Savona. Sei anni di reclusione in abbreviato. E’ la condanna inflitta dal giudice Francesco Meloni a Robert Mulgeci, l’albanese di 24 anni accusato di tentato omicidio per l’accoltellamento di un connazionale avvenuto la sera del 2 dicembre scorso in via Collodi. La stessa pena era stata richiesta dal pm Vincenzo Carusi durante la sua requisitoria lo scorso aprile.
Il giudice per le udienze preliminari non ha riconosciuto le attenuanti generiche né la tesi della legittima difesa. I difensori dell’imputato, gli avvocati Carlo Risso e Carlo Biondi, hanno già annunciato che presenteranno ricorso in appello. I legali hanno anche reso noto che il loro assistito ha presentato una denuncia per minacce: proprio il giorno della precedente udienza, mentre attendeva di entrare in aula, sarebbe stato avvicinato dal suo rivale, accompagnato dal padre e dal nonno. I tre in quella circostanza avrebbero rivolto a Mulgeci frasi poco rassicuranti.
Secondo la ricostruzione svolta nel corso delle indagini Mulgeci quella sera, aveva colpito il ventenne Gezim Byberi con una coltellata che gli aveva lesionato il fegato (era stato giudicato guaribile in 30 giorni).
Dopo la richiesta di giudizio immediato, l’albanese aveva chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato (grazie al quale si ottiene una riduzione di un terzo della pena) che era iniziato ad aprile. In udienza il pm aveva chiesto appunto la condanna a sei anni, mentre la difesa aveva chiesto l’assoluzione per “legittima difesa” e, in subordine, che il reato venisse qualificato in lesioni aggravate.
Dopo l’arresto infatti Mulgeci (che al momento è ai domiciliari) si era giustificato spiegando di non aver aggredito nessuno, ma di essersi solamente difeso dai due connazionali che lo picchiavano. “Non avevo un coltello, ho trovato un pezzo di ferro per terra e l’ho usato” aveva spiegato al gip. L’episodio di via Collodi, tra l’altro, era stato una sorta di “replay” di quanto accaduto il giugno precedente in via Servettaz davanti al supermercato Gulliver: anche allora Mulgeci era stato picchiato, preso a calci e pugni, perché – questa la sua spiegazione – aveva osato prendere le difese di un suo amico che aveva problemi con Byberi.