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A Genova in migliaia al corteo dei comitati liguri: “Contro i progetti calati dall’alto: no al rigassificatore”

La manifestazione ha attraversato la città, portando tutte le "vertenze" aperte nelle quattro province: "Oggi è solo l'inizio, uniti possiamo contrastare la svendita del territorio"

Generico maggio 2024

Genova. Dalla privatizzazione della sanità pubblica al rigassificatore di Savona, dallo “skymetro” alla nuova diga di Genova, passando per la funivia per forte Begato, la gestione delle tariffe del parco delle Cinque Terre,  il dislocamento dei depositi chimici e una lunga serie di partite aperte in Liguria. Sono le istanze che la rete dei comitati della Liguria ha deciso di portare in piazza, oggi, sabato 11 maggio, con una grande manifestazione regionale

Il percorso del corteo, partito alle 14.45 dalla stazione Marittima, attraverso via Balbi, le “gallerie” fino a Corvetto, via XII Ottobre e via XX Settembre ha raggiunto piazza De Ferrari. Secondo le stime degli organizzatori, nel clou della giornata partecipanti sarebbero arrivati a sfiorare le 4mila presenze, numeri in parte confermati  dalla questura di Genova che ha riferito di circa 3500 in alcuni momenti corteo.

Il senso della manifestazione lo riassume Raffaella Capponi, portavoce della rete dei comitati: “Il filo conduttore è la mancanza di partecipazione alla gestione del territorio da parte dei cittadini, siamo stufi dei progetti calati dall’alto, queste sono le richieste che facciamo alle amministrazioni pubblici. Oggi è stato un primo momento, un primo inizio di una alleanza tra i cittadini liguri, e un messaggio a chi ci governa ora e a chi ci governerà in futuro: le scelte sui territori non devono e non possono più passare sopra le teste di chi quei territori li vive”.

La protesta, organizzata oltre un mese fa, in queste ore si è caricata di significato particolare, vista la deflagrazione politica dell’amministrazione regionale a seguito degli esiti della maxi inchiesta contro la corruzione della procura di Genova che ha portato all’arresto del presidenti di Regione Liguria Giovanni Toti, dell’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini, insieme al capo di gabinetto di Regione Liguria Matteo Cozzani, all’imprenditore Aldo Spinelli e ad altre personalità fondamentali per gli equilibri decisionali degli enti genovesi e liguri.

Ma, hanno precisato gli organizzatori, il corteo di oggi non è una manifestazione ad orologeria: “non siamo qua per chiedere le dimissioni di Toti”. I promotori della manifestazione hanno diramato in mattinata una nota molto critica per dissociarsi “da qualunque tentativo di strumentalizzazione politica e mediatica”.

Hanno ribadito anche  che “l’iniziativa è stata promossa e organizzata da comitati associazioni e cittadini senza alcun coinvolgimento di partiti politici”. Per questo non è piaciuto affatto il post sui social dell’ex premier e leader del M5s Giuseppe Conte che ha annunciato la sua partecipazione alla manifestazione. “Riteniamo sia strumentale e fuorviante perché non cita minimamente né i promotori né i contenuti della manifestazione”, spiegano gli organizzatori. Conte nel pomeriggio ha corretto il tiro, con un nuovo post. Giuseppe Conte si è poi unito, in coda al corteo, ma è stato comunque contestato.

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La mappa dei luoghi critici della regione

“I cittadini – conclude la nota – chiedono proprio un deciso cambiamento del modello politico clientelare e corrotto che utilizza il voto dei cittadini per gestire il potere contro gli interessi della collettività da cui discendono l’accentramento del potere e l’esclusione della cittadinanza da ogni processo democratico e di controllo. E questo viene chiesto con forza a tutte le forze politiche”.

È la prima volta che un fronte così ampio di cittadine e cittadini, per di più a carattere regionale, scende  in piazza unito: “Questo è un primo risultato politico che va oltre il numero delle persone che saranno  fisicamente presenti e denota un disagio diffuso per una gestione accentratrice delle scelte che riduce la partecipazione democratica a rito formale. Abbiamo unito i puntini, come si fa  nelle parole crociate, e quello che emerge è un disegno scellerato, una svendita del territorio  in nome di una logica estrattiva che lo lascerà impoverito e invivibile per le generazioni future”, concludono gli organizzatori.

Nel corteo tantissimi gli striscioni rappresentanti le tante vertenze aperte nei territori della Liguria. Presenti, ancora una volta insieme, tutti i comitati del ponente genovese, da Palmaro, Multedo, Pegli e Pra’, uniti dalla volontà di fermare l’allargamento portuale e liberarsi delle grandi servitù industriali e della logistica. Sul piatto le vertenze legate ai depositi chimici, ai nuovi tombamenti portuali ipotizzati dalla giunta Bucci, alla nuovo casello di Pegli e agli spazi di Fondega Sud. Oltre che ai disagi storici della presenza del tracciato autostradale della A10 che di fatto passa in mezzo alle case in molti punti senza barriere fono-assorbenti. Presenti anche gli attivisti del Comitato Lungomare Canepa, che in questi anni avevano presentato un grande progetto di riqualificazione che comprendeva anche la nascita di una nuova marina sotto la Lanterna, in quella calata Concenter il cui riempimento è finito al centro delle indagini della procura.

Nutritissimo lo spezzone del corteo che ha ospitato i manifestanti provenienti da Savona, che hanno portato in piazza la loro vertenza contro il rigassificatore di Vado Ligure: “Un progetto che sul territorio ha solo ricadute negative – hanno spiegato durante il corteo – per l’ambiente e per la tenuta economica dei territori che si vedranno a pochi chilometri dalle coste un impianti di grandissimo impatto anche per la sicurezza. E’ una vera e propria follia”.

no rigassificatore

Corposa anche la delegazione spezzina, che ha portato le tematiche calde della provincia, a partire dalla presenza ingombrante del rigassificatore di Panigallia, le bonifiche mai fatte degli spazi portuali, oltre alla vertenza sul futuro della Palmaria, l’isola protetta di fronte a Porto Venere per cui Regione Liguria aveva avviato un masterplan di “riqualificazione turistica” in parte finito nelle carte della procura genovese.  In piazza anche i comitati del Tigullo che si oppongono al tunnel della Fontanabuona, considerata come opera “devastante dal punto di vista ambientale e che aprirà ad una nuova stagione di speculazione nei territorio della vallata”.

Ma non solo: in piazza si è parlato anche di sanità e di guerra. “La nuova stagione del riarmo – è stato detto ai microfoni durante il corteo – taglia i soldi necessari per i servizi pubblici, a partire dalla sanità, sempre più impoverita a vantaggio dei privati. E la Liguria in questo è una avanguardia. Con i nostri soldi non vogliamo pagare la strade palestinese, ma vogliamo avere un servizio sanitario efficiente, territoriale e sanitario e una scuola pubblica davvero per tutti”. Il Cub (Confederazione Unitaria Di Base), presente con una delegazione, ha poi ribadito la centralità della sicurezza sul lavoro e dei diritti dei lavoratori “lavoro dove in prima battuta vengono messe in campo le logiche di sfruttamento che poi arrivano sui territori”.

Oltre alle tantissime adesioni di comitati e associazioni (e anche qualche partito politico, nonostante da subito la manifestazione è stata “blindata” da eventuali simboli politici in un’ottica di trasversalità e contro eventuali strumentalizzazioni), si sono uniti il movimento di “Cambiare Rotta” e i portuali del Calp, che in mattinata hanno dato vita ad un loro presidio presso varco Etiopia poi confluito nel grande corteo.

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