Lettera al direttore

Giro di Padania: le riflessioni di Nicolick

A freddo ritengo sia utile fare delle considerazioni su quanto avvenuto nel corso di questa manifestazione, transitata per Savona, che comunque rimane ed è una manifestazione sportiva. Potremmo chiamarla con qualsiasi nome, giro del partito democratico, pedalata pedemontana, corsa dei quattro cantoni ma questo evento ha le caratteristiche di qualsiasi gara sportiva ciclistica. Innanzi tutto, sono stupito che una città Medaglia d’oro per la Resistenza, abbia avuto questo tipo di comportamenti chiaramente antidemocratici e decisamente squadristici e in alcuni casi violenti, verso atleti che avevano l’unico torto di voler partecipare ad un gara sportiva.

Ho sempre pensato che questa medaglia d’oro conferita a Savona per meriti acquisiti nel corso della lotta antifascista, sia stata concessa per un grande amore verso la libertà di pensiero ma osservando i filmati delle gesta dei democratici savonesi mi sembrava di guardare delle gesta risolutamente squadristi di vecchia memoria che nulla hanno a che fare con la Resistenza, tanto decantata e santificata.

La gestione organizzativa di questo evento è stata catastrofica e pressappochista e mi viene il sospetto che qualcuno abbia sabotato, in modo non del tutto velato questa gara, disperdendo i ciclisti per le vie della città e mettendoli nelle condizioni di protezione inesistente e quindi di potere essere aggrediti dai soliti idioti che in queste situazioni ci campano e non vedono l’ora di menare le mani anche solo per avere un attimo di notorietà.

Molto ridicoli e comici, mi sono parsi alcuni amministratori locali savonesi, sindacalisti e alti papaveri della gauche che hanno improvvisato un sit in per le strade dove passava il giro padano, forse era meglio che si fossero portati le loro poltrone e poltroncine per non avere un contatto troppo duro e ruvido con il fondo stradale e certamente avrebbero avuto un aspetto più autorevole, ve li immaginate quando si saranno rialzati, che fatica per l’artrosi che sicuramente li affligge oltre al peso di certe pance? Si saranno fatti aiutare da qualche compagno presente?

Molto divertente è anche il ritrovato amore per il Tricolore, simbolo patriottico, pochi anni fa considerato troppo nazionalista e addirittura definito fascista, da parte di esponenti della sinistra e dai loro ascari e gregari, che ora e in tempi molto conformistici, tendono a manifestare verso la bandiera nazionale, con un attaccamento viscerale un po’ troppo sospetto. Un tempo il tricolore veniva mostrato da certi soggetti solo in occasione di vittorie della Nazionale di calcio, accompagnato da caroselli di auto e moto con strombazzamenti generalizzati, si vede che i tempi cambiano e che il tricolore va a braccetto con gli insulti e le aggressioni a degli atleti che partecipano ad un gara ciclistica.

Insomma, mi sento di solidarizzare con i ciclisti, che volevano , come era loro sacrosanto diritto, partecipare ad una gara e invece si sono trovati in mezzo ad un girone dantesco, con vigili urbani forse un po’ troppo distratti, per indicare loro la giusta via, con personaggi stupidamente aggressivi e con i soliti politicanti, di ogni bandiera, che tentavano di strumentalizzare un semplice gara ciclistica pro o contro una ideologia, che c’entra come i cavoli a merenda, d’altra parte, e meno male, le gare sportive sono più vecchie del mondo e di qualsiasi ideologia.

Roberto Nicolick

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