Savona. E’ stata leggermente ridotta in Appello la condanna che era stata inflitta nel luglio dello scorso anno ad Andrea Invicibile, 43 anni, e Rinaldo Costa, di 52, per il tentato omicidio di Renato Costa, l’ottantenne savonese che era stato aggredito nella sua casa in corso Ricci dopo che il figlio aveva assoldato un amico per ucciderlo.
Nei giorni scorsi i giudice della Corte d’Appello di Genova hanno sostanzialmente confermato le pene inflitte in abbreviato dal gup Francesco Meloni del tribunale di Savona concedendo però uno sconto di quattro mesi di reclusione ad Invincibile (condannato quindi in secondo grado a otto anni) e di due mesi a Rinaldo Costa (condannato a sette anni e quattro mesi). Il legale di Invincibile, l’avvocato Lucrezia Novaro, aveva chiesto che il suo assistito venisse sottoposto ad una nuova perizia psichiatrica, ma il tribunale non ha acconsentito e di conseguenza l’imputato è stato giudicato capace di intendere e volere (come aveva stabilito la perizia eseguita dal dottor Rocca nel corso del giudizio abbreviato a Savona).
Costa e Invincibile dovevano rispondere di tentato omicidio pluriaggravato dalla premeditazione e dai motivi abbietti: il pm Ubaldo Pelosi in primo grado infatti aveva chiesto una condanna a nove anni e quattro mesi per Andrea Invincibile, e ad otto anni e nove mesi per Rinaldo Costa (il giudice Meloni aveva però ritenuto le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate infliggendo una condanna leggermente meno severa).
Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Savona, che ha coordinato le indagini dei carabinieri, Rinaldo Costa voleva uccidere il padre Renato, 80 anni, ex ferroviere, perché temeva di perdere l’eredità paterna (forse pensava che il genitore volesse intestare tutto alla sua nuova compagna, Sheila Bhunnoo Begum, una cinquantenne originaria delle Isole Mauritius con la quale convive da ormai sette anni). Di conseguenza aveva convinto l’amico Andrea Invincibile, a fronte del pagamento di un importo di diecimila euro, ad aiutarlo a portare a termine il folle gesto. Fortunatamente, grazie alla reazione del signor Renato Costa, l’omicidio non si era concretizzato.
Ad accertare la premeditazione da parte di Rinaldo Costa sarebbero stati alcuni bigliettini trovati in casa dell’uomo in cui i “passaggi” dell’omicidio venivano riepilogati uno per uno. Ad ottobre 2015 il piano era diventato concreto: Renato Costa era stato aggredito nella sua casa di corso Ricci dall’amico del figlio che, fortunatamente, non era riuscito ad ucciderlo. L’anziano, che aveva reagito ferendo il killer e mettendolo in fuga, era stato ricoverato in ospedale con due fratture al torace e diverse escoriazioni.