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Classica&dintorni

Miklos Rozsa, l’ultimo dei tardo-romantici per il cinema kolossal (parte 1)

“Classica&Dintorni” di Massimo Carpegna nasce con l'intento di portare i lettori alla scoperta della musica classica e delle figure che ne hanno segnato la storia

Classica Dintorni Miklos Rozsa

Con questo articolo su Miklós Rozsa si conclude la mia collaborazione con IVG Savona per la rubrica Classica&Dintorni. È stato un anno intenso e dopo 54 editoriali sui più importanti compositori, esclusi questi ultimi tre, devo lasciare per nuovi impegni sempre nell’ambito culturale. Con la speranza che questi miei editoriali siano serviti a incuriosire, a sottolineare ancora una volta il valore universale della musica e la gioia che può regalare, desidero ringraziare di cuore il direttore Chiovelli e tutta la redazione di IVG, che mi ha accolto nel marzo 2023 con amicizia.

Quando nella notte degli Oscar concorre un film in odore di guadagnare un certo numero di statuette d’oro, si fa sempre riferimento a un kolossal degli anni ‘50, girato negli stabilimenti di Cinecittà e che salvò la Metro Goldwin Mayer dal fallimento. Questo film è Ben Hur, con uno statuario Charlton Heston ed una irripetibile e coinvolgente corsa con le bighe nella sua sfida con Messala, interpretato da Stephen Boyd. Il film vince ben 11 statuette e tra queste vi è quella per la colonna sonora composta da Miklós Rózsa.

Quello che è ritenuto il re dei compositori per il genere peplum nasce a Budapest il 18 Aprile del 1907. Suo padre è un industriale e proprietario terriero: un uomo benestante ma onesto e pragmatico, che non dimentica lo stato d’indigenza di tanti contadini ungheresi e per loro si batte. È il mito del giovane Miklós, per quell’impegno costante nei loro confronti, per riscattarli dalle miserevoli condizioni nelle quali vivono.

Si respira musica in casa Rózsa: la madre è una pianista, allieva all’Accademia di Budapest di due pupilli di Franz Liszt, che ha rinunciato alla carriera concertistica per sposarsi e fare la mamma. Continua a suonare in casa, nel tempo libero, e il figlio l’ascolta estasiato, iniziando a pigiare qualche tasto. Nonostante le sollecitazioni musicali della madre a dedicarsi allo studio di Chopin e dello stesso Liszt, Miklós preferisce la musica popolare magiara, molto amata dal padre per quella sua capacità di produrre ritmi sfrenati e nostalgiche melodie d’un passato indefinito. Per la madre è un sacrilegio, uno spreco, considerato il talento precocissimo del figlio. Mikóls impara a leggere la musica prima di avere una lettura fluida delle parole e a cinque anni inizia a prendere lezioni private di violino con risultati sorprendenti.

Finite le scuole ordinarie nel 1925, il padre tenta di convincerlo che con il mestiere del compositore non si campa. Può essere un hobby, ma il pane occorre guadagnarlo diversamente, con una professione seria quale, ad esempio, il medico, l’ingegnere oppure scientifica e votata al futuro; lo costringe, quindi, a frequentare la facoltà di Chimica dell’università di Budapest. Ma il giovane Rózsa non demorde e offre un compromesso: andrà a Lipsia a studiare chimica come materia principale e, in subordine, Musicologia.

Il padre acconsente e Miklòs è raggiante: continuerà ad occuparsi di ciò che ama sopra ogni cosa. Questi studi di musicologia gli saranno molto utili a Hollywood, quando la sua vena melodica modale e la potente orchestrazione tardo romantica gli faranno commentare film come Quo Vadis, Ben Hur, Il Re dei Re, El Cid

Rózsa è studente a Lipsia, finalmente sulla strada che più desidera, la musica, ma il padre non è ancora pienamente convinto. Scrive a Hermann Grabner, docente del Nostro per la tecnica contrappuntistica, e s’informa sul figlio, sulle sue capacità. La risposta è entusiastica e finalmente Gyula Rózsa si convince ad abbandonare l’idea di un figlio chimico. Miklós è un talento puro e all’età di 21 anni la prestigiosa casa editrice Breitkopf & Haertel lo mette sotto contratto per i suoi lavori di musica classica. Lo farà anche successivamente, quando il Maestro sarà a Hollywood e il suo catalogo di composizioni extra-cinematografiche arriverà a contare 38 opere. Tra tutte queste, è senz’altro da citare il suo straordinario Concerto per Violino e Orchestra, op. 24, scritto per il virtuosismo del grande Jascha Heifetz. (Continua…)

Massimo Carpegna è direttore d’orchestra, critico musicale e compositore, con partiture lirico sinfoniche diffuse in mondovisione. E’ stato docente presso il Conservatorio di musica di Modena ed è Visiting Professor alla London Performing Academy of Music. Con “Classica&Dintorni” porterà i nostri lettori alla scoperta della musica classica e delle figure che ne hanno segnato la storia. Clicca qui per vedere tutti gli articoli.

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