Terrore

“L’urlo delle sirene”: Amnon Cohen racconta gli attimi dell’inizio della guerra in Israele

Il noto pediatra savonese: “Svegliati all’improvviso e corsi nel rifugio. L’angoscia negli occhi dei nipoti”

Savona. È arrivato a Savona. Una fuga nella paura che ha lasciato un segno pesante. Lo vedi dal suo sguardo. Lo senti dalla voce. Amnon Cohen, origine israeliana, famoso e bravissimo pediatra, già primario all’ospedale San Paolo.

Scende dal treno e ci racconta un incubo. Quello dell’attacco di Hamas, vissuto in prima persona. “Ero con mia moglie da mia figlia, a Tel Aviv. Sabato mattina siamo stati svegliati dall’urlo improvviso delle sirene”. Racconto dell’inizio di una guerra, in uno dei giorni che dovevano diventare ricordo di una bella vacanza. Invece no. “Siamo immediatamente corsi nel rifugio di casa con i nipoti piccoli aspettando che l’allarme terminasse. Abbiamo sentito l’intercettazione dei missili da parte del sistema antimissilistico israeliano e poi siamo usciti dalla stanza”.

La paura è ancora viva nei suoi occhi. Racconta l’agitazione dei bambini svegliati all’improvviso. Ansia, terrore.  Nello stesso tempo il difficile tentativo di mantenere una parvenza di calma e normalità. Quindi la colazione ai nipoti  “mentre ancora non stavamo capendo cosa stesse succedendo. Intuivamo il pericolo ma solo nel corso delle ore abbiamo avuto la certezza di quanto di brutto stava accadendo. Almeno in parte, perché anche adesso tante cose non sappiamo” sottolinea il noto e apprezzato pediatra che da anni vive a Savona. Gli chiediamo di questa fuga dalla guerra che registra centinaia di vittime. La stessa sera sarebbe dovuto partire ma il volo per Milano è stato annullato. Così, in quelle terribili e frenetiche ore, con la famiglia è riuscito a trovare un aereo  alternativo per Roma. La famiglia, sì, perché anche la figlia del medico con i tre bambini ha abbandonato di fretta Tel Aviv.

“Abbiamo lasciato mio genero in Israele, ma per me, tutta la famiglia perché, oltre a lui, laggiù è rimasta anche mia madre che ha 92 anni “rimarca chiaramente preoccupato “c’è mia sorella, i miei nipotini, gli zii”. Conclude con grandissima amarezza questa  storia pesante. Di una fuga. Di paura, terrore, dolore. E nostalgia. “È un crescendo di paura. Non si sa cosa dire. Le parole non bastano”. 

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