Riqualificazione

Savona, con “Milk” la galleria del Garbasso riapre e cambia veste: “Una ferita che viene risanata”

Colori, musica e luci per rivivere questo luogo chiuso da anni, il passaggio rimarrà aperto dal 16 al 18 dicembre

Milk galleria Garbasso Savona

Savona. Colori, luci e musica. La galleria del Garbasso riprende vita e cambia veste con Milk, un’opera pubblica ideata dall’artista Silvia Celeste Calcagno e curata da Raffaella Perna.

Il progetto, presentato questa mattina nella Sala Rossa del Comune di Savona, rientra nell’ambito della rassegna d’arte contemporanea Connexxion e sarà inaugurato il 16 dicembre alle ore 18. La galleria, che collega via Paleocapa a via Famagosta, rimarrà aperta per tre giorni: l’installazione sarà fruibile anche sabato 17 e domenica 18 dicembre dalle 10.00 alle 19.30.

L’evento, che prevede il patrocinio del Comune di Savona e dell’assessorato alla Cultura, è stato possibile anche grazie alla collaborazione dell’Ente Scuola Edile e dei Custodi del Bello della città di Savona. Alla presentazione hanno partecipato l’assessore alla Cultura Nicoletta Negro, l’artista Silvia Celeste Calcagno, la curatrice Raffaella Perna e il vicepresidente dell’associazione Storia Patria Rinaldo Massucco.

A Savona non era mai accaduto che l’arte entrassse nella città – commenta l’assessore Negro -, stiamo crescendo dentro a questo nuovo modo di raccontarsi. La città sta rispondendo molto bene”. E sull’opera nel tunnel: “L’impatto emotivo sarà la cosa più pregnante, scopriremo quale sarà la reazione dei savonesi. La galleria, già spoglia delle sue funzioni originarie, vuole divenire un luogo in cui ogni abitante possa riconnettere tra loro due realtà, quella fisica e quella mentale, ritrovando al suo interno un’eco delle proprie ferite passate e nel contempo un richiamo verso un Altrove”. L’obiettivo di medio termine dell’amministrazione comunale è riaprirlo: “Il nostro intento è continuare a utilizzare questo luogo. E’ nell’elenco dei beni comuni ed è iniziata l’intelocuzione con i commercianti della zona, vorremmo fare qualcosa di continuativo e non un progetto isolato”.

L’artista Silvia Celeste Calcagno spiega il nome dell’opera: “È il Latte, il primo nutrimento, il candore, la purezza, ma anche la dipendenza da un altro individuo, da un amore che nutre e/o avvelena, è dipendenza materna, origine, alimento che non si può rifiutare. Milk racchiude un concetto che mi interessa indagare: ogni dipendenza porta con sé intensità, piacere e dolore, racchiude la contraddizione e un mistero che difficilmente si svela totalmente, così come non si possono svelare del tutto i segreti di cui il tunnel è stato testimone“.

Emozionata l’artista racconta come è nata l’idea: “Con questa opera una ferita sarà in qualche modo sarà risanata. Mi è apparsa la scenografica immagine di un cancello in ferro violentato da qualche graffito e incorniciato da due scalinate gemelle. Quello poteva essere il mio “non luogo”, dove ora il nulla regna. Da poco ho perso l’uomo che amavo, una parte della mia vita, del mio corpo, della mia anima. Si sono sovrapposte due immagini, da un lato la morte, che conduce altrove e dall’altro questo ingresso misterioso, chiuso dagli anni ‘80, che con discrezione è fermo a guardare la città passare, la gente ignara e distratta; un ingresso che osserva sapendo di non essere osservato. La galleria è avvolgente nonostante l’aria trasandata”.

“Il progetto – prosegue Calcagno – parte da quello che esattamente è: un organo/utero che da un punto arriva ad un altro; l’ho immaginato rosso, il colore del sangue, della vita, lo scorrere del tempo, l’interno. Attraverso il colore, la luce e un’installazione sonora realizzata site specific dall’artista fiorentino Luca Fucci, i lembi della ferita possono avvicinarsi e rimarginarsi“.

La curatrice Raffaella Perna presenta l’opera e il contesto artistico nel quale si sviluppa: “Il progetto di Silvia si inserisce in un processo di ripensamento delle opere di arte pubblica. Secondo Simmel lo spazio non è di per sè una forma, ma produce forma. Lo spazio è una costruzione sociale e consapevole di questa definizione Silvia ha iniziato a lavorare. E’ riuscita a trasformare lo spazio urbano in una sorta di corpo, un’arteria pulsante che vive attraverso il colore. Dipingendo il tunnel di rosso e animandolo con l’installazione sonora progettata da Luca Fucci, l’artista ha trasformato l’ambiente in un’arteria viva che si apre alla fruizione della comunità. Con Milk lo spettatore è invitato a vivere l’opera con tutto il suo corpo all’interno di un ambiente reso vivo. Questo spazio da una parte ha un senso collettivo che può essere vissuto dalla comunità, dall’altra rimanda all’interno del corpo”.

Il vicepresidente di Storia Patria Massucco ricorda l’origine: “Quel passaggio è uno dei 12 rifugi antiaerei risalenti alla seconda guerra mondiale. Tutti i manufatti costruiti dall’uomo secondo noi devono essere conservati soprattutto se oggi possono costituire una risorsa”.

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