Presa di posizione

Savona, Marco Russo registra all’anagrafe il figlio di due donne

Si tratta del primo caso in Liguria, in aperta violazione allo stop alle registrazioni imposto dalla circolare Piantedosi

Marco Russo

Savona. Il sindaco di Savona Marco Russo ha iscritto all’anagrafe il figlio di due mamme. Si tratta del primo caso in Liguria. Russo ha provveduto personalmente all’atto, evitando quindi di coinvolgere dipendenti comunali vista la recente circolare di Matteo Piantedosi, Ministro dell’Interno, che ha imposto il blocco alle registrazioni di figli nati da coppie omogenitoriali.

Il bambino, concepito a Barcellona con la fecondazione assistita, è nato all’ospedale San Paolo di Savona lo scorso 18 marzo, e la registrazione della nascita da parte del primo cittadino è avvenuta il 28. Avrà ufficialmente due mamme: tecnicamente è registrato come figlio di una mamma biologica e di una mamma intenzionale.

Russo ha deciso di accogliere la richiesta delle due donne (da tempo legate da unione civile) prendendosi la responsabilità in prima persona di violare l’attuale normativa. Poi ha scritto una lettera al Prefetto di Savona Enrico Gullotti e al Procuratore Ubaldo Pelosi per spiegare le ragioni alla base della propria scelta.

Un tema controverso, sul quale infiamma il dibattito politico nazionale. Proprio Russo, insieme ad altri sindaci del savonese, era intervenuto 10 giorni fa sulle pagine di IVG invocando un intervento del legislatore, convinto che sia necessario tutelare l’identità familiare e anche e soprattutto i bambini: “E’ una questione molto delicata. Noi sindaci ci troviamo a contatto diretto con le persone che ci chiedono risposte, ma va detto che la registrazione non dipende dalla nostra volontà politica ma è una questione amministrativa che dipende dalle norme vigenti. In Italia, a differenza di quanto accade in molti Paesi Europei, c’è una obiettiva discrasia tra la situazione di fatto che vivono queste famiglie e il loro inquadramento giuridico, discrasia che il Parlamento che deve risolvere, seguendo quanto ha affermato la Corte Europea per i diritti dell’Uomo secondo cui vi è la necessità di tutelare l’identità familiare del minore, a prescindere dall’orientamento sessuale dei genitori. Come hanno già detto molti miei colleghi sindaci, credo che non sia più prorogabile una legge che faccia chiarezza. E’ urgente e necessaria, anche per una questione di civiltà“.

L’Italia, a differenza di altre nazioni dell’Europa occidentale, non ha mai avuto una legge specifica che tuteli le coppie dello stesso sesso, perciò non riconosce il matrimonio egualitario e i genitori gay. Le coppie omosessuali, dunque, in questi anni sono state costrette a far valere i loro diritti familiari (compresa l’adozione legittimante di un bambino “estraneo” alla coppia) rivolgendosi alla magistratura o ai sindaci.

Lo stop al riconoscimento dei figli delle coppie dello stesso sesso da parte dei sindaci è arrivato stabilito il Ministero dell’Interno recependo la sentenza numero 38162 della Corte di Cassazione del dicembre scorso.  La sentenza afferma che i bambini nati all’estero con la maternità surrogata in Italia devono essere riconosciuti come figli di entrambi i genitori con l’adozione in casi particolari, cosa che richiede l’approvazione di un giudice e non la semplice trascrizione diretta all’anagrafe stabilita, ad esempio, da un sindaco.

Il 19 gennaio il Ministero dell’Interno aveva inviato ai prefetti una circolare in cui si sottolineava lo stop della Cassazione alle trascrizioni dei certificati dei bambini nati all’estero con maternità surrogata e quindi figli di due padri gay; nella stessa circolare si sollecitavano i prefetti “fare analoga comunicazione ai Sigg.ri Sindaci, al fine di assicurare una puntuale ed uniforme osservanza degli indirizzi giurisprudenziali espressi dalle Sezioni Unite negli adempimenti dei competenti uffici“. Il prefetto di Milano Renato Saccone, però, non si è limitato a ciò, ma ha anche sollecitato il sindaco della città Beppe Sala a interrompere i riconoscimenti dei figli di due madri nati in Italia.

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