è stato evidentemente di stimolo agli aggressori per dare ulteriore sfogo alla loro brutalità, confermata dall’utilizzo di un corpo contundente (verosimilmente un tirapugni) da parte di uno dei due che nel colpirmi ripetutamente, mi ha sfondato la parete orbitale dell’occhio destro“.

“Se non fosse stato per i caschetti che portiamo in allenamento – ribadisce -, rimasti scalfiti dai terribili colpi, oggi probabilmente non saremmo qui né io, né tantomeno mio padre, a raccontare la vera storia di una tanto brutale, quanto inspiegabile aggressione“.

“Preso atto dei soggetti che ci hanno aggredito – conclude -, non resta altro che dare mandato all’avvocato Giovanni Maglione di Alassio affinché tuteli nelle competenti sedi me, mio padre e i due compagni di allenamento (rimasti tutti vittima della ferocia di individui senza scrupoli) per chiedere non solo la condanna dei colpevoli, ma anche il risarcimento dei gravissimi danni subiti“.

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