La questione dell’impianto di rigassificazione da installare nella rada di Vado, assieme a quella della fabbricazione nella stesso zona dei cassoni di cemento destinati alla costruenda diga di Genova, minaccia ( o promette, a seconda dei punti di vista) di trasformarsi in uno dei momenti “clou” della tormentata storia dei progetti di sviluppo economico della nostra zona.
All’attenzione di un attento osservatore non sfugge l’impressione che da parte della Regione Liguria ci si muova con una certa faciloneria, dimostrata nell’annunciare la disponibilità a farsi carico dell’impianto ultimata la sua permanenza in quel di Piombino: faciloneria nell’annuncio e assenza di analisi approfondita sotto diversi aspetti.
In primo luogo emerge la sottovalutazione del tema dei diversi aspetti di servitù che l’impianto proporrà al territorio sia in mare, sia a terra nel caso dell’installazione dell’impianto di distribuzione sia del percorso da percorrere per far giungere il metano a destinazione.
Esiste, inoltre, una valutazione di carattere generale che riguarda l’approvvigionamento energetico: la decisione di ricorrere al metano di trasformazione dalla forma gassosa a quella liquida risale, infatti, alla prima fase della guerra ucraina quando nell’ansia di provvedere (e di creare nuove fonti di profitto) si è sottovalutato il fatto il metano costituisce sicuramente materia proveniente da fossile ed è difficile spacciarne l’utilizzo come fase di transizione rispetto all’avvento delle fonti rinnovabili.
In secondo luogo deve essere fatta rilevare l’assenza di una precisa valutazione delle esigenze di approvvigionamento energetico complessivo: per quel che riguarda la nostra zona rimane intatta l’assenza di un progetto di re-industrializzazione (che dovrebbe comprendere la presenza di azienda ad alta capacità d’innovazione tecnologica e quindi di alta voracità energetica) riguardante l’area del savonese e della Val Bormida (dove rimane prioritaria la questione del recupero delle aree industriali dismesse e dell’isolamento infrastrutturale).
Il tema che si intende affrontare in questo intervento è però prioritariamente quello delle relazioni istituzionali.
Da parte della Regione Liguria l’annuncio è stato dato sulla linea decisionista: poi rendendosi conto delle difficoltà del territorio sono cominciati i distinguo.
Adesso il Presidente della Regione annuncia, per il mese di settembre, incontri con i sindaci di Bergeggi, Spotorno, Noli e Vezzi Portio considerati, con Vado, quelli interessati alla vicenda.
Occorre chiarezza su questo punto: tanto più che ci si trova in un clima di estrema debolezza dell’amministrazione provinciale (resa scarsamente rappresentativa dal sistema elettorale e dalle scelte compiute con l’accordo PD/Lista Toti) questa logica degli accordi separati non deve essere accettata dalle istituzioni e dalla comunità locale.
Prima di tutto non può essere ripetuto l’errore commesso, a suo tempo, con la dichiarazione di area industriale di crisi complessa con l’esclusione dal tavolo del Comune di Savona: proprio in presenza di questa debolezza strutturale della Provincia (ed anche della evidente debolezza politica, a livello regionale, dell’area del savonese in un quadro di storica divisione socio – economica e politica della provincia stessa) la necessità di costruire una soggettività istituzionale, politica e programmatica attorno al Comune di Savona e comprendente l’area centrale (quella dell’antico PRIS) ,la Val Bormida e dell’area compresa tra Noli e Spotorno appare elemento del tutto necessario.
Il tavolo provinciale per lo sviluppo appare sede del tutto insufficiente: la necessaria partecipazione dei corpi intermedi (“in primis” il sindacato) all’elaborazione della progettualità necessaria in questo frangente deve essere raccolta in dimensione “forte” da parte delle istituzioni che soltanto la presenza dell’amministrazione del Comune capoluogo può in effetti garantire.
Naturalmente in un contesto di pieno concorso da parte di tutti gli attori presenti sulla scena e senza alcuna pretesa di prevaricazione verso interessi particolari di territorio o di indirizzo.
Un ultimo accenno alla “progettualità necessaria”: l’ultima cosa da fare è presentarsi in regione con il cappello in mano a pietire la soddisfazione (parziale) di un semplice “elenco della spesa”.
Franco Astengo