"il ritorno"

Presunto giro di intestazioni fittizie di beni: Fameli, Domenicale e un “prestanome” rinviati a giudizio fotogallery

Il processo inizierà a settembre: secondo l'accusa Fameli aveva aggirato la misura di prevenzione personale, ma anche "lavato" dei contanti attraverso la Banca d'Italia

Savona. Inizierà a settembre il processo che vedrà imputati Antonio Fameli, 77 anni, Fabio Domenicale, di 46, e Noemi Fugassa, per un presunto giro di intestazioni fittizie di beni. Questa mattina il gup Francesco Meloni ha infatti accolto le rcihieste di rinvio a giudizio avanzate nei loro confronti dal pm Ubaldo Pelosi.

L’operazione nella quale erano finiti nei guai i tre era stata battezzata “Il ritorno” dai carabinieri del Nucleo Operativo Provinciale di Savona. Fameli e Domenicale, entrambi residenti a Loano, devono rispondere (il primo per più espisodi, il secondo soltanto per uno) dell’acccusa di attribuzione fittizia di titolarità o disponibilità di somme di denaro (articolo 12 quinquies della legge 356/92). Solo Fameli invece deve rispondere, anche di omessa comunicazione, essendo sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale, della disponibilità di denaro (articolo 76 c. 7 D.lvo 159/11) e per impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (articolo 648 ter). Infine Fugassa è accusata di aver aiutato Fameli ad aggirare la misura di prevenzione personale facendosi nominare amministratrice di un’attività che, di fatto, sarebbe stata gestita da Fameli.

L’indagine sulle presunte irregolarità si era concretizzata attraverso pedinamenti ed intercettazioni. Proprio monitorando Fameli i carabinieri avevano scoperto una serie di operazioni sospette legate all’intestazione fittizia di beni e al “lavaggio” di denaro attraverso la Banca d’Italia.

Uno degli immobili che secondo gli inquirenti era stato acquistato da Fameli attraverso un prestanome, Noemi Fugassa appunto, è il chiosco “Loano Beach” sul lungomare loanese, ma l’attenzione del faccendiere sarebbe stata anche su un complesso immobiliare della Riviera.

Per quanto riguarda il filone dei contanti “ripuliti”, secondo i militari, da gennaio a maggio del 2015 Fameli aveva depositato circa 115 mila euro in contanti e altri 13 mila sono stati sequestrati durante uno degli ultimi tentativi di effettuare il cambio.

Il sistema usato per il “lavaggio” dei contanti sarebbe stato semplice: attraverso dei collaboratori, tra cui anche lo stesso Domenicale, ingenti somme di denaro in banconote da 500 euro volutamente rovinate venivano portate negli sportelli della Banca d’Italia per essere cambiate. Così facendo, secondo gli inquirenti, il contante tornava “pulito” nella disponibilità di Fameli.

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