Albenga. Sono presenti la famiglia, la moglie Josefa e le figlie Marianela e Belen, i parenti, gli amici, i colleghi e una folla commossa di persone che lo conoscevano e ne apprezzavano le qualità professionali e umane al funerale di Diego Turra, l’assistente capo di 52 anni che da un anno viveva ad Alassio, morto in servizio durante il servizio di ordine pubblico per l’emergenza migranti al confine di Stato.
La cerimonia si sta svolgendo in questi minuti presso la cattedrale di San Michele ad Albenga e vede la partecipazione del capo della polizia Franco Gabrielli e tutte le autorità civili e militari della provincia di Imperia e di Savona: tra di loro i sindaci di tanti comuni del comprensorio (tra loro, i primi cittadini di Albenga e Savona Giorgio Cangiano e Ilaria Caprioglio), quello di Ventimiglia Enrico Ioculano, il sindaco di Imperia Carlo Capacci, il presidente della Provincia Monica Giuliano, gli assessori regionali Sonia Viale e Stefano Mai, il consigliere Angelo Vaccarezza, gli onorevoli Franco Vazio e Donatella Albano, l’esponente della Lega Mario Borghezio, il questore di Savona Giovanni Signer e il suo omologo di Imperia Leopoldo Laricchia, il prefetto di Savona Giorgio Manari, il generale dei carabinieri della Liguria e i colleghi del reparto mobile di Genova Bolzaneto (ma anche di Milano, Firenze e Roma) e le delegazioni sindacali che hanno seguito da vicino tutta la vicenda.
Diego Turra è morto sabato scorso al fianco di altri suoi colleghi del reparto mobile di Bolzaneto a Genova mentre era in servizio al confine di stato per l’emergenza migranti.
La passione per il calcio, la Sampdoria, l’amore per la famiglia, gli amici con i quali condividere serate spensierate assaporando la brezza di mare della Liguria. Diego Turra, 52 anni, originario di Casalmaggiore, in provincia di Cremona, ma con un’adolescenza trascorsa ad Albenga, voleva fare il poliziotto già a 15 anni. Da addetto all’armeria, due anni fa, era passato in “prima linea”. Tra i primi incarichi il servizio d’ordine nel 2015 al Festival di Sanremo, poi le partite allo stadio Marassi per Genoa e Sampdoria, ma anche qualche missione in Puglia e in Calabria.
Diego Turra era entrato in polizia nel 1983 seguendo le orme del padre, Silvano, scomparso già da parecchi anni, che aveva prestato servizio al distaccamento albenganese della polstrada. Aveva mosso i primi passi al commissariato di Ventimiglia, quindi era passato al reparto mobile di Genova. Nelle ultime settimane lo avevano distaccato a Savona per i controlli dei migranti sui treni che si fermano nella stazione di Mongrifone e a Ventimiglia, al confine con la Francia. “Una brava persona – così lo ricordano i colleghi – Un uomo dalle grandi doti umane. Uno che sul lavoro non si tirava mai indietro”.
Diego Turra era sposato dal 2007 con Danila Josefa Pionce, 53 anni, di origini ecuadoriane che aveva conosciuto durante una vacanza in Spagna. Era stato amore a prima vista. Lei, che da un precedente matrimonio aveva avuto sei figli, lo aveva seguito in Liguria. Avevano abitato per un po’ ad Albenga, poi il trasloco ad Alassio dove ora abitavano in via Dante, nel centro della città del Muretto. A Diego, che aveva perso i genitori e il fratello Mirco morto a 39 anni per un male incurabile, era rimasta soltanto lei. Non era la prima volta che andava in missione al confine di Ventimiglia, e ogni volta tornava stanco, sotto stress. Lavorava molto, accumulava straordinari per poter pagare l’affitto e far star bene Danila e le figlie. Generoso e altruista tanto che, due anni fa, si era convinto a lasciare il lavoro d’ufficio e a chiedere di poter tornare in strada, per sentirsi di nuovo utile.