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Organici carenti in Asl2, ipotesi di accordo con l’Università di Genova per trasformare il Santa Corona in “clinica universitaria”

Brunetto: "Permetterebbe di rilanciare l’immagine di Santa Corona e potrebbe anche creare un nuovo volano per la formazione e l’avvio di nuove importanti iniziative chirurgiche"

Santa Corona

Savona. Un accordo con l’Università di Genova per la trasformazione del Santa Corona di Pietra Ligure (e magari anche di altri ospedali?) in “clinica universitaria” e rimpolpare così gli staff dei reparti più in difficoltà. E’ questa una delle possibili soluzioni per ovviare a quello che è ormai diventato uno dei “problemi cronici” del sistema sanitario savonese e ligure in generale.

Che la questione sia di capitale importanza lo ha ribadito giusto ieri Ennio Peluffo, segretario provinciale di Fp-Cgil, intervenendo a proposito del mancato rinnovo tra l’Asl2 savonese e la Coop che aveva in gestione la copertura di alcuni turni di guardia attiva sia al pronto soccorso di Pietra Ligure, all’ospedale Santa Corona, che nella Città delle Torri. Un mancato rinnovo che, secondo l’esponente della Camera del Lavoro, rappresenta “l’ennesimo fallimento della sanità ligure”. E poi ha aggiunto: “Gli organici restano gravemente insufficienti. La pandemia ha solo sottolineato con maggiore evidenza questa criticità che noi denunciamo da anni e che riguarda non solo Oss e infermieri, ma medici specializzati e non specializzati. Noi siamo per la sanità pubblica e universale, ma perché resti così occorre assumere. E da oggi”.

Nel corso degli ultimi mesi la Regione ha dato il via a diversi concorsi, sia per l’individuazione di medici che di altre figure professionali; non sempre, tuttavia, le selezioni hanno dato i risultati sperati. Ne sono un esempio i bandi per l’assunzione di specialisti in ostetricia e ginecologia o di anestesia e rianimazione. Quest’ultima, in particolare, rappresenta il vero e proprio “tallone d’Achille” della nostra sanità.

IVG.it ne ha voluto parlare con Brunello Brunetto, già direttore della struttura complessa di anestesia e rianimazione del presidio di levante formato dal San Paolo di Savona e dal San Giuseppe di Cairo e ora consigliere regionale con l’incarico di presidente della seconda commissione sanità. La figura più adatta, insomma, per analizzare i problemi dal punto di vista operativo e valutare le prospettive dal punto di vista della politica sanitaria di Regione.

Per quanto riguarda la situazione degli organici degli anestesisti, Brunetto nota: “La sanità italiana, dal punto di vista degli organici medici ed infermieristici, è in grave sofferenza da almeno 15 anni. Il settore più colpito, a seguito di scelte sbagliate, non oculate e non prospettiche verso il futuro, è quello della classe medica che a seguito dell’introduzione del numero chiuso alla facoltà di medicina ha determinato un vero e proprio depauperamento delle risorse umane soprattutto all’interno degli ospedali”.

“La crisi di numeri e di risorse umane è diventata drammatica soprattutto per il numero degli specialisti in anestesia e rianimazione e tale situazione è causata anche e soprattutto da una sproporzione tra il carico di responsabilità e il livello degli stipendi. Negli ultimi anni si è assistito ad una vera e propria fuga, da parte degli anestesisti rianimatori, dagli ospedali verso strutture private, le quali garantiscono stipendi più adeguati al ruolo di questi professionisti”.

Venendo al nostro territorio, Brunetto aggiunge: “Nella sola Asl2 Savonese, ad oggi, sono 17 gli anestesisti rianimatori mancanti. Con una popolazione sempre più anziana, e quindi con un numero considerevole si patologie organiche associate, diventa spesso importante il ruolo delle terapie intensive che, oltre a fornire un supporto alla degenza di traumi e patologie acute (ruolo salva vita), consente una degenza postoperatoria in piena sicurezza con un outcome sicuramente più brillante. Questa crisi di risorse anestesiologico-rianimatorie, che si associa anche ad una crisi di risorse pediatriche, ginecologiche e di medici dell’emergenza, si evidenzia tanto più ci si allontana da grossi centri abitati sedi di università e di risorse economiche più evidenti”.

“Per quanto riguarda l’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, sede di trauma center, tale crisi ha comportato la quasi totale chiusura delle sale operatorie necessarie all’esecuzione di interventi chirurgici in elezione ed una grossa difficoltà nel garantire la copertura dei turni per l’emergenza. Durante questo ultimo anno la direzione dell’Asl2 ha cercato di ricorrere a tutti i mezzi possibili per assumere anestesisti-rianimatori: incarichi, concorsi, convenzioni con liberi professionisti, convenzioni con cooperative di anestesisti, ma tutto ciò non ha portato ad alcun risultato che possa permettere una regolare ripresa di tutte le attività chirurgiche”.

Per risolvere questo problema si vocifera di un accordo con l’Università di Genova. Un’idea che lo stesso Brunetto aveva proposto durante la campagna elettorale per le regionali e che vedeva il nosocomio pietrese trasformato in Irccs: “Un’ipotesi di accordo con l’Università di Genova per l’acquisizione del servizio di anestesia all’interno dell’ospedale Santa Corona costituisce l’ultima e la più valida possibilità per l’arrivo di nuovi specialisti di anestesia e rianimazione, che garantirebbero un maggior numero di sedute operatorie – nota il consigliere regionale – Permetterebbe di rilanciare l’immagine di Santa Corona e potrebbe anche creare un nuovo volano per la formazione e l’avvio di nuove importanti iniziative chirurgiche”.

“Se tale intervento garantisse un importante risultato, ciò potrebbe aprire la strada ad ulteriori eventuali ‘collaborazioni’ con altre discipline mediche in grave difficoltà (pediatria, ginecologia, medicina d’urgenza)”, conclude Brunetto.

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