Savona. La sezione savonese del movimento animalista Liguria esprime il suo totale dissenso nei confronti dell’ordinanza firmata dal sindaco di Savona, con la quale si vieta ai proprietari di cani di fare espletare le deiezioni dei propri quattro zampe in alcune zone della città.
“Si tratta di un provvedimento che, al di là delle condivise esigenze di mantenere il decoro di strade e piazze, pone limiti e minaccia sanzioni pecuniarie contrarie al buon senso a fronte di una situazione di totale abbandono delle poche e degradate aree canine esistenti sia in centro città, vedasi la zona del Prolungamento, sia in periferia” sottolinea Rosaria Biagioni, coordinatrice provinciale del movimento animalista ligure.
“Il nostro movimento non può né condividere, né accettare diktat destinati a creare disagi e preoccupazioni per i proprietari di cani, oltre al rischio di provocare abbandoni da parte di persone, soprattutto anziane, non in grado di raggiungere aree attrezzate, ammesso e non concesso che vengano potenziate e realizzate, e inoltre preoccupate dal rischio di subire sanzioni a causa di quella che il sindaco Caprioglio ha definito tolleranza zero”.
“Come movimento animalista savonese riteniamo che le decisioni dell’amministrazione comunale, in cerca di facili consensi con l’annunciato “porta a porta” dell’assessore con i commercianti del centro cittadino, dimostrino superficialità e incompetenza nel giudicare i comportamenti della stragrande maggioranza dei cittadini proprietari di cani e nel valutare tempi e modi delle esigenze fisiologiche dei nostri quattro zampe” aggiunge.
“Senza contare che dividere la città in “zone gabinetto” e “zone non gabinetto” appare una seria discriminazione nei confronti degli abitanti e commercianti delle zone considerate bagno pubblico.
“Inoltre crediamo che violi i diritti dei soggetti che sono impossibilitati fisicamente a portare i propri cani in altre zone della città. Tutto ciò senza dimenticare che l’ordinanza dell’amministrazione comunale è lacunosa e deficitaria sia dal punto di vista tecnico, sia giuridico, oltre ad apparire una palese violazione di svariati precetti costituzionali, tra cui il diritto alla salute dei nostri concittadini, infrangendo il principio di senzietà sancito dall’art.13 del TFUE” conclude Rosaria Biagioni.
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