Savona. “Per un fondo gioco che gestivo io per i miei soci è stato richiesto un controllo di routine. Allora i prelievi sono stati momentaneamente bloccati, un problema per Mordeglia che contava su quel tipo di liquidità per gestire il Savona. La stessa sorte è toccata al conto di Grenno e ad altri, bloccati per alcune verifiche perchè contenenti delle cifre molto elevate. Da quel momento Mordeglia e Grenno, non essendoci più io, avrebbero dovuto mettere i soldi di tasca propria, quindi hanno deciso di cedere”. Così si è espresso Simone Marinelli circa le vicende estive del Savona, chiarendo la sua posizione durante la conferenza stampa conclusasi poco fa.

Un’occasione fortemente voluta dal presidente savonese dopo aver seguito l’intervento di Umberto Maddalena avvenuto ieri pomeriggio. “Ho deciso di chiudere il cerchio e raccontare tutto quello che ho tenuto sempre nascosto su di me e sul Savona Calcio” aveva scritto ieri attraverso una sua storia Instagram. Insomma, i temi toccati quest’oggi sono andati proprio in quella direzione preannunciata.

Le origini del primo Savona dopo la rinascita

Una proposta effettuata da Enzo Grenno e che Leonardo Mordeglia e lo stesso Marinelli hanno accettato. “Grenno è sempre stato molto chiaro nel dirmi che non aveva soldi – spiega l’ex presidente biancoblù – infatti mi ha detto che aveva bisogno di me. Allora avevo preso la carica di vice presidente portando a termine due bonifici da 90mila euro da un conto estero per iniziare l’avventura nel Savona, questo durante il periodo del Covid. Il ragionier D’Ambrosio ci redarguì di non farlo e l’avessimo ascoltato sarebbe stato meglio. Il conto è stato bloccato e ho subito pagato 23.000 euro di multa. In quel momento Grenno è stato molto male e se non ci fosse stato D’Ambrosio non saremmo riusciti ad andare avanti, ha dovuto pagare di tasca sua. Tra l’altro ancora oggi stiamo trattando per restituirgli quella cifra”.

Il betting linfa vitale per il progetto biancoblù

L’anno successivo il progetto è ripartito con Cattardico in panchina. La scorsa stagione per il Vecchio Delfino è stata molto turbolenta anche per gli sviluppi tecnici, però Marinelli ha rivelato un ulteriore retroscena: “Il Savona era gestito grazie al mio betting, non da altro. Così come il betting gestisce l’Albenga. Non ci sono altre entrate. Allora ho iniziato a giocare anche per altri soci. Poi c’è stato il contrasto con la città, ero stato preso di mira anche dalla DIGOS. Per me era più importante pensare al futuro, quindi al Bacigalupo. Ci siamo rivolti al geometra De Rosa che insieme a Grenno e Guatti ha realizzato un progetto che sarebbe stato esclusivamente pagato da me. Io ho dato la mia parte ma gli altri soci non hanno dato la propria. Ho visto poco tempo fa il geometra al Chiabrera e mi ha chiesto di poter testimoniare su questo, io gli ho detto di sì”.

La decisa chiarificazione: “Io con i romani non c’entro nulla”

Ed è proprio su questo punto che Marinelli si è particolarmente scaldato durante la conferenza. Una risposta che ha voluto dare a tutti coloro che continuano ad accostare il suo nome a quello del Savona: “Io ho lasciato il Savona Calcio consapevole di avere lasciato dei milioni di euro grazie alle mie vincite. In quel momento la società aveva le risorse per portare avanti la società, anzi addirittura di avviare un progetto verso la Serie B. Tutti quanti accettarono le mie dimissioni e da quel momento sono stato legalmente fuori dal Savona, mettendole a verbale. Poi c’è stato il blocco del conto per gli accertamenti delle giocate, quindi Mordeglia e Grenno hanno deciso di fare un passo indietro. Ai romani ho solo ceduto il marchio per far sì che potessero chiamarsi Savona FBC. Il bonifico di pagamento del marchio lo ha dovuto fare Mordeglia, non io, e l’ho venduto a 10.000 euro quando avrei potuto farlo a 30.000. Ho perso 20.000 per non ostacolare nessuno, ma non c’entro niente con i romani. Se fossi io dentro al Savona vi garantistico che il club non sarebbe in queste condizioni, la squadra sarebbe prima in classifica. Accetto mi si venga a rinfacciare che sono andato all’Albenga, la squadra rivale, ma non per il resto: sono tutte menzogne“.

La questione debitoria: da ERREA al Luceto

Un’altra argomentazione trattata è quella relativa ai tanto discussi debiti della passata stagione. L’ex presidente ha dichiarato fermamente: “Io non ho potuto pagare Errea nonostante avessi avvertito più volte i miei soci. Però a verbale questo è diventato un debito dei romani. E poi il campo di Luceto, che anche qui i miei soci non hanno potuto pagare. Io ieri sono stato chiamato per poter dare una mano al Savona, ma ho risposto che ora sono all’Albenga. Nella mia presidenza ho messo prima davanti il bene della società, ora basta. D’ora in poi prego di non accostarmi al Savona e diffido i romani e i miei soci a gonfiare le fatture per risaltare dei debiti che non ci sono stati. In caso contrario, andrò per vie legali“.

La caduta del settore giovanile

“Avevo messo Sergio Fiorito al timone con altri collaboratori – spiega Marinelli – tra cui Grandoni che aveva chiesto una cifra intorno ai 25.000 euro. Stavano facendo un lavoro serio pur con mille difficoltà. Poi è caduto tutto perché sono stati momentaneamente bloccati quei soldi che gli ho fatto vincere io“. Insomma, un progetto che si sarebbe interrotto per le stesse ragioni illustrate in merito al declino della prima squadra: conto chiuso, nessuna possibilità di una prosecuzione.

Scelte di comunicazione sbagliate e un pezzo di cuore ancora a Savona 

Durante la passata stagione in biancoblù sono state tante le dichiarazioni forti rilasciate da Simone Marinelli. Nonostante in lui sia sempre presente la convinzione di avere agito per gli interessi societari, si è dichiarato pentito di alcune sue espressioni: “Mi rimprovero di aver fatto quella storia sul sindaco di Vado e forse tutte quelle inutili guerre per il campo. Ancora affezionato? Sono savonese, quindi non è che essendo andato ad Albenga in me c’è odio per il Savona. Ora sono in un luogo dove mi sento ben voluto da tutti, però è normale che non posso dimenticarmi di ciò che è successo lo scorso anno”.

Prospettive future per l’Albenga: che succede in società in caso di promozione?

Infine c’è stato il modo di poter chiarire uno dei dubbi più ricorrenti delle ultime settimane. Marinelli ha svelato che, nel caso in cui l’Albenga riuscisse ad ottenere la promozione in Serie D, a ricoprire la carica di presidente sarà uno tra Cancellara e Sinopia, questo mentre invece lui stesso sarà riconoscibile come socio.

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