Albenga. Il primo provvedimento da sindaco di Gero Calleri? Far venire Salvini ad Albenga. Quello di Diego Distilo? Creare una partecipata per snellire la burocrazia. Mentre Riccardo Tomatis partirebbe dalle piste ciclabili e Fausto Icardo dalla riqualificazione degli immobili comunali.
Sono le quattro “promesse” dei candidati sindaco di Albenga, fatte ieri sera al Teatro Ambra al termine del dibattito organizzato da IVG.it per mettere “alla corda” i candidati e capire le loro idee sul futuro della città. In una sala gremita (il tutto esaurito era arrivato un’ora dopo l’apertura delle prenotazioni) i quattro hanno dato vita a un confronto aperto, in certi punti anche “caldo” ma sempre estremamente corretto, al punto che tutti e quattro hanno rinunciato cavallerescamente a farsi domande l’un l’altro per mettersi in difficoltà.
Il confronto è iniziato con le tradizionali “picconate” del moderatore, nel tentativo di mettere subito sul “chi va là” i candidati. E così, tra un Tomatis messo spesso a confronto con il fantasma di Giorgio Cangiano e un Calleri costantemente tormentato evocando l’ombra del “convitato di pietra” Eraldo Ciangherotti, a Distilo è stato chiesto conto della presunta “bassa qualità” della sua lista (la replica: “Ho scelto apposta ragazzi che non siano professionisti della politica, ragazzi comuni che si occupino della cosa pubblica senza interessi”).
Mentre Icardo ha “scaricato” la picconata (una battuta sull’assenza in questi cinque anni del M5S dal dibattito politico) sul consigliere comunale Di Lieto, bocciandone di fatto l’operato: “Purtroppo abbiamo scontato un po’ di inesperienza. Però ci siamo anche fatti sentire, ad esempio sul Puc”. Rumore in sala, il perché lo si è capito a fine dibattito con la seconda picconata: “Sul Puc avete fatto addirittura dei gazebo contro però poi è passato grazie al vostro voto, un po’ incoerente…”. “Vero, ma l’abbiamo fatto per senso di responsabilità: commissariare il Comune sarebbe stato peggio”.
Poi via alle domande, formulate dal giornalista Daniele Strizioli o dalle associazioni locali: Fieui di Caruggi, Cittadini Stanchi, Vecchia Albenga e il Forum Beni Comuni, Legalità e Diritti, presente con Libera, il Comitato Acqua Bene Comune e Salviamo il Paesaggio. Il dibattito si è acceso soprattutto sul capitolo sanità, con Distilo a ruota libera sulla privatizzazione dell’ospedale e Tomatis attaccato sui Centri Salute.
La prima vera notizia arriva però alla domanda sul possibile Cie nell’ex caserma Piave. Calleri fa una promessa: “Mai, nemmeno se me lo chiedessero i ‘miei’ da Roma”. Una presa di posizione forte che ha scatenato gli avversari, con un Tomatis pungente e un Distilo impetuoso (“Vediamo se quando arrivano gli ordini non li esegue…”).
Il dibattito è poi proseguito tra momenti più leggeri (tra cui alcuni addirittura “da telequiz”, con i candidati interrogati e chiamati a rispondere su una lavagnetta: tutti promossi a parte Icardo, che elencando le frazioni si dimentica dell’esistenza di Leca) e altri più impegnativi (come le domande su acqua pubblica, differenziata o rilancio della passeggiata a mare). I quattro candidati scelgono linee diverse: Tomatis punta tutto sulla maggiore competenza che ci si attende da un amministratore uscente, Distilo su verve e capacità comunicativa (unico tra i candidati ad “accendere” un po’ l’atmosfera), Calleri sul suo elegante aplomb e Icardo sui concetti fondanti del MoVimento. Fino ad arrivare alla conclusione e alle “promesse” citate a inizio articolo: promesse che, ovviamente, la redazione di IVG monitorerà per capire se e quando verranno mantenute.
Il titolo, alla fine, lo regala Calleri, proprio in chiusura. Martellato per l’ennesima volta sulle difficoltà di avere nella prossima giunta elementi “esuberanti” come Eraldo Ciangherotti o Cristina Porro, alla fine si spazientisce e affonda il colpo: “Tutti sono importanti ma alla fine le deleghe le ha in mano il sindaco. E quindi deciderò io. Sarò anche una persona sorridente, ma non significa che io sia un pirla…“. Tutti avvisati.
La diretta integrale del dibattito