Albenga. Cordoglio e commozione per l’arrivo del feretro di Diego Turra, con la camera ardente allestita oggi pomeriggio presso la sede della polizia stradale di Albenga. Parenti, amici e tanti colleghi hanno reso omaggio alla salma del poliziotto morto a Ventimiglia per un infarto.
La cugina Enrica Arnetti: “La salute di Diego era buona e la sua morte è stata davvero inaspettata, nessuno della nostra famiglia se lo immaginava…Ci eravamo visti da poco proprio ad Albenga, un pranzo veloce assieme e mi ha parlato a lungo del suo periodo di lavoro difficile per i migranti, per lui erano mesi stressanti con turni pesanti. Gli ho chiesto quando potevamo fare una vacanza assieme e lui mi ha risposto che quest’anno fino a fine settembre non aveva neppure un giorno libero…”.
Il vicino di casa e amico Livio Mandi: “Una persona squisita, non ci sono parole per la sua morte così improvvisa…una tragedia immane per tutta la comunità albenganese e del ponente dove Diego era molto conosciuto, non solo per il suo lavoro. Sempre gentile e disponibile con tutti, una brava persona, dedita al lavoro e alla famiglia, una grave perdita per tutti noi…Con lui parlavi di tutto, era davvero un amico e mi mancherà molto…”.
“Prima di essere un agente di polizia, Diego eri soprattutto un uomo vero, un amico, una persona che aveva la capacità innata di comprendere le ragioni degli altri. Avevi sempre una buona parola per tutti e quella capacità di sdrammatizzare, con una battuta simpatica, facevi sorridere e nel contempo riflettere” racconta l’amico Gianluca Dagnino, ispettore della polizia municipale di Albenga.
“Ci incontravamo spesso in Albenga e ogni volta era un’occasione per scambiarci idee, sfotto, ricordare i vecchi tempi, la politica…o parlare di lavoro perché – mi dicevi spesso – la tua divisa è diversa ma i problemi sono gli stessi. Chiunque ti abbia conosciuto ha sicuramente un aneddoto che ti riguarda e uno, permettimi, vorrei condividerlo”.
Tu sei sampdoriano sfegatato e, una delle cose che ti faceva “patire” di più era – tutte le volte che uscivi dal lavoro, dalla Caserma di Bolzaneto – vedere quel palazzo, davanti a te, “imbardato” di rossoblu; me lo raccontavi spesso ed io – che come sai ho origini di Sant’Olcese – ti dicevo…’Lo sai che lì sono tutti miei parenti; gli striscioni li ho fatti mettere io per prenderti in giro…’”.
A quel punto ci si beveva sopra con quattro risate, una pacca sulla spalla ed un arrivederci a presto. Ora non posso più scherzare con te, Amico mio. Non posso più ma, credimi, il tuo ricordo vivrà davvero in tutti quelli – e sono tanti – che ti hanno conosciuto ed apprezzato. Ci mancherai tanto…Che la terra ti sia lieve” conclude.