Lettera al direttore

Futuro di Carisa, lettera dell’assessore comunale Francesco Lirosi

Passa il tempo, i capelli sono diventati bianchi e la sorte della Carisa si sta realizzando esattamente come circa 16 anni fa, sindacalista in Carisa, avevo detto (anzi, urlato) e scritto.

Leggo anche interessanti articoli (anche scritti bene, in realtà) su quanto sta accadendo in questi giorni e trovo perfettamente realistico quanto dice il sindaco Berruti. Ogni città non può permettersi una sua banca, il punto focale, oggi, è il possibile risanamento di Carige e prima della scomparsa della Carisa possono passare ancora molti anni.

Io però non posso evitare di tornare con la mente agli ultimi anni 90, quando fu presa la decisione di vendere una modesta percentuale (poi passata al 95%) della Carisa alla Carige. Dissi e scrissi: si tratta di un errore epocale, si va verso l’inevitabile perdita della fonte autonoma creditizia della città e, quindi, in futuro mancheranno molti investimenti di denaro in Savona. Contrario non per orgoglio o sciocchezze simili ma, invece, perché si vende proprio all’unica banca al mondo che ha gli stessi (pur legittimi) forti interessi e competenze territoriali della banca cittadina. Visto il momento, un accorpamento era prevedibile, ma con Carige si andava inevitabilmente incontro ad un futuro assorbimento. La Carige è palesemente sovradimensionata: resisterà? Ma questa è un’altra storia…

Dunque, in allora, il vero punto focale era accorpamento con chiunque, ma non con la Carige! Oggi leggo incredibili dichiarazioni di persone che al tempo furono attori attivi nella vicenda: io preferisco restare su argomenti oggettivi.

Nel gennaio 2000 presentai anche una interrogazione urgente in Consiglio comunale, illustrandola in modo “furente”. Insieme, (quasi) tutti i Sindacati organizzarono un corteo in città (caso raro, per i lavoratori bancari), presentarono alcuni esposti alla Procura della Repubblica, espressero un forte diniego al pagamento della Carisa a mezzo azioni della Carige, il cui valore attuale è ben noto. Io fui intervistato più volte dal TG3, tutti facemmo un sit in davanti alla sede della fondazione, allora in via Aonzo, con intervento della forza pubblica. Su nostra richiesta, un deputato presentò una interrogazione in Parlamento. Insomma, le provammo tutte, ma non ci fu nulla da fare: ignoranza della materia, avidità, interessi? Come si dice, ai posteri la sentenza.

Un forte pensiero va ai lavoratori Carisa (il cui trattamento, da allora, è già nettamente peggiorato): in un Paese civile la salvaguardia del lavoro deve essere, sempre, il primo fattore di qualsiasi processo di riordino.

Francesco Lirosi

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