Lettera al direttore

Paletti precisi

“Consumo del suolo zero”: la proposta dei Verdi alla minoranza savonese

"Si tratta di alcune idee che possono aprire un dibattito in città e porterebbero ad una diversa qualità della vita ma soprattutto implicherebbero una nuova fiscalità"

crescent savona

Recentemente i Verdi hanno proposto alle forze di minoranza, ai comitati cittadini e alle associazioni locali una proposta di avvio di discussione di un progetto politico alternativo alla Giunta “polifonica” (nel senso che ogni assessore parla di ciò che vuole e quando vuole) di centro-destra savonese, che ha fatto del “far nulla” la propria base di azione politica e del “senza oneri per il Comune” la cifra della propria inazione.

Il progetto riteneva essenziali tre pilastri, peraltro non esaustivi:
a) Consumo del suolo zero;
b) Raccolta differenziata spinta e porta a porta;
c) Investimenti sulla cultura quale metro per la coesione civile e per il rilancio sociale della città.

Crediamo che vada chiarito soprattutto il punto a) poiché siamo rimasti abbastanza colpiti dalle reazioni entusiastiche del segretario provinciale e di quella cittadina del Pd, che, se avessero capito fino in fondo cosa implichi la suddetta enunciazione, saremmo dinanzi ad un evento paragonabile all’apparizione della Vergine al Beato Botta con le conseguenze importanti, che ne derivarono per la città di Savona.

In primo luogo bisogna dire che il “consumo di suolo zero” non significa fare come la Regione Campania, che ha varato una legge di condono tombale in nome del principio di non consumare suolo, sanando tutte le situazioni irregolari fino ad allora verificatesi. Tale legge è stata impugnata dal Governo grazie ad un ricorso dei Verdi né come il Comune di Bagheria (cinque stelle), che ha varato un regolamento edilizio destinato a sanare molte situazioni di irregolarità e che è stato impugnato dai Verdi siciliani.

A questo punto riteniamo opportuno specificare alcuni punti non esaustivi ma certi per affermare il principio sopradescritto:

a) In primo il Piano Urbanistico Comunale (PUC), varato dal Consiglio Comunale, deve divenire lo strumento per governare le scelte territoriali restando fermo che gli oneri di urbanizzazione non devono più costituire lo strumento per sanare eventuali problemi di bilancio per cui più si costruisce e meglio si risana la situazione finanziaria comunale;

b) Allo stesso modo deve cessare la logica dell’urbanistica contrattata, che ha portato solo danni in città ma si deve riaffermare il ruolo pubblico nella scelta dei luoghi e soprattutto dei tempi di eventuale edificazione;

c) Bisogna poi rapidamente giungere ad un Piano Urbanistico Comunale, che si affermi come strumento di integrazione con quelli dei comuni limitrofi in modo da riaffermare i principi generali del vecchio Piano Regolatore Intercomunale Savonese (PRIS), che considerava il territorio da Bergeggi ad Albisola Capo come una unica area metropolitana;

d) A questo punto bisogna giungere ad una variante integrale all’attuale PUC, che fissi alcuni precisi principi: divieto di nuove edificazioni sull’asse costiero se non per strutture legate al turismo e alle spiagge ; divieto di nuove aree portuali turistiche alla Margonara; radicale revisione dei progetti già approvati (passeggiata di ponente, Crescent 2,….) in modo da limitare le edificazioni abitative al recupero del patrimonio esistente e a soluzioni di social housing e/o edilizia popolare;

e) Tale ultimo punto dovrebbe diventare l’obiettivo finale cittadino, sostenendo le coppie giovani o a basso reddito in modo da consentire un progressivo riutilizzo del patrimonio esistente e la sua progressiva riqualificazione anche energetica puntando anche alla elettrificazione delle banchine portuali;

f) Avvio urgente di un piano di manutenzione territoriale, che porti da un lato alla verifica degli interventi di riduzione dei rischi idrogeologici e dall’altra ad una politica di valorizzazione produttiva del bosco savonese riutilizzando anche le cascine delle Opere Sociali, che dovranno ritrovare la loro funzione storica in una logica di turismo slow:

g) Inserire nel PUC norme a sostegno degli esercizi commerciali di vicinato, dei centri di via e dei mercati impedendo l’ulteriore apertura di centri commerciali, che hanno distrutto il commercio cittadino giungendo a creare quattro centri commerciali in pochi chilometri.
Si tratta, come appare, di alcune idee, che possono aprire un dibattito in città e porterebbero ad una diversa qualità della vita ma soprattutto implicherebbero una nuova fiscalità e la costruzione di un diverso modello partecipativo costruito dal basso.

Danilo Bruno

Più informazioni

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.