Savona. Sono stati fissati per domani mattina gli interrogatori di Antonio Fameli, 77 anni, e Fabio Domenicale, di 46, finiti ai domiciliari all’alba di ieri in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Savona Filippo Maffeo su richiesta del pm Ubaldo Pelosi.
Sarà proprio il giudice Maffeo ad interrogare i due arrestati, entrambi assistiti dall’avvocato Gian Maria Gandolfo. L’operazione durante la quale sono state eseguite le due misure cautelari, ma sono anche state denunciate dieci persone, è stata battezzata “Il ritorno” dai carabinieri del Nucleo Operativo Provinciale di Savona.
Fameli e Domenicale, entrambi residenti a Loano, sono accusati di attribuzione fittizia di titolarità o disponibilità di somme di denaro (articolo 12 quinquies della legge 356/92) e, solo il primo, anche di omessa comunicazione, essendo sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale, della disponibilità di denaro (articolo 76 c. 7 D.lvo 159/11) e per impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (articolo 648 ter).
L’indagine su Fameli, che ha preso le mosse dall’operazione che nel marzo scorso, si è concretizzata attraverso pedinamenti ed intercettazioni. Monitorandolo i carabinieri hanno scoperto una serie di operazioni sospette legate all’intestazione fittizia di beni e al “lavaggio” di denaro attraverso la Banca d’Italia.
Uno degli immobili che secondo gli inquirenti era stato acquistato da Fameli attraverso un prestanome è il chiosco “Loano Beach” sul lungomare loanese, ma l’attenzione del faccendiere sarebbe stata anche su un complesso immobiliare della Riviera.
Per quanto riguarda il filone dei contanti “ripuliti”, secondo i militari, da gennaio ad oggi Fameli aveva depositato circa 115 mila euro in contanti e altri 13 mila sono stati sequestrati durante uno degli ultimi tentativi di effettuare il cambio.
Il sistema usato per il “lavaggio” dei contanti sarebbe stato semplice: attraverso dei collaboratori, tra cui anche lo stesso Domenicale, ingenti somme di denaro in banconote da 500 euro volutamente rovinate venivano portate negli sportelli della Banca d’Italia per essere cambiate. Così facendo, secondo gli inquirenti, il contante tornava “pulito” nella disponibilità di Fameli.