Riflessioni

“Reazione alla palla persa”: Mario Beretta svela i segreti del calcio di oggi

Aggredire, ripartire, giocare sull'uomo: il calcio del 2021 impone tecnici sempre più aggiornati

Cairo Montenotte. “Reazione alla palla persa: principi ed applicazione”. Questo il titolo della lezione tenuta dall’allenatore Mario Beretta in occasione del secondo incontro del Laboratorio Tecnico della Cairese.

Nella parte iniziale, si è riflettuto su come i cambiamenti a livello di regolamento e di stile arbitrale abbiano delle ripercussioni inevitabili sul gioco. Così come la maggiore facilità con cui si estraggono i cartelli influisce sul modo di difendere, la possibilità del portieri di passare il pallone a un compagno dentro l’area ha fatto mutare molti aspetti delle gare.

Giocare dal basso, spiega Beretta, significa provare a far alzare gli avversari e cercare di aggirarli con la manovra per poi poter attaccare in situazioni favorevoli e meno confuse rispetto a una palla lunga. Da cosa nasce cosa e a ogni strategia corrisponde una contromossa: il gioco dal basso ha spinto molte squadre ad attuare il pressing in zone del campo molto distanti dalla proprio porta.

Da qui, la riflessione sul pressing, ovvero la pressione organizzata quando gli avversari manovrano, e sulla riaggressione: il tentativo di recuperare palla non appena questa viene persa.

L’allenatore ex Lecce, Brescia, Parma e Torino, tra le altre, ha sottolineato l’importanza del formare giocatori partendo dalla tattica individuale e diffidato i tecnici delle giovanili dal concentrarsi oltremodo sulla tattica di reparto. L’evoluzione del calcio, che sembra andare verso un pressing “a uomo” sul modello – in Italia – delle squadre di Gasperini e di Juric, fa nascere l’esigenza di giocatori che conoscano i principi del gioco e che, ad esempio in marcatura, sappiano come recuperare palla giocando sull’avversario, sapendo che spesso non possono confidare, in un sistema di 1 vs 1, sulla copertura del compagno quando aggrediscono in avanti.

Una squadra votata alla riaggressione, prosegue Beretta, deve in ogni caso muoversi con coerenza: chi perde palla deve aggredire l’avversario così come i compagni che sono alle spalle. Un atteggiamento aggressivo che però non deve essere applicato alla cieca: chi vede il campo e si rende conto di essere in ritardo sull’uomo, ad esempio, deve avere la lucidità di cambiare approccio e di badare a non dare profondità dietro le spalle.

Sì, okay, ma come si allena tutto ciò? La risposta viene data da Beretta in avvio di serata quando evidenzia “l’equivoco della partitella”. Molti allenatori considerano ancora il momento della partita come un “premio” quando i ragazzi svolgono bene le esercitazioni precedenti. Nulla di più sbagliato. La partita deve essere al centro dell’allenamento. Ed è proprio la partita, adattata e modificata per sviluppare determinate abilità, lo strumento didattico attraverso il quale allenare la riaggressione e come sviluppare l’azione una volta ripresa la palla.

Su questo ultimo punto, Beretta identifica due opzioni principali: attacco diretto o consolidamento (un passaggio indietro o laterale volto a imbastire un’azione quando gli spazi e gli uomini presenti in avanti non consentono di provare a puntare la porta). Partite a tema possono sviluppare ambo le situazioni. Nel caso dell’attacco diretto, poi, sono quattro le possibilità principali, sviluppabili inserendo regole ad hoc per calcare su un determinato aspetto: conduzione di palla, giocata sulla punta, passaggio profondo, apertura sull’esterno.

Il messaggio dato agli allenatori ha in generale puntato sull’importanza dell’aggiornamento visto che il calcio “non resta fermo” e sul “gioco” come perno di ogni seduta. “Anche nei dilettanti si possono portare avanti queste proposte – ha affermato Beretta – visto che la proporzione tra i rapporti di valore tra squadra e avversari è la medesima della Serie A”

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