Savona. E’ iniziato questa mattina presso la Corte d’Assise d’Appello di Genova il processo ad Alessio Alamia, il 21enne che il 7 aprile del 2017 uccise brutalmente con 49 coltellate nella sua casa in piazzetta Morelli a Pietra Ligure l’ex fidanzata Janira D’Amato.
Lo scorso 18 gennaio Alessio Alamia è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Savona per l’omicidio della ex fidanzata (nel video la sentenza). Il processo d’appello ha preso il via oggi alle 9.30 con la requisitoria del procuratore generale, che ha chiesto la conferma della sentenza e (sposando la richiesta del pm di Savona, Elisa Milocco) la condanna anche per il reato di stalking (per il quale il 21enne era stato assolto).
Subito dopo Alamia ha letto in aula una breve lettera autografa, incentrata sulle scuse alla famiglia di Janira e sulla presa di coscienza della propria responsabilità. Una lettera “figlia” del fatto che, nel primo processo, Alamia aveva chiesto e non ottenuto di potersi scusare guardando negli occhi i genitori della vittima.
A seguire l’esposizione delle parti, con i difensori delle parti civili (Simone Mariani e Fabrizio Biale) e l’avvocato di Alamia, Laura Razetto che ha chiesto la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale (tra cui la perizia psichiatrica). La difesa si è incentrata sull’assenza di premeditazione e sulla mancata concessione delle attenuanti generiche. Razetto ha anche contestato l’accusa di stalking. La Corte si è aggiornata alle 15: nel corso del pomeriggio è atteso il verdetto.
Sul banco delle parti civili, questa mattina, anche un peluche di un cagnolino dalmata (qui sopra nella foto), che la madre di Janira, Tiziana, aveva con sé anche il giorno della lettura della sentenza di primo grado. “Era di una delle sue più care amiche – aveva spiegato in quella occasione – siccome per lei è sempre stato un portafortuna oggi me lo ha prestato. E ha funzionato”. Un verdetto (nel video in alto) arrivato dopo quasi 5 ore di camera di consiglio. Alla lettura della sentenza erano presenti i genitori della vittima, Rossano e Tiziana, ed i fratelli Kevin e Didier, ma non l’assassino che, dopo aver presenziato alle udienze precedenti, aveva deciso di attendere in carcere di conoscere l’entità della sua condanna.
Ora la Corte d’Assise d’Appello dovrà confermare o ribaltare quel verdetto. In Corte d’Assise l’impianto accusatorio del pm Elisa Milocco venne confermato quasi integralmente (qui le motivazioni): Alamia venne condannato per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione (non è stata concessa nessuna attenuante), mentre fu assolto dall’accusa di stalking “perché il fatto non sussiste”. Inoltre la Corte d’Assise lo ha dichiarato interdetto perpetuamente dai pubblici uffici, in stato di interdizione legale e decaduto dalla responsabilità genitoriale.