Provincia. Bocciatura del “modello Burlando/Paita” e di coloro che lo rappresentavano. Vittoria bipartisan delle candidature del territorio, con De Vincenzi recordman “nonostante” il partito e Forza Italia in mano al duo Vaccarezza/Melgrati. Terremoto politico all’interno del Pd, nel quale cambiano equilibri e geografia. Futuro garantito per il Santa Corona. Questi, in sintesi, i dati che emergono dall’analisi del voto in provincia di Savona: leggendo numeri e preferenze, comune per comune, non sono poche le sorprese e gli indizi su come sarà la provincia di Savona che verrà.
GIUNTA BURLANDO? NO GRAZIE. Questo è il primo e più lampante dettaglio che emerge dalla lettura del voto. Non solo da quella immediata del risultato finale, ma anche andando a vedere preferenze e percentuali di coloro che, dall’elettorato, venivano identificati con quel modello. Eclatante in questo senso il risultato di Lorena Rambaudi: per lei 3094 voti, un risultato che se di per sé sarebbe positivo in realtà sancisce una bocciatura. Rambaudi, in quanto assessore regionale uscente, era l’unico volto “pro Paita” identificabile, in provincia di Savona, con l’amministrazione Burlando: ha retto nella sua “roccaforte”, Savona, ma ha pagato dazio nel resto della provincia. Un fenomeno che si è ripetuto anche altrove (basta vedere il risultato di altri assessori regionali, come Matteo Rossi o Enrico Vesco).
TERRITORIO SUGLI SCUDI. A Rambaudi infatti gli elettori hanno preferito altri due esponenti del Pd, Mauro Righello e soprattutto Luigi De Vincenzi, che ha ottenuto quasi il doppio dei voti rispetto all’assessore regionale uscente. Un risultato atteso ma non certo con queste cifre. Eppure le cause sono chiare: gli ex sindaci di Pietra e Millesimo sono due tipici candidati “del territorio”, estremamente amati nei loro feudi e volti relativamente “nuovi” rispetto alla politica regionale. Per De Vincenzi, poi, una vittoria doppia, dato che era considerato il candidato più “distante” dal partito; “vittoria” beffarda invece per Righello, che nonostante un risultato personale da far invidia (è il secondo esponente del Pd più votato in tutta la Liguria) rimane fuori dal consiglio.
Territorio sì, ex Regione no: un’analisi confermata anche nell’altro schieramento, con i risultati di Angelo Vaccarezza e Marco Melgrati. Anch’essi ex sindaci ed anch’essi fortissimi nei propri territori, hanno portato “a casa” da soli metà dei voti di tutta la lista (7999 preferenze in 2 su un totale di 16345 voti). Una egemonia per certi versi vista di rado. E la lotta a due ha premiato Vaccarezza: Marco Melgrati, consigliere uscente, nonostante le sue battaglie per la sanità savonese ha dovuto “cedere il passo” all’ex presidente della Provincia. Che anche Melgrati abbia pagato il legame con l’ultima amministrazione regionale, sebbene in minoranza? Sembra paradossale, ma la sua sconfitta potrebbe rappresentare un “rifiuto” generico da parte dell’elettorato di quanto visto negli ultimi 5 anni.
Largo dunque a Vaccarezza, considerato più “uomo di territorio”. Anche se il suo sorriso nasconde un dolore: parte della “sua” Loano lo ha tradito schierandosi con De Vincenzi. Uno “sgarro” che potrebbe giocare un ruolo nei prossimi mesi.
SANTA CORONA “BLINDATO”. L’ospedale Santa Corona, in ogni caso, anche senza Melgrati può stare tranquillo: Vaccarezza e De Vincenzi sono infatti entrambi convinti sostenitori del nosocomio pietrese. Un consigliere (forse assessore?) di maggioranza e uno di minoranza, uniti per la salvezza del Santa Corona: difficile, ora, immaginarne un depotenziamento. A piangere potrebbero però essere gli ingauni, orfani di rappresentanti in consiglio regionale: l’ospedale di Albenga potrebbe passare ancora più in secondo piano. E qualche ombra si addensa anche su quello di Savona. Il compito di mediare ad Andrea Melis, M5S, che proprio stamattina ai microfoni di IVG ha spiegato che la sanità sarà al centro della sua azione politica.
TERREMOTO PD. Inutile negarlo: la sconfitta di Paita è la sconfitta di Renzi, la sconfitta di 10 anni di giunta Burlando, la sconfitta di un modello (quello delle primarie) che nel savonese ha creato tante (troppe?) polemiche. La sconfitta di un partito che ora dovrà guardarsi dentro, profondamente e lucidamente, per capire da dove ripartire. Dal ponente, dove De Vincenzi l’ha fatta da padrone? Dai “cofferatiani”, sull’onda del più classico dei “l’avevamo detto”? Presto per dirlo. Ma gli equilibri, politici e geografici, del Pd nostrano sono destinati a cambiare molto nei prossimi mesi: a meno di non trincerarsi dietro l’alibi della “situazione nazionale”, una scelta che cancellerebbe le colpe oggi ma chiederebbe il conto domani.
COMUNI IN BILICO? Anche perché tra un anno in palio ci sarà il Comune di Savona: Vaccarezza ha promesso che anche lì “ammainerà lo straccio rosso”, Parino si è già candidato, Bruzzone ha dichiarato l’interesse della Lega per Palazzo Sisto. La battaglia sarà dura. Fino a ieri, il compito di vincerla senza troppa fatica sembrava essere di Livio Di Tullio, prima cofferatiano poi “paitiano per forza” col naso turato; ora, dopo la debacle di Paita, la sua candidatura acquista ancora più forza, ma dovrà fare i conti col centrodestra, che a Savona è riuscito a raggiungere un insperato pareggio. Mentre a perdere forza è la giunta Cangiano, ad Albenga: il risultato ingauno è una netta condanna, con Lega (24%) e Forza Italia (22%) premiate al di là di ogni aspettativa. Il Pd, col 18%, trema.
SCONFITTI IN CERCA DI UN POSTO. Le elezioni, come spesso accade, lasciano “sul campo” quei candidati che, affidandosi all’esito favorevole delle urne, si ritrovano ora senza un posto. Agli “uscenti”, come Rambaudi o Nino Miceli, si affiancano nomi meno “politici” come quello di Fulvia Veirana, l’ex segretario della Cgil savonese che ha lasciato la carica per candidarsi nel “listino” di Raffaella Paita. Per tutti loro, ora, inizia un periodo difficile. Sorte simile tocca anche, dall’altra parte, all’architetto Melgrati, anche se per lui già si vocifera di un salvifico posto da assessore: un’ipotesi che però, secondo i soliti ben informati, rischia di incontrare l’opposizione di Vaccarezza, che ha appena dimostrato di poter fare, nel ponente savonese, il bello e il cattivo tempo. A Toti sfogliare la margherita: e potrebbe non rivelarsi facile.
VOTARE? E PERCHE’? L’ultimo punto è anche il più facile: non vota più nessuno. Si è superato a malapena il 50%. Sfiducia totale nel sistema politico o, semplicemente, candidati alla presidenza “sbagliati”? Tra Toti, Paita e Pastorino, critiche a non finire: a sorridere, probabilmente, solo Alice Salvatore. La rincorsa dei 5 Stelle nel savonese, tra alti e bassi, continua: più che continuare ad erodere consensi a destra e sinistra, a loro basterebbe riconquistare il popolo del “non-voto-tanto-non-serve-a-nulla” per vincere a mani basse. Ce la faranno?