Interrogativi

Gli ambientalisti sull’abbattimento di cinghiali a Cairo: “Per limitare la peste suina si sparge sangue sul terreno?”

Dall'Asl2. "L'attività in oggetto non solo non è in alcun modo pericolosa ma è svolta proprio per evitare possibili conseguenze alla popolazione locale"

Cairo Montenotte. Peste suina e “mattanza” ai Chinelli: due temi che hanno fatto infuriare ambientalisti e animalisti, sia per la modalità con cui sono stati uccisi i cinghiali catturati nella pig trap della località cairese, sia per ciò che è rimasto sul terreno dopo la dismissione della gabbia. Dopo mesi di pandemia da Psa, di restrizioni per chi frequenta i boschi, per gli agricoltori e i detentori di cani, ci si chiede: ma la peste suina è ancora diffusa o è soltanto un allarmismo?

Il caso, segnalato anche dall’Osa (Osservatorio savonese), ha visto l’indignazione di numerosi residenti della zona. Racconta una di loro, Michela: “La mattina in cui sono stati uccisi i cinghiali ero già stata sul posto, a debita distanza, e avevo chiaramente visto che le persone presenti indossavano le divise senza nessun presidio medico specifico, di protezione. Il giorno seguente sono tornata e mentre osservavo i “resti” mi sono inciampata in un cavetto d’acciaio che spuntava dal terreno, toccandolo mi sono persino tagliata un polpastrello. Ero molto agitata perchè c’era un odore nauseabondo, ma cercando di calmarmi ho visto che non era l’unico. Ce n’erano ben quattro, ho capito che erano gli ancoraggi per fissare la grande rete di cattura, pericolosamente abbandonati sul terreno, possibile causa di infortunio per qualsiasi ignaro ciclista, motociclista o semplice passeggiatore”.

E prosegue: “Ero incredula, intorno a me resti di cibo, di escrementi e sangue, sangue ovunque, chiazze enormi ricoperte di mosche. Se questa è l’attenzione, la prassi istituzionale, le regole del protocollo per contrastare e contenere la diffusione della peste suina, ci troviamo di fronte alla pura follia, al controsenso. Durante la notte chissà quanti animali attirati dal sangue lo avranno calpestato o leccato e cosi agendo, diffuso chissà dove. E se malauguratamente i cinghiali fossero stati ammalati? Il giorno seguente, per fortuna, dopo la mia segnalazione, i cavi sono stati rimossi, mentre il sangue anche se ridotto era ancora evidente”.

A rispondere è il dipartimento veterinario dell’Asl 2: “L’attività in oggetto viene eseguita come prescrive la normativa nazionale e svolta secondo regole precise, come da “Piano Straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali e Azioni Strategiche per l’elaborazione dei Piani di eradicazione nelle zone di restrizione da Peste Suina Africana (PSA) 2023-2028″ valido su tutto il territorio italiano. L’attività si svolge per motivi di profilassi, ovvero per ridurre la popolazione suina presente nelle aree interessate dal contagio ed in quelle limitrofe al fine di ridurre statisticamente la probabilità che un animale infetto possa contagiare un animale sano, e non sugli animali infetti. Non esiste quindi nessun particolare pericolo di contagio, e la circostanza del versamento di materiale ematico è assimilabile alle altre situazioni naturali che si vengono a creare nelle aree boschive”.

L’incarico è eseguito dal nucleo regionale di vigilanza faunistico-ambientale con l’ausilio della gabbia fornita dalle ASL di competenza, in questo caso Asl2; i perni di acciaio che non è stato possibile rimuovere immediatamente sono stati segnalati da bandelle bianche e rosse (come si vede chiaramente nel video) e comunque eliminati poco dopo. Asl2 rassicura che l’attività in oggetto non solo non è in alcun modo pericolosa ma è svolta proprio per evitare possibili conseguenze alla popolazione locale”, concludono dal servizio veterinario.

Nessun chiarimento in merito, per ora, è arrivato da Regione Liguria nonostante i numerosi tentativi da parte della redazione di approfondire l’argomento.

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