Sport

Savona, l’appello degli skater: “Non abbiamo un posto dove andare”

Savona. Sono più di quaranta, la maggior parte ragazzi dai 14 ai 20 anni affiancati “vecchia guardia” che sfiora i 30. La loro passione ha quattro ruote, ma non si chiama Formula 1. Novelli Michael J. Fox, sfidano equilibrio e gravità su una tavola disegnata, tra una discesa e un grinding.

Sono gli skater, una realtà che negli ultimi anni a Savona sta prendendo sempre più quota. “Una volta eravamo un gruppo sparuto, pochi giovani che praticavano uno sport di nicchia – racconta Massimo Angeletti, uno degli “anziani” e titolare dell’unico negozio specializzato di Savona – Oggi invece i ragazzi sono sempre di più, e il gruppo che si sta creando è sempre più unito, nonostante le difficoltà”.

Il problema sostanziale, per loro, è che non esiste un posto in città dove praticare questo sport. Uno ci sarebbe, uno skatepark costruito 5 anni fa a Legino 167: “Ma è inutilizzabile – commenta amaro Angeletti – Purtroppo il progetto era corretto, ma la ditta che ha realizzato i lavori lo ha realizzato male. Le pendenze sono sbagliate, uno skater alle prime armi può farsi male. Mancano gli inviti, e non esiste protezione ai lati: il che significa che la ghiaia cade all’interno del park, e se finisce sotto una ruota potete immaginare cosa può succedere ai ragazzi. Manca la manutenzione, e vengono addirittura portati i cani all’interno”. Anche i materiali usati evidentemente non dovevano essere adatti: in poco tempo si sono aperte crepe e danneggiate diverse strutture, per cui in sostanza ad oggi lo skatepark è una cattedrale nel deserto.

In tempi di crisi, però, impossibile sognare di ripararlo. “Essendoci errori di base, andrebbe raso al suolo e rifatto, a costi proibitivi. Non chiediamo un nuovo skatepark: ci basterebbe avere uno spazio, se non attrezzato, quantomeno utilizzabile”. Lo sguardo di Angeletti è rivolto al Prolungamento: strade piane, niente macchine e lontano dalle case. “Ma ogni volta che i ragazzi hanno provato ad andarci, i vigili urbani li hanno mandati via. Però lasciano circolare biciclette e monopattini… lo skate è un ‘acceleratore di velocità’ come gli altri, non capiamo il perché di questa intolleranza”.

La ragione potrebbe stare nella barriera culturale che spesso rende lo skateboard negativo agli occhi di chi non lo conosce. Angeletti ne è consapevole, e per questo spiega: “Lo skate è uno sport positivo, di gruppo, senza alcuna competizione. Non prevede invidia e accomuna i ragazzi”. L’appello è quindi quello di trovare, insieme a Polizia Municipale e istituzioni, una soluzione per questi giovani.

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