Savona. Assenza della certificazione di prevenzione incendi, della relazione sul superamento delle barriere archittettoniche, dell’adeguamento alla normativa antisismica e del collaudo statico. Un elenco di requisiti fondamentali, che ogni edificio deve avere per essere considerato a norma e non servirebbe un esperto per capirlo. Se a questi si aggiungono una dichiarazione di inagibilità e moltissime altre carenze sotto diversi aspetti si ottiene la fotografia dello stato del palazzo di giustizia di Savona: una struttura che, allo stato attuale, andrebbe chiusa.
A certificarlo è l’accertamento tecnico preventivo eseguito per verificare stabilità, idoneità, agibilità e sicurezza del palazzo. Lo studio, effettuato grazie ad un ricorso presentato al tribunale dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Savona su mandato dell’Assemblea generale, ha prodotto dei risultati sconvolgenti. Che la situazione della struttura non fosse delle migliori era cosa nota, ma le conclusioni alle quali sono arrivati i tre consulenti, il presidente (uscente) dell’Ordine degli ingegneri, Marco Gaminara, l’architetto Emanuele Auxilia e il geometra Giovanni Guardone, già in forza all’Ufficio tecnico comunale di Alassio, nominati dal giudice Alberto Princiotta, fanno davvero venire i brividi.
Nella relazione peritale depositata lo scorso 24 aprile, in più di 30 pagine, si evidenziano tutte le criticità del palazzo che risulta essere totalmente fuori norma e, di conseguenza, inagibile. Gli esperti hanno rilevato: la mancanza del parere dell’Asl 2, l’assenza della certificazione di prevenzione incendi, dell’accatastamento, della relazione sul superamento delle barriere architettoniche, dell’adeguamento alla normativa antisismica, del collaudo statico relativo alla sopraelevazione effettuata.
E ancora: non sono state completate le opere né redatto il progetto di restauro statico relativo alle opere urgenti richieste a seguito dei cedimenti occorsi nell’anno 2003, i singoli piani non sono idonei alla destinazione di archivi correnti “perché non è coerente con il progetto delle strutture”, non sono garantite le vie di esodo, i limiti di frequentazione per numero di persone sono tali da non consentire l’ordinario accesso agli uffici e alle aule di udienza, il sistema di areazione e condizionamento non è idoneo ed è precaria la conservazione complessiva del manufatto stesso con particolare riferimento all’aula magna e alla cosiddetta “vela” in vetro.
Infine, rispondendo ad un preciso quesito sull’idoneità all’assorbimento nella sede centrale del carico della sezione distaccata di Albenga, i consulenti non hanno avuto dubbi nel rispondere negativamente. Il presidente dell’ordine degli avvocati Fabio Cardone precisa che “la struttura del Palazzo di Giustizia risulta non adeguata rispetto all’affolamento reale, alla disponibilità di spazi per il personale, alla disponibilità di aule di udienza in relazione ai carichi di lavoro svolti nonché alla massa dei documenti da conservare negli spazi destinati all’archiviazione”.
Alla luce dell’esito dell’accertamento tecnico preventivo gli avvocati savonesi si sono mobilitati ed hanno trasmesso l’elaborato agli enti ed autorità competenti: Prefettura, sindaco di Savona, Procura, Corte d’Appello, Ministro della Giustizia e Consiglio Nazionale Forense. “Adesso attendiamo delle risposte” ha precisato il presidente dell’Ordine Cardone che, insieme ai colleghi, ha deliberato lo stato di agitazione.
“Aspettiamo che ci vengano comunicati con urgenza i provvedimenti adottati e che si intende adottare. Invitiamo le Autorità ad un incontro aperto per valutare proposte ed iniziative, anche alternative, per porre rimedio alla criticità della situazione” conclude Cardone. L’unica cosa certa è che il tribunale non è a norma e, in queste condizioni, andrebbe chiuso. Un provvedimento che si scontra con l’esigenza di far proseguire l’attività giudiziaria savonese che, privata della sua sede, andrebbe ovviamente in tilt. Se in gioco però c’è la sicurazza di tutte le persone che lavorano e che frequentano il palazzo ogni giorno, è opportuno che qualcosa si muova ed anche in fretta.