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Momento difficile

Allarme per le “croci”, Vanz (Croce Verde Albisola): “Nuovi volontari e dirigenti o crolla il sistema del soccorso”

Vicini al via i lavori per la nuova sede. L’importanza della collaborazione tra consorelle

Croce Verde Albisola

Albisola Superiore. Aria nuova alla Croce Verde di Albisola, una delle associazioni più attive e che da sempre fornisce contributi e idee a quel settore che spazia dal soccorso alla protezione civile e all’impegno nel sociale. 

Wilder Vanz, presidente da 13 anni, ha lasciato il suo posto, facendo un passo più di lato che indietro per rendere più “dolce” la successione. Come sempre è interessante ascoltarlo, pacato ma pieno di nuove energie.

Vengono fuori molte cose: si inizia dall’importanza immutata del volontariato e del cuore dei cittadini per la sopravvivenza delle “Croci” e si arriva alle esigenze di una nuova, possibile organizzione del soccorso. Evita polemiche, ma dice subito con tono deciso alcune cose, come il fatto che sia “un errore spostare da Savona la centrale del 118“. 

Ai primi posti, comunque, la necessità di favorire una nuova generazione di dirigenti. D’altronde lui in questo ha dato il buon esempio.

Perché, Vanz, ha voluto lasciare la presidenza? “Perché abbiamo giovani ragazzi in gamba, che però potrebbero perdersi se non fossero responsabilizzati. Un conto è seguire indicazioni, un altro cominciare a fare di testa propria. Amministrare l’associazione è una cosa complicata. Pensare ai servizi è relativamente facile, altro fare i conti con la burocrazia o tenere i rapporti con gli enti pubblici”. 

Che cosa è accaduto alla “Verde”? “Da tempo seguivo la crescita del nuovo presidente Emmanuele Pescio, forte della sua esperienza come direttore dei servizi, la sua empatia, la sua capacità di rapportarsi. Aveva bisogno, diciamo, di una spinta”.

Poi cita tutti gli altri componenti del nuovo consiglio ad uno ad uno, a cominciare dal vicepresidente Marco Roselli: “Lui aveva dovuto allontanarsi per un certo periodo, ora è tornato e ha messo a disposizione tra l’altro le sue conoscenze e la capacità di tenere le relazioni istituzionali. L’esito delle elezioni ci consente di avere a disposizione un mix di uomini di esperienza e altri più inclini all’innovazione. Io sono sempre lì, per aiutarli in modo che non sentano troppo il carico delle nuove responsabilità”. 

Quali sono i problemi maggiori che dovete affrontare? “Senza dubbio quello della sede, a cui lavoriamo da 30 anni anche grazie all’aiuto delle amministrazioni comunali, prima con il sindaco Orsi, il cui apporto è stato determinante, e ora con il sindaco Garbarini, che ci segue da vicino. Finalmente vediamo la luce in fondo al tunnel”.

A che punto siete? C’è la speranza che la nuova sede sia finalmente vicina? “Credo di sì. Abbrevio per forza di cose. Tra l’acquisto dell’ex sede Enel di corso Mazzini e dei terreni di via Giovanni XXIII, dove dovrebbe sorgere la nuova sede, abbiamo a disposizione risorse e luoghi per realizzare il nostro sogno”.

Tempi? “In Italia la burocrazia è come noto sempre in agguato, ma dovremmo essere ai dettagli. Aspettiamo qualche parere legale, e proprio martedì prossimo incontreremo per questo il sindaco Garbarini, poi potremmo partire con i lavori visto che abbiamo già il progetto dello studio Peluffo e in particolare dell’architetto Paola De Lucia”.

Tutte le vostre consorelle lamentano mancanza di volontari. Voi quanti ne avete? Abbiamo 200 iscritti, ma solo 40/45 si dedicano all’emergenza. Riusciamo comunque a coprire tutte le esigenze, ma occorre fare sempre nuovi proseliti. Sappiamo ormai che i nuovi volontari preferiscono i servizi diciamo così più appariscenti e gratificanti, come quelli in ambulanza, una tendenza figlia del tempo dei social. Si tratta quindi di impegnarci maggiormente negli altri, più vicini al sociale. Una legge che giudico non corretta limita poi l’utilizzo degli over 70 in alcuni tipi di servizi”.

Niente dipendenti? Per ora no, ma credo che dovremo arrivarci se l’organizzazione del soccorso che ha in mente la Regione dovesse caricarci di nuove responsabilità. Ma i volontari resteranno sempre il pilastro dell’assistenza a tutti i cittadini. Senza di loro crolliamo noi e con noi l’intero sistema nazionale. Non credo che lo Stato sia in grado di sostituire e pagare migliaia e migliaia di persone”. 

Molte associazioni non stanno più in piedi economicamente. Com’è la vostra situazione? Buona, per fortuna, anche se non bisogna abbassare la guardia. Il 70% degli introiti proviene dalle convenzioni pubbliche. Il resto, determinante, arriva dal 5 per mille, dai calendari, dagli eventi che organizziamo e dalle donazioni. Insomma, viviamo ancora e sempre grazie al cuore dei cittadini, sperando che nessuna nuova legge o regolamento ci privi del contatto con il territorio”. 

Ha parlato dell’impegno nel sociale. “Si, ci occupa per molti aspetti, sempre per essere vicini alle persone e alle loro più diverse esigenze. Riusciamo a farlo, come a partecipare all’iniziativa Albisolidale, la più importante per la nostra città”.

Come sono i rapporti con le vostre consorelle? Buoni, la pensiamo tutti, anche se non proprio tutti, allo stesso modo, e cerchiamo di aiutare lealmente chi ha difficoltà soprattutto per mancanza di volontari. Adesso ad esempio le ‘Croci’ da Spotorno a Varazze contribuiscono con loro volontari al varo della nuova ambulanza infermieristica della Valbormida a fianco delle associazioni di quel territorio”.

Wilder Vanz non fa mai mancare i suoi contributi. Fa parte di quel nutrito gruppo di dirigenti grazie ai quali, quando c’è bisogno, si ha la certezza che un’ambulanza arriva. Gente da ringraziare sempre, come Dino Ardoino della Bianca di Albenga o Nanni Carlevarino della Bianca di Savona, solo per citarne un paio. 

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