L'inchiesta

La moglie di Sansa, indagata per circonvenzione di incapace, si difende: “Ho solo cercato di fare l’avvocato e avere giustizia”

E' indagata insieme a un frate 80enne, dopo la denuncia di un'amministratrice di sostegno, ma il primo esposto era stato fatto proprio dall'anziana che era andata dai carabinieri insieme a Valeria Valerio

Valeria Valerio, Raffaele Caruso

Genova. Un’accusa pesante, “concorso in circonvenzione di incapace”, quella formulata dal pm Eugenia Menichetti nei confronti di Valeria Valerio, avvocato e moglie di Ferruccio Sansa, che è stata anche sospesa con ordinanza del gip per sei mesi dall’ordine di appartenenza. Ma anche una vicenda giudiziaria (svelata solo in parte questa mattina dal quotidiano La Verità con un attacco politico al capogruppo della lista omonima in Regione Liguria) che secondo quanto trapela da qualificate fonti investigative, potrebbe avere uno sviluppo diverso, dopo l’interrogatorio della stessa Valerio e dell’80enne frate missionario Achille Boccia, interrogatori che si sono svolti pochi giorni fa, che avrebbero introdotto “nuove circostanze attualmente al vaglio della procura”.

La “circostanza” principale è che proprio Valerio aveva accompagnato nell’ottobre del 2022 la 94enne Mariangela Toncini, per la cui circonvenzione oggi è accusata insieme al frate, a presentare un esposto contro ignoti nel quale l’anziana esponeva tutto quello che le era capitato da quando era stata messa sotto amministrazione di sostegno a partire dal fatto che “nessuno, né l’amministratore di sostegno né le banche le fornivano dettagli sui suoi estratti conto, né per esempio me hanno mai chiarito intestatari e causali di numerosi bonifici partiti dai suoi conti per diverse decine di migliaia di euro” spiega l’avvocato Raffaele Caruso, che difende la moglie di Ferruccio Sansa.

Quell’esposto, presentato ai carabinieri di San Giuliano, era finito sul tavolo del pm Gabriella Marino. E la denuncia contro Valerio e Boccia, presentata dall’amministratrice di sostegno Chiara Medinelli (che ad agosto ha portato alla misura cautelare), è stata presentata un mese dopo, a novembre. Una contro-denuncia, insomma. Ma della denuncia dell’anziana, tuttavia, il pm che ha formulato le accuse, non aveva la minima traccia fino a pochi giorni fa.

Oggi Valeria Valerio, in una sorta di conferenza stampa informale organizzata nello studio del suo legale, si difende: “Se va in cortocircuito il sistema dell’amministrazione di sostegno, brucia il palazzo. Se l’amministrato non può farsi tutelare da un avvocato, se ti tolgono avvocato chi ti tutela? Io ho solo cercato di fare avvocato“.

E ripercorre nei dettagli tutta la vicenda. In base al racconto di Valerio, Mariangela Toncini, suora laica e sorella di 4 sacerdoti missionari, aveva ereditato tutto dai famigliari (in tutto nove i fratelli morti prima di lei). Aveva vissuto a Milano e fu la prima donna in Italia a diventare ministro straordinario dell’eucarestia. Una donna di fede che infatti da tempo nel testamento aveva già stabilito che il suo patrimonio sarebbe finito tutto (al momento della morte ammontava a circa 5-6 milioni di euro grazie anche al lascito di un nipote che faceva l’agente di borsa) alla diocesi di Milano.

Nel frattempo però l’anziana aveva intestato una serie di polizze alle persone che nella vita l’avevano aiutata: molti padri spirituali ma anche la sua commercialista a cui ha lasciato 500mila euro. Tognini, che aveva lavorato in banca per una vita e di numeri, titoli e conti ne sapeva parecchio, nel 2018 si trasferisce da Milano a Pegli e di fatto fa la perpetua/segretaria del parroco della chiesa di San Martino. Quando il parroco si ammala però succede qualcosa. Lei ha già 91 anni e all’improvviso si ritrova in casa una sera un avvocato, una assistente sociale e un medico: qualcuno ha deciso che la donna, a quell’età aveva bisogno di un amministratore di sostegno.

Tognini non ha mai saputo chi aveva fatto partire la procedura che l’ha messa sotto tutela. Fatto sta che si ritrova prima in una rsa e poi solo qualche mese ottiene di poter andare a vivere – da sola – perché era perfettamente autosufficiente – in una casa che aveva a Bogliasco. Lì l’anziana conosce il frate Boccia con cui si trova bene e che diventa il suo padre spirituale.
Riesce anche a farsi cambiare l’amministratore di sostegno e per avere un nome affidabile chiede a Boccia. Il nuovo amministratore di sostegno è una giovane avvocata di Bogliasco, Chiara Medinelli.

“Io da Mariangela sono stata contattata circa un anno dopo, nel 2021. Lei voleva un aiuto per sapere ‘chi le aveva messo il cappio al collo dell’amministrazione di sostegno’ – racconta Valerio – e voleva informazioni sui suoi conti correnti e sul perché ad esempio il conto corrente che aveva era stato spezzettato in 5 conti diversi”.

Valerio a quel punto, con la nomina delle sua assistita, contatta la collega, prima informalmente “ma senza ottenere risposte ne tantomeno i documenti che avevamo chiesto”, poi comincia con le istanze fatte al giudice tutelare. “Il problema è che in questa vicenda io sono stata nominata da Tognini proprio per tutelarla da come era gestita l’amministrazione di sostegno, che è una questione molto delicata soprattutto nei confronti di una persona anziana che non ha nessuno. Lei voleva sapere delle cose precise sui suoi conti e rivendicava una maggiore autonomia anche rispetto a decisioni che le erano state imposte”. “Le hanno imposto una visita medico legale a sorpresa scelto dall’amministratore di sostegno con uno psichiatra con cui non si trovava bene e che nemmeno voleva farmi entrare al momento della visita”. Circa le condizioni mentali dell’anziana emerge un contrasto tra quanto scrive il pm Menichetti che parla di “deterioramento cognivo” e quanto afferma Valerio che definisce la donna come “molto attiva e molto lucida e determinata, a volte anche troppo e inamovibile nelle decisioni che prendeva”. Ma anche sul punto l’avvocato Valerio ribadisce: “Io ho fatto più volte istanza di una CTU, perché me le hanno sempre respinte?”.

Quello che lamenta Valerio, che davvero ha fatto la ‘crocerossina’ (con la croce rossa è stata anche in Kosovo), è che “il mio ruolo di avvocato era proprio quello di tutelare la mia assistita da una gestione totale del suo patrimonio da parte dell’amministrazione di sostegno su cui lei voleva almeno delle spiegazioni. Non se ne faceva niente dei soldi, tanto che mi disse una volta ‘Possono anche rubarmi dei soldi pure se vogliono, basta che mi facciano vivere”.

In tutto questo il giudice tutelare non ha mai “autorizzato” la nomina dell’avvocato Valerio: “Ma non doveva autorizzarlo – dice l’avvocato Caruso – abbiamo studiato la questione. Non sarebbe concepibile che un amministrato chieda il supporto di un legale proprio per vegliare sull’amministrazione di sostegno e per farlo debba chiedere l’autorizzazione al giudice, sarebbe un cortocircuito nel diritto di difesa. A chi altro potrebbe rivolgersi?”.

La mancata ‘autorizzazione’ ha probabilmente concorso al fatto che che quando Valerio presenta la parcella al giudice di 23 mila euro (“E’ stata Mariangela Tognini a insistere, dicendo che lavoravo gratis da un anno e mezzo e questo svalutava la mia professione”dice Valerio), questa parcella viene respinta.

Nel frattempo a Boccia (che era già cointestatario con un altro religioso di due polizze, una da 455mila euro e una da 110mila entrambe autorizzate dal giudice) e alla stessa Valerio, l’anziana nell’estate del 2022 vuole intestare una polizza a testa, ciascuna da 265mila euro, ma queste due polizze non vengono invece autorizzate. “Anche in questo caso non è stata data nessuna spiegazione. Io fra l’altro ho saputo che una polizza era intestata a me solo la sera prima, non la volevo nemmeno, non ho firmato niente né dato un documento, ma lei voleva intestarmi la polizza soprattutto dopo che non mi era stata pagata la parcella”.

Mariangela Tognini muore a gennaio di quest’anno: “Era stufa e arrabbiata per come la stavano trattando e lei che era sempre stata attiva, a un certo punto non aveva più voglia di vivere” racconta ancora Valerio.

Boccia, che ha oltre 80 anni, dopo la morte dell’anziana, versa a Valerio circa 130mila euro: “Mi ha detto che Mariangela voleva assolutamente che avessi un po’ di quei soldi. Abbiamo fatto un atto pubblico per quella donazione. Li volevano dare a un’organizzazione umanitaria in beneficienza anche se Mariangela non mi aveva chiesto questo”. Nel frattempo però vengono utilizzati per l’acquisto di una casa in centro storico. “Io non sono vittima di Ferruccio – conclude – La responsabilità me la prendo, perché cerco la verità e la giustizia“.

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