Problema

Savona, dal 2019 fermi gli interventi di otorinolaringoiatria pediatrica: addio a 300 operazioni l’anno, le famiglie costrette a recarsi al Gaslini

Il consigliere Brunello Brunetto lancia la proposta per risolvere il problema: "Chiediamo agli anestesisti del Gaslini di prestare servizio a Savona"

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Savona. Sono sospesi dal 2019 gli interventi di otorinolaringoiatria pediatrica dell’ospedale San Paolo di Savona. Un “fermo” dovuto a diversi fattori (alcuni legati agli organici della sanità, altri alle più recenti normative di legge) e che, di fatto, ha impedito lo svolgimento di almeno 300 operazioni l’anno al nosocomio savonese.

Una premessa fondamentale alla questione, utile anche come chiarimento, arriva da Paolo Marin, direttore della Struttura complessa anestesia e rianimazione del presidio ospedaliero di levante (ospedali di Savona e Cairo Montenotte), che spiega: “L’8 marzo 2017 è stata promulgata la legge 24/2017, la cosiddetta legge Gelli-Bianco, riguardante le Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie’. Con questa legge sono entrate in vigore le linee guida emanate dalle società scientifiche, distinte per specialità, e oggetto poi di pubblicazione su Gazzetta Ufficiale da parte del Ministero della Salute. Tra queste linee guida c’erano anche le raccomandazioni clinico-organizzative per l’anestesia in età pediatrica prodotte da Siaarti, la Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva, insieme con Sarnepi, la Società di Anestesia e Rianimazione Neonatale e Pediatrica Italiana”.

Queste linee guida procedevano facendo una prima distinzione tra gli ospedali hub e gli ospedali spoke: i primi sono centri più completi e specializzati, i secondo quelli più periferici e destinati all’accoglienza, alle cure di base e di primo livello. Per fare un esempio “locale”, il Santa Corona di Pietra Ligure è un hub, mentre il Santa Maria di Misericordia di Albenga è uno spoke. Ma c’era anche altro. Come ad esempio la necessità, per gli anestesisti, di “praticare” costantemente l’anestesia pediatrica: le raccomandazioni, in questo caso, richiedevano un’attività di almeno 150 sedazioni all’anno su pazienti di età inferiore ai 14 anni.

Per farla breve, l’entrata in vigore di queste raccomandazioni ha introdotto precisi criteri di sicurezza che hanno di fatto “bloccato” ogni possibilità di effettuare interventi con anestesia su pazienti pediatrici presso il San Paolo.

Fino al 2019 – precisa Marin – il San Paolo aveva un organico di anestesisti-rianimatori in primo luogo molto più numeroso di oggi e, soprattutto, con i requisiti necessari ad effettuare l’anestesia pediatrica per interventi di otorinolaringoiatria, di chirurgia della mano e di chirurgia sotto-ombelicale (in pazienti senza comorbità concomitanti, che qualora presenti non permettevano comunque le operazioni a Savona). Con l’entrata in vigore delle linee guida, che hanno l’obiettivo primario di minimizzare il più possibile i rischi per i pazienti, e con la carenza di anestesisti che affligge non solo il sistema sanitario ligure ma italiano in generale, all’ospedale di Savona è venuto meno il gruppo storico, lo ‘zoccolo duro’ di professionisti che poteva effettuare l’anestesia pediatrica”.

Il risultato è che presso l’ospedale di Savona non viene più effettuata l’anestesia pediatrica da ormai quattro anni: “Se il numero di anestesisti fosse congruo – propone Marin – si potrebbero organizzare stage o momenti di formazione presso, ad esempio, l’istituto Gaslini di Genova. Ciò consentirebbe di ricreare un team dedicato ai bambini. Ma prima è necessario che si risolva il problema della carenza di professionisti in questo particolare settore”.

Antonio Presta, direttore facente funzioni della Struttura Complessa di Otorinolaringoiatria, ci costruisce un quadro della situazione piuttosto preciso: “Fino al 2019 – spiega – al San Paolo effettuavamo, ogni settimana, almeno cinque o sei interventi di tonsille o adenoidi (patologie dovute a cause ostruttive o infettive) su pazienti pediatrici. Le liste d’attesa scorrevano piuttosto rapidamente. Tra l’altro Savona era una ‘buona piazza’. Qui da noi venivano anche pazienti dal basso Piemonte o dal genovese, ragazzi seguito da colleghi che praticavano la professione in forma privatistica che sceglievano il nostro nosocomio per gli interventi”.

Ora, però, la situazione è cambiata: “Le linee guida, la carenza sempre più forte di professionisti e il Covid hanno cambiato completamente questo trend: a Savona non effettuiamo più interventi (almeno per tonsille o adenoidi, interveniamo solo sui pazienti oncologici) e siamo ‘costretti’ a prenotare le operazioni e ad effettuarle al Gaslini. Per le famiglie ed i bambini ciò rappresenta sicuramente un disagio. Per ridurre i problemi ora i bimbi sono costretti ad usare antinfiammatori, antibiotici e cortisone. Quando emerge la necessità di un intervento, le famiglie vorrebbero che si facesse il mese dopo, ma purtroppo non è possibile: con il Gaslini come unico centro le liste di attesa si allungano”.

Da una parte il Covid ha aiutato a contenere le dimensioni del problema: “Con il coronavirus – spiega Presta – i bambini si ammalavano di meno: l’obbligo delle mascherine, il distanziamento, le scuole chiuse avevano ridotto drasticamente le fonti di contagio. Ora, con l’allentamento delle restrizioni, i casi sono tornati ad aumentare. Qui al San Paolo ora capita molto meno di vedere bambini affetti da queste patologie negli ambulatori ospedalieri, forse perché le famiglie ed i medici di medicina generale hanno ‘capito’ che comunque si viene indirizzati al Gaslini. Ma è assolutamente necessario poter riattivare la chirurgia otorinolaringoiatrica pediatrica quanto prima”.

Una possibile soluzione arriva da Brunello Brunetto, presidente della seconda commissione regionale sanità e sicurezza sociale e già primario di anestesia e rianimazione degli ospedali di Savona e Cairo Montenotte e direttore del dipartimento di emergenza urgenza dell’Asl2: “La Regione – spiega – ha dato vita al progetto del ‘Gaslini diffuso’, una iniziativa di cooperazione inter-Asl e interaziendale che si propone di esportare le eccellenze dell’ospedale pediatrico in tutto il territorio condividendone il personale sanitario là dove ce n’è bisogno. Il progetto potrebbe essere esteso anche all’otorinolaringoiatria pediatrica del San Paolo facendo in modo che gli anestesisti del Gaslini si rechino una volta a settimana (o quante volte necessario) a Savona per seguire gli interventi”.

“In questa maniera sarà possibile riattivare questo importante settore di cura, che ormai da troppi anni è fermo sul nostro territorio. In qualità di consigliere regionale, mi farò portavoce di questa proposta con i vertici della nostra sanità immediatamente”, conclude Brunetto.

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