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Classica&dintorni

Franz Schubert, il poeta della musica nell’ombra di Beethoven (parte 1)

“Classica&Dintorni” di Massimo Carpegna nasce con l'intento di portare i lettori alla scoperta della musica classica e delle figure che ne hanno segnato la storia

musica dintorni 14 dicembre 2023

Al tempo in cui visse Franz Schubert, per i viennesi esisteva solo Beethoven. Lui era considerato un compositore molto distante dal genio che tutti amavano e con una fama racchiusa tra gli amici e pochi altri. Il carattere timido e molto riservato certo non lo favorì a contestare questo giudizio al quale si aggiunse una vita molto breve: Schubert, infatti, mori a trentun anni. A differenza di alcuni “grandi” della sua epoca, non era direttore d’orchestra e neppure concertista al pianoforte e anche questo lo relegò al ruolo di “minore”.

Uomo di poche pretese, rimase personaggio del quale si sapeva e si sa tutt’ora ben poco. Scrisse pochissime lettere e nel diario annotò solo frasi generiche, non personali come «L’uomo è come una palla con la quale giocano il caso e le passioni». La ragione per cui volle annotare questo pensiero, nessuno la conosce. Quando finalmente, e dopo quarant’anni dalla sua morte, la critica s’accorse della sua grandezza, tutti si buttarono a capofitto per sapere di più sul timido e geniale Maestro. Fu raccolto un fiume di materiale che servì a poco. Schubert restò un personaggio dai contorni confusi ed è questa la ragione per la quale le sue biografie si concentrano sulle opere e non sulla sua vita. Nonostante ciò, proviamo a tracciare uno schizzo su chi fosse Franz Schubert.

Sappiamo che era il dodicesimo di quattordici figli e che suo padre aveva creato in casa una sorta di scuola elementare privata. Dotato di una bella voce, all’età di undici anni entrò nel coro della cappella di corte all’Imperial Regio Seminario e imparò i rudimenti della musica. Era un ragazzo dall’intelligenza acuta e il suo profitto era alto in tutte le materie, ma era nella musica dove eccelleva. Suonava il pianoforte, il violino, componeva le prime musiche e ben presto divenne il beniamino del seminario.

Il suo insegnante, un certo Wenzel Ruzicka, s’accorse immediatamente che questo ragazzino di undici anni era un genio. «Questo ha imparato da Dio!» soleva dire e negli anni successivi un altro docente, Michael Holzer, scrisse: «Se cercavo di insegnargli qualcosa di nuovo, mi accorgevo che lui la sapeva già. Perciò non gli impartii una vera e propria istruzione, ma mi limitai a parlargli e a osservarlo con muto stupore».

La sua fama di bambino prodigio giunse alle orecchie di Antonio Salieri, che a quel tempo era il direttore musicale di corte. Schubert divenne suo allievo di composizione. Al seminario, il Nostro divenne grande amico di Joseph von Spaun e quando tornava a casa suonava con i fratelli e con il padre, innamorato della musica e che, evidentemente, gli aveva trasmesso questa passione.

Cinque anni dopo, nel 1813, mutò la voce e una borsa di studio gli avrebbe consento di rimanere al seminario, ma lui si dimise e cominciò a studiare per diventare insegnante elementare. Lo scopo era aiutare il padre e proseguire nella sua attività.

Naturalmente, non abbandonò la musica e continuò a comporre, specialmente lieder e poi sinfonie, musica da camera e messe. Tentò di farsi eseguire al teatro di Vienna, ma lui componeva opere in tedesco e a quel tempo la capitale dell’Impero era innamorata di Rossini! Lui non contestò la scelta del teatro e definì il Maestro italiano “un genio straordinario“, tanto che qualcosa del pesarese s’insinuò anche nella sua musica.

Se l’aristocrazia impazziva per Rossini, il popolo amava i valzer e Schubert compose moltissimo per la danza. Vienna era il fulcro di questo genere. La capitale dell’Impero aveva ben quattro teatri: il Burgtheater, per il dramma parlato; il Kàrntnertor Theater per l’opera e il balletto; il Theater an der Wien per il dramma, i concerti e l’opera; e il Leopoldstadt Theater per il dramma e l’opera. Non mancavano le sale minori: Josefstadt Theater, Redoutensaal, le sale da ballo dell’Hofburg, l’Aula Magna dell’Università e la Sala municipale.

A tutto ciò si aggiungeva il fatto che alcuni nobili possedevano orchestre da camera e sale da concerto nei loro palazzi e a questi si aggiunse una borghesia sempre più colta e interessata alla musica. A quest’ultimi, Schubert dedicò la sua attenzione. (Continua…)

Massimo Carpegna è direttore d’orchestra, critico musicale e compositore, con partiture lirico sinfoniche diffuse in mondovisione. E’ stato docente presso il Conservatorio di musica di Modena ed è Visiting Professor alla London Performing Academy of Music. Con “Classica&Dintorni” porterà i nostri lettori alla scoperta della musica classica e delle figure che ne hanno segnato la storia. Clicca qui per vedere tutti gli articoli.

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