Reazioni

Green Pass obbligatorio per bar e ristoranti, ad Albenga c’è chi dice no: “Niente vaccino. È un diritto non un dovere”

Tanta diffidenza nei confronti del provvedimento del Governo: ecco le voci ingaune. Qualcuno (come il Caffè Roma) è d'accordo e si è invece già adeguato

Albenga. Il Green Pass obbligatorio anche per titolari e dipendenti di bar e ristoranti divide. Succede ad Albenga, dove la decisione del Governo è stata accolta con diffidenza e malcontento dalla maggioranza di ristoratori e barista, mentre qualcuno si è invece già adattato.

“Ristoratori e baristi sono favorevoli, non vogliono chiudere e fare la fine dello scorso anno”, aveva dichiarato nei giorni scorsi Pasquale Tripodoro, presidente di Fipe Confcommercio Savona, raccogliendo la posizione della maggior parte di titolari di attività del savonese. Ma non per tutti è così. 

Scendendo nello specifico del provvedimento, entro una settimana circa è previsto un altro step della strategia adottata dal governo Draghi, che punta ad allargare la platea delle categorie che dovranno esibire il Green pass. Un primo punto ad inizio settimana, poi giovedì in consiglio dei Ministri la decisione. 

Nella ristorazione e nei locali pubblici, come ben sappiamo, il certificato verde è già obbligatorio per i clienti al chiuso, e lo diventerà anche per titolari e dipendenti delle attività (dovrebbe scattare da metà ottobre). Ma all’ombra delle torri di Albenga c’è chi è fermamente contrario e annuncia sin da ora che non aderirà nonostante l’imposizione.

È il caso ad esempio, del titolare del bar “Cogli l’Attimo” che, ai microfoni di IVG.it, ha affermato senza mezzi termini: “Io non metterò mai la mascherina e non farò il vaccino: la museruola si mette ai cani, non agli uomini. Di obbligatorio non possono fare niente, voglio una legge scritta non un decreto: il vaccino è un diritto, non un dovere. Non mi interessa l’eventuale estensione a bar e ristoranti, non possono obbligarmi. E non chiudo, piuttosto mi rivolgo agli avvocati. Non ho personale, faccio tutto da solo e mi rifiuto di adeguarmi a questa imposizione. Il vaccino è sperimentale e non possono obbligarmi a farlo”. 

Tra gli altri, hanno accolto con diffidenza, ma si dicono pronti ad adeguarsi, invece, i titolari del ristorante 5.25 e della pizzeria-ristorante “Da Franco”. 

Sul vaccino sono dubbioso e mi sento quasi in obbligo di farlo per frequentare luoghi per me abituali, come la palestra. Trovo un paradosso, però, che lo debba fare un cliente e non la proprietà: vedremo lo sviluppo nei prossimi giorni, ma questo obbligo onestamente ci sembra anticostituzionale”, è la posizione del titolare del ristorante “5.25”.

Per me è ridicolo, – hanno fatto sapere dalla pizzeria “Da Franco”. – Se uno si vuole vaccinare lo fa, se non vuole no e se ne dovrà pagare le conseguenze lo farà, ma è uno suo problema. Per me non bisogna mettere nulla di obbligatorio. Lo sappiamo solo noi con queste nuove regole quanto incasso stiamo perdendo, ma così ci dicono di fare e noi ci adattiamo, non c’è altro modo se no si pagano multe salate e non ce lo possiamo permettere. Mi sono sentito obbligato a fare il vaccino e l’ho fatto, ma se avessi potuto avrei evitato“. 

Ma c’è anche chi non solo si è già adeguato, ma ha anche espresso il suo parere favorevole all’estensione dell’obbligo, come il titolare del Caffè Roma: “Sull’estensione del Green Pass, per quanto riguarda il caso specifico del mio locale è un problema che non si pone nemmeno: tutti i miei dipendenti hanno già il vaccino in due dosi, tranne un mio collaboratore, che non può fare il vaccino per problemi di salute, ma ha una certificazione sostitutiva del medico. Secondo me è giusto renderlo obbligatorio perché è assurdo che i clienti debbano avere il vaccino, mentre titolari e dipendenti no”.

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