Bilancio

Caprioglio a tutto tondo: “Al mio arrivo polvere e macerie, ora costruite le basi. Rimpianti? No”

“Non ho mai cercato il consenso, la politica deve avere il coraggio di dettare l’agenda. All’inizio temevo di non essere in grado, ho studiato tanto. Mai cercato consenso, ma ai cittadini vanno spiegate le scelte. I contrasti? L’oblio è la miglior vendetta…”

ilaria caprioglio

Savona. Si è tenuta stamattina, 21 giugno 2021, a cinque anni dal giuramento (il 22 giugno 2016), la conferenza stampa di fine mandato del sindaco di Savona Ilaria Caprioglio che ha scelto la sala rossa di palazzo Sisto: “Questo è l’esempio plastico di come ho trovato il Comune e come lo lascio: con pavimenti e infissi nuovi e un maxischermo”.

“Chi inizia a fare il sindaco sale su un treno in corsa che ha già tutta una progettualità pregressa che va mantenuta. Ho sempre creduto nel principio di continuità amministrativa, le cose valide vanno portate avanti: l’ho dimostrato col bando di riqualificazione delle periferie urbane”, inizia così il discorso di Caprioglio.

In un vero e proprio “flusso di coscienza”, in parte già anticipato venerdì scorso in occasione della presentazione del candidato sindaco del centro destra per le prossime elezioni amministrative, ha affrontato diversi temi: dai rapporti tra i partiti che hanno minato più volte la stabilità della giunta, passando per la difesa delle scelte fatte e l’ammissione di aver commesso talvolta errori, senza trascurare l’aspetto umano di un impegno che coinvolge a 360 gradi come quello di primo cittadino.

Il bilancio e i progetti futuri

Cinque anni spesi al servizio della comunità, “imprestata” così, quasi all’improvviso, per un periodo alla politica, ma già tantissimi progetti per il futuro, quando da ottobre non rivestirà più questo ruolo.

“Sono stata ‘imprestata’ alla politica, ma è un termine sbagliato: ogni cittadino dovrebbe in qualche modo mettersi al servizio della comunità, mettendosi a disposizione con impegno ad esempio nel sociale o in ambito culturale. Io l’ho fatto portando nelle scuole italiane un progetto sulla cultura del rispetto, un’attività che ho dovuto ridurre in questi anni ma ripartirò”.

Uno sguardo al futuro: “Cosa farò da grande? Fino a 47 anni ho lavorato con impegno e passione sui miei temi, tornerò a farlo. Continuo la collaborazione mensile con Wall Street Italia con una rubrica in cui mi occupo di agenda 2030 e buone pratiche sostenibilità. Poi avrò un altro progetto di una piattaforma televisiva in cui mi hanno proposto delle pillole di interviste sempre riferite ad Agenda 2030. Proseguo la mia collaborazione all’interno del dipartimento di Scienze Giuridiche dell’università Unimeier di Milano”.

Non manca la riflessione sulle implicazioni che questo lavoro ha avuto sulla vita privata: “E poi tornerò alla famiglia, che in questi 5 anni ho trascurato… devo dire che è stato un miracolo che la relazione con mio marito sia rimasta e anzi si sia cementata… quando entri in politica la tua famiglia diventa la città ed è difficile aver tempo per la famiglia. Forse a volte mi sono fatta fin troppo carico dei problemi, portandoli a casa. Ricordo episodi che rimarranno indelebili, e che non si sono conosciuti perché non ho mai spettacolarizzato. Ricordo un malato terminale che ho cercato di aiutare, una mamma che ho provato ad aiutare nel suo ultimo desiderio… tanti episodi, ed è quello che deve fare un sindaco che vive la città come comunità, con la frustrazione di non riuscire a fare tutto quello che ci sarebbe da fare”.

I problemi affrontati

E’ stato sottolineato come tante soluzioni ai problemi della città non possono essere immediate ma hanno bisogno di tempo, da questo presupposto nasce l’esigenza di programmare sul medio e lungo periodo l’agenda politica. A partire dall'”enorme lavoro di sistemazione del bilancio”.

“Ci sono ancora tanti problemi irrisolti, ma posso dire che si qualcuno è avviato verso la risoluzione. Un esempio su tutti il problema rifiuti: si è cercato di rimediare, siamo arrivati al commissariamento e nonostante la pandemia siamo arrivati al nuovo soggetto gestore e a quella che sarà una vera e propria rivoluzione in città. Con il porta a porta bisogna che il cittadino inizi a differenziare ma anche a produrre meno rifiuti, attraverso acquisti consapevoli. I primi mesi saranno durissimi: se cuciniamo pesce vorremmo poter gettare l’umido dopo due ore e invece dovremo cercare l’ecobus o conservarlo da qualche parte, ma credo sia un dovere civico”.

“Si è visto poco l’enorme lavoro di sistemazione del bilancio. Si sapeva da subito che non avrebbe generato consenso, è successo anche a Gervasio; ma se uno ha senso civico e ha a cuore la comunità fa questo. Quando siamo arrivati abbiamo trovato tante macerie e un po’ di polvere sotto i tappeti. Certa politica ti dice che dovresti metterci sopra fiorellini, alla ricerca di consenso immediato; e invece devi cercare di levarle, ripartire dalle fondamenta e poi magari riesci a costruire solo il pianterreno, e chi verrà dopo costruirà gli altri piani. Non mi dà fastidio che chi arriva dopo di me raccolga i frutti, per me l’importante è che chi verrà non cerchi il ‘qui e adesso’ ma lavori per le future generazioni. Il problema delle amministrazioni è il depauperamento degli enti e del personale. Abbiamo lanciato un piano assunzionale che non si vedeva da anni”.

Una visione, quella della giunta Caprioglio, che ha seguito gli obiettivi sanciti dall’Agenda 2030: “Amministrare significa gestire l’emergenza e l’urgenza ma anche avere visione, capire dove la città vuole andare. L’opposizione ha detto più volte che non avevamo visione: ma i documenti dicono che la visione c’era. Già nel 2016 avevo ben chiara l’Agenda 2030. Fin da subito mi ci ero accostata a qeusti temi che già mi interessavano professionalmente, prima di diventare sindaco: quando sono diventata primo cittadino ho ampliato la visione, fatto una raccolta dati per capire lo stato della città e da lì sono partita per indirizzare le politiche. E’ stato difficile lavorare per sottrazione. Avevi 20 emergenze e risorse solo per 8, dovevi scegliere. Ho lavorato sempre con grande passione e dedizione, senza risparmiarmi. Ho fatto errori, ma sempre in buona fede“.

“Sempre ripiegati e succubi di autorità portuale? Non è vero. Io forse ho lavorato col mio stile, non gridato, ma vi assicuro che sono stata molto inflessibile e determinata su tante partite. E quando non si concludevano come dovevano concludersi mi sono fatta sentire. Tra istituzioni il rispetto è fondamentale, perché dobbiamo essere d’esempio per la comunità”.

Un’altra stoccata ai partiti che la avrebbero dovuta sostenere, ma anche a quelli di opposizione: “Tutti i partiti, sia a destra sia a sinistra, devono rivedere il loro ruolo: tornare a riunirsi intorno a un’idea condivisa, non a un leader. Esiste solo la persona, nell’adesso, nel preciso momento, senza più formare un progetto, un disegno. La politica deve smettere di vivere in questo modo, agganciare il consenso perché votiamo ogni sei mesi. Deve avere il coraggio di dettare l’agenda, non di seguire l’onda di quello che le persone pensano e dicono appiattendosi su questo per fare consenso”.

Sono un’inguaribile ottimista? Sì, e continuerò a esserlo. Lo dobbiamo ai nostri figli, che hanno risorse meravigliose ma modelli che meno male che non guardano… Disaffezione per la politica, la religione ‘frana’, non si può che scadere nel consumismo”.

Il rapporto con l’opinione pubblica

Un’amministrazione che ha adottato decisioni difficili da spiegare e talvolta dai risultati poco evidenti nel breve periodo che hanno complicato il rapporto tra giunta e cittadini.

Ricordo quanti attacchi ho ricevuto a inizio pandemia per non aver sanificato la città con ipoclorito di sodio. Ma mi ero consultata e sapevamo che non serviva a nulla, anzi era dannoso. Farlo avrebbe creato consenso, ma al cittadino vanno spiegate le cose, non gli vanno raccontate frottole. Devi dirgli che ti dispiace per il disagio, che lo comprendi, perché anche tu vivi in città e ti danno fastidio le cose che non funzionano. Io l’ho fatto con una maggioranza silenziosa di persone che non urlano sui social. Quando ho fatto l’ordinanza sulle deiezioni dei cani, di cui vado fiera, probabilmente ho sbagliato a comunicarla (ho fatto un’ordinanza ed ero convinta che sarebbe stata letta tutta, invece è emerso un divieto che non c’era…) ma ho avuto il coraggio di puntare sul senso civico. Il liberi tutti faceva consenso”.

Una riflessione sulla comunicazione, strumento principale per spiegare le proprie scelte ai cittadini: “Noi abbiamo avuto un problema di comunicazione: ho sempre pensato a comunicare dopo aver fatto, mentre a volte era necessario comunicare prima. Ma da un lato abbiamo la continua campagna elettorale, il cercare sempre e solo la risposta; invece secondo me a un certo punto politica e amministrazione devono incontrarsi, se rispondo una cosa ai giornali poi devo realizzarla. L’anno pandemico ha un po’ ridisegnato tutto… dobbiamo rivedere tanti percorsi, i momenti di cesura ci devono dare la forza e il coraggio di percorrere nuove strade”.

“Forse anche per troppa riservatezza ho avuto un rapporto moderato con la stampa, ho sempre risposto ma mai cercato per dare una notizia. La difficoltà enorme che riscontro, ma che riscontro ovunque, è il fatto che è difficile comunicare ai cittadini. C’è chi si informa, ma sono pochissimi: la maggior parte della gente non sa nulla di ciò che fa il Comune, bisogna trovare il modo di intercettarla. Anche i giornali non bastano: quante persone oggi leggono il giornale? E quante lo fanno approfondendo?”

La squadra

Rimpianti non ne ho, è stata una esperienza con luci e ombre ma non ho rimpianti. Avrei voluto poter fare di più su alcune partite. L’oblio è la miglior vendetta e il miglior perdono. All’interno di una amministrazione ci sono tante persone con teste diverse, non si può andare d’accordo con tutti. Ho sempre cercato di mediare, non sempre ci sono riuscita“.

Torna sui ringraziamenti fatti solo “a metà” giunta venerdì pomeriggio: “Per quanto mi dipingano come persona altezzosa, io sono una che si pone sempre in difetto. Anche quando mi proposero di fare il sindaco riflettei a lungo, temevo di non essere un grado. I primi mesi ho studiato ogni giorno da mezzanotte alle due. Quindi non giudico la squadra, non mi permetto di giudicare nessuno: chi sono io per farlo? I ringraziamenti che ho fatto in provincia, ho visto che sui giornali hanno scatenato polemiche… io non ho ringraziato i più bravi, ma coloro che in questo periodo mi sono stati più vicini. La mia scelta l’avevo presa già l’anno scorso, ma più mi avvicinavo al momento della fine più mi spiaceva. In quei mesi in cui comunque la riflessione c’è stata, quelle persone mi hanno chiamato, umanamente le ho sentite vicine”.

Una giunta molto litigiosa: “Secondo me non erano necessari nove Montaldo: ognuno ha le sue peculiarità, c’è chi è più attento al cittadino, chi alla parte politica e chi è più tecnico. Il rimpianto che ho, quello sì, è che negli ultimi tempi non siamo andati tutti nella stessa direzione. Davanti al cittadino noi abbiamo sempre fatto squadra: usavo sempre il ‘noi’ tranne quando c’era da chiedere scusa, in quel caso lo facevo io anche se non ero autrice materiale dell’errore. Non immaginavo invece che certe persone dicessero ‘quello non si può fare perché il sindaco non vuole’. Perché magari andava a beneficio di un singolo ma non della comunità”.

Ancora recentemente, c’è stato il rischio terremoto in giunta, poi scongiurato alla decisione di Caprioglio, quando Massimo Arecco ha lasciato il suo partito di appartenenza: “Quando il vicesindaco Arecco si è dimesso sono andata al Tg e ho detto ‘non si tocca’. Nonostante gli scontri lo stimo, quindi non lo tocco e provino i partiti a dirmi di toglierlo. Che ci provino… farò cadere il Comune prima della fine. Ma con persone come Rodino, Romagnoli, Scaramuzza o Montaldo ho sentito quella vicinanza che non era solo del collega di giunta, ma dell’amico che mi vedeva molto turbata. Ero un po’ dibattuta nella scelta”.

“Un sindaco non può lavorare in serenità quando sa di camminare costantemente su un crinale in cui rischia di scivolare sull’abuso d’ufficio o sull’omissione d’atti d’ufficio mettendo o non mettendo una firma. Ma non ho mai spinto la palla avanti per evitare decisioni impopolari o rischiose. E – conclude Caprioglio – le prenderò fino all’ultimo: lo vedrete, ve ne darò un esempio”.

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