Acqua amara

Casetta dell’acqua di Ceriale, i dubbi del meet-up: “Privati faranno soldi con un bene pubblico”

Acqua bene comune

Ceriale. “La casetta dell’acqua è uno strumento amministrativo che dovrebbe incentivare i cittadini ad utilizzarla al fine di ridurre la produzione di un rifiuto (ovvero le bottiglie di plastica) ottenendo anche un risparmio economico derivante dal mancato acquisto dell’acqua in bottiglia. Ma come verrà gestita?”

A chiederselo sono i membri meetup “Val Varatella in Movimento” e la casetta dell’acqua in questione è quella che è stata inaugurata questa mattina a Ceriale. Secondo le stime, la struttura permetterà di far “risparmiare” circa 150 mila le bottiglie in plastica in un anno e circa 20 mila chili di anidride carbonica che altrimenti sarebbero finiti in atmosfera. Nonostante le ricadute positive, i membri del gruppo sono perplessi.

“La casa – osservano – eroga acqua del nostro acquedotto comunale, ovvero un bene comune. Per questo motivo dovrebbe essere gestita dal pubblico e non deve generare profitti, come stabilito nel 2011 dal Referendum sull’Acqua Pubblica. Invece in Liguria (e non solo) prolifera il business di queste istallazioni ‘private’ con la ‘benedizione’ pubblica. Perchè?”

Altrove è successo qualcosa di simile, ma con risultati diversi: “Sarebbe bastato prendere ad esempio la vicina Loano (dove tra l’altro l’amministrazione eletta è delle stesse idee politiche di quella presente nel Comune di Ceriale). Nella cittadina loanese a dicembre 2013 la giunta ha deciso di acquistare la casetta, renderla realmente pubblica ed incamerarne i profitti derivanti lasciando la sola manutenzione alla Gestopark. Secondo i dati del sito del Comune, in 8 sono stati incamerati 12 mila euro: dalle nostre stime, l’amministrazione è rientrata dell’investimento in circa un anno e mezzo. Adesso i proventi verranno riutilizzati per l’acquisto di una seconda fontana pubblica, da istallare in un’altra area. Da noi, ad esempio, con tali introiti si potrebbe gestire il Civico 75 ed in tal modo riportare in pareggio i conti della farmacia comunale scongiurandone la svendita”.

“Una proposta in tal senso noi del meetup locale la facemmo nel settembre 2013 ma ci fu risposto che non vi erano i presupposti per installarla, a distanza di un anno e mezzo non si sono trovati 15 mila euro per acquistarla? A fine 2012 ci fu un avanzo di bilancio di 17 mila euro di cui 10 mila spesi per le luminarie del pontile, quindi quando si vuole i soldi si trovano. Ci saremmo aspettati di essere contattati anche solo per fornire utili suggerimenti, una volta presa la decisione di installarla, al fine di discutere la soluzione migliore per la comunità cerialese, ma a questa amministrazione pare non piaccia il confronto con tutti i cittadini.

La “casetta dell’acqua pubblica” è tutt’altro che “pubblica”: “La casa dell’acqua è installata da una ditta privata che ne introiterà i profitti per parecchi anni acquistandola dell’acquedotto ad una cifra inferiore di quella che pagherebbe un normale cittadino o un’attività commerciale a parità di metri cubi erogati. La ditta paga suolo pubblico? Ci pare di no. Mentre sicuramente lo paga chi ha un’attività che vende acqua in bottiglia. Non è concorrenza sleale? Noi volevamo una casa dell’acqua pubblica dei cittadini e per i cittadini, non un privato che fa profitti su un bene primario come l’acqua. Nessuno è proprietario dell’acqua e nessuno può trarne profitto”.

E poi la promessa: “In ogni caso vigileremo affinché vengano esposti pubblicamente i parametri dell’acqua sia in entrata che in uscita dall’erogatore e che tali analisi vengano eseguite periodicamente come da disposizioni di legge”.

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