Vado L. Tra le 106 e le 240 persone “salvate” e un risparmio di costi per la collettività di 150-210 milioni in termini di danni sanitari e ambientali in 24 mesi. Sono i numeri forniti dalla Rete Savonese Fermiamo il Carbone che, nel giorno del secondo anniversario del sequestro della centrale termoelettrica Tirreno Power di Vado Ligure, ribadisce la convinzione che lo spegnimento dell’impianto abbia portato grandi benefici per la salute dei cittadini.
In una nota la Rete spiega in dettaglio i numeri: “Secondo le proiezioni su 24 mesi di 3 studi internazionali (che collimano con i dati rilevati dalla Procura e del GIP, anche se effettuati con metodologie molto diverse) indicativamente e presuntivamente si sono salvate da 106 persone (esclusi i tumori) a 240 persone (inclusi i tumori), e si risparmieranno costi per la collettività per almeno per 150-210 milioni di danni sanitari e ambientali (sempre ogni 24 mesi). Quali dei soggetti anche istituzionali che in questi mesi hanno sostenuto l’azienda, avrebbe preferito tenere in funzione i due gruppi, anche a costo di queste morti premature? E’ un ‘effetto collaterale’ che possono ritenere ‘sostenibile’ per la nostra comunità?”.
“Chiunque provi a sostenere la riapertura a carbone – attaccano gli esponenti della Rete Savonese Fermiamo il Carbone – non può non essere a conoscenza di questi dati, e si assumerà la responsabilità di queste scelte. Secondo l’inchiesta della Procura savonese e l’ordinanza di sequestro del GIP, nel periodo intercorrente tra il 1.1.2005 ed il 31.12.2010 (72 mesi) sono attribuibili alla centrale 586 casi di ricoveri di bambini per patologie respiratorie e asmatiche; 2.097 casi di ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiache; nel periodo intercorrente tra il 1.1.2000 ed il 31.12.2007 (96 mesi) un numero di morti per malattie cardiovascolari e respiratorie pari a 427”.
“Quindi nei 24 mesi di chiusura centrale presumibilmente si sono evitate 106 morti premature (ad esclusione delle forme tumorali), 195 casi di ricoveri di bambini, 699 ricoveri di adulti. Sempre la Procura, che si è avvalsa dei parametri definiti dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) nel rapporto tecnico del 2011, ha calcolato sotto il profilo economico (per gli anni presi in esame dalla consulenza epidemiologica e in relazione ai ricoveri e decessi) 746 milioni di euro di danni sanitari sulla base del modello matematico ed in Euro 894 milioni sulla base del modello a recettore, per cui in media, in 24 mesi si sono evitati costi sanitari e ambientali per circa 205 milioni di euro” precisano dal movimento anti carbone.
Dalla Rete Savonese vengono poi presi in esame altri studi: “Secondo quello dell’Università di Stoccarda/Istituto Somo del 2012 la centrale di Vado (definita la più ‘letale’ in assoluto in Italia) nell’anno 2010 ha provocato 120 morti premature, per cui nei 24 mesi di chiusura si presume che indicativamente si siano evitate 240 morti premature. Secondo lo studio Lancet del 2007 per una centrale con produzione a carbone di 1.000 Gw/h ogni anno si prevedono 24,5 morti premature, 225 casi di malattie gravi, 13.288 casi di malattie minori. Quindi, per una centrale che produce di 4.500 Gw/h come quella di Vado Ligure, in 24 mesi di chiusura si prevede indicativamente che possano essersi evitate indicativamente 220 morti premature, 2.025 casi di malattie gravi, e 119.592 casi di malattie minori”.
“Secondo lo studio Externe dell’Unione Europea del 2005 una centrale come quella di Vado Ligure produce 142 milioni di euro di danni annui complessivi (sanitari, ambientali, per CO2, ecc), per cui nei 24 mesi di chiusura si sono risparmiati 284 milioni di euro di danni, di cui 45 milioni di danni sanitari (dato comunque sottostimato, dato che negli anni le metodologie di calcolo di danno ambientale per centrali a carbone sono diventate molto più sofisticate). Ecco quindi i benefici di 24 mesi di spegnimento dei gruppi 3 e 4 a carbone: indicativamente da 106(esclusi i tumori) a 240 persone (inclusi i tumori) si sono salvate, e si risparmieranno costi per almeno 150-210 milioni di danni sanitari e ambientali” aggiungono dalla Rete.
“Questi dati inconfutabili mettono definitivamente a tacere coloro che sostengono che a Savona la situazione sanitaria è ottimale, e che siamo quindi di fronte a una ‘crisi misteriosa’. La Magistratura di fronte a questi dati allarmanti è stata costretta a intervenire per evitare la ‘prosecuzione di un reato’, in una situazione di disastro ambientale e di rarefazione lichenica, e per colpire un ‘disegno criminoso’ che ha comportato danni devastanti per la comunità savonese” concludono dalla Rete Savonese Fermiamo il carbone.