Viaggio nei misteri

Altare, i segreti del monsignore. Alla scoperta di Giuseppe Bertolotti, una figura avvolta dal mistero fotogallery

Altare. Palazzo Bordoni è un’ombra austera che ci lasciamo alle spalle mentre percorriamo il tratto di strada che conduce al viale alberato. Ci vuole pochissimo ad arrivare alla chiesa di Sant’Eugenio. È poco lontana da qui.

Oggi Altare è un borgo dove il sole tinge d’estate i fiori che piovono dalle inferriate. È una cascata di colore. Anche le finestre hanno aspettato a lungo questo caldo ed ora si vestono a festa. C’è un filo sottile che lega Palazzo Bordoni a questa piazza, ampia, ordinata, soleggiata su cui si erge la chiesa. È intitolata a monsignor Giuseppe Bertolotti che ne fu parroco. Suo nipote, era Arnaldo Sordoni, l’avvocato che commissionò la costruzione della famosa villa Bordoni all’architetto savonese Alessandro Martinengo. Bertolotti fu sacerdote qui dal 1869 al 1931, anno in cui morì. Figurata amata per la grande generosità e avvolta nel mistero.

Nato, da famiglia modesta, a Cairo Montenotte il 4 febbraio 1862. Nel 1869 assunse l’incarico di parroco nella chiesa di Sant’Eugenio: intorno al 1875 iniziò a spendere grandi somme di denaro per ristrutturarla e ingrandirla. Una spesa ingente cui seguirono investimenti dispendiosi. Per ciascuna delle sorelle, Enrichetta e Rosalia fece edificare due lussuose ville in stile Liberty: villa Agar e villa Rosa, la prima oggi è una casa di riposo, la seconda, sede del Museo del Vetro. A Cesarina, terza sorella, regalò invece lo storico palazzo, proprio di fronte alla chiesa di Sant’Eugenio. È alle nostre spalle: magnifico.

Finanziamenti e donazioni elargite negli anni, addirittura per realizzare un centro meteorologico e sismico all’interno della fortezza di Altare. Giuseppe Bertolotti proveniva da una famiglia umile. Non era ricco. Perché questa agiatezza e disponibilità economica? Da dove proveniva questa fortuna? Negli anni, titoli e onorificenze da re e papi. Incarichi prestigiosi che però rifiutò per rimanere nella città del vetro, il monsignore. Un mistero. Claudio Arena, Savona Sotterranea, oggi parla di questo. Ci aspetta fuori dalla chiesa. Ci racconta che, dietro a questa figura, si collegano moltissime curiosità simili a quelle francesi di Rennes le Chatêau e del suo parroco Bérenger Saunière.

Entriamo in chiesa. Buio. La luce arriva dall’alto. Filtra prepotente dalle vetrate. Lassù in alto c’è anche San Rocco, un’analogia lo accomuna a quello della chiesa francese. Claudio Arena racconta e spiega sottovoce. Mi allontano. Sull’altare, le porte ai lati, sono chiuse; il buio le rende ancor più nere. Alzo gli occhi, i lampadari lungo le navate: gocce di cristalli, qui la luce amplifica il suo bagliore. Anche le candele sono spente. La Cripta della chiesa del Monsignore. Scendo da sola.

C’è solo il rumore di un condizionatore acceso, nel silenzio spettrale del locale. Pareti di legno. Risalgo. Esco, ritrovo il sole. Caldo soffocante, ma preferisco così. Giuseppe Bertolotti la sua, una famiglia umile, poche disponibilità economiche. Risulta che accadde la stessa cosa a Bérenger Saunière, parroco francese che, senza soldi, pare si sia ritrovato con una fortuna cospicua. Altra similitudine: nel 1907, tre anni dopo la costruzione di Palazzo Bordoni, papa Pio X nominò Bertolotti addirittura Cardinale Vicario della basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma ma lui rifiutò preferendo all’ incarico prestigioso di rimanere ad Altare.

Due anni dopo, nel 1909, la stessa cosa fece il francese Bérenger Saunière: non volle spostarsi da Rennes le Chatêau e si dimise dalla carica di sacerdote. Storia intrigante, si parla anche di Templari, poco distante da qui. Valbormida, zona di Osiglia. Ci sono fantasmi di vetro ad Altare. Nel suo cimitero, tra le anime, anche quella del monsignore. La cerchiamo. Al centro. Austera. Monumento sepolcrale: ok più maestoso. Parte antica del camposanto. È qui che, dal 1931, riposa il benefattore che ha portato via, con sè, enigmi e segreti.

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