Finale/Savona. Trent’anni dopo il conflitto in Bosnia, la tragedia degli stupri di guerra colpisce di nuovo l’Europa e si manifesta come “effetto collaterale” dell’invasione russa in Ucraina. E così una savonese, Cristina Bicceri, supportata dalla cooperativa sociale ArciMedia, ha pensato di offrire a un gruppo di donne ucraine vittime di violenza 10 giorni di soggiorno in Liguria, accogliendole in un albergo di Finale Ligure, dove potranno respirare l’ospitalità di un paese in pace e dimenticare, almeno per un poco, gli eventi che segneranno per sempre le loro vite.
“Iniziative del genere sono già state realizzate in collaborazione con altri paesi – spiega Cristina – ma in Italia questo sarebbe un progetto-pilota, che farebbe onore alla Liguria e alla provincia di Savona“.
A coordinare il viaggio e il soggiorno sarà l’associazione della comunità ucraina di Savona “Pokrova”: il programma dei 10 giorni alternerà momenti di relax e di conoscenza delle bellezze del nostro territorio (fra cui Finale Ligure, Noli, Savona e Genova), momenti di riflessione con una psicologa che accompagnerà il gruppo da Kiev, e occasioni di incontro con associazioni che lavorano per le donne in difficoltà.
Parte dei fondi necessari sono già stati messi a disposizione da Unione Industriali Savona, Fondazione Compagnia San Paolo (con il bando Traiettorie Solidali) e amministrazione Comunale di Finale Ligure. Per raccogliere la cifra mancante e coprire i costi di viaggio e di soggiorno è stata lanciata una raccolta fondi, in collaborazione con IVG e ArciMedia: le donazioni vanno fatte via bonifico intestato ad “ArciMedia Coop Sociale” su un conto corrente di Bper Banca (IBAN: IT32L0538710610000047328258). Per informazioni 019/804433.
L’associazione Pokrova lavora in collaborazione con il fondo di beneficenza ucraino “People’s Guard of the Backline – Rehabilitation”, che fornisce alle vittime dell’aggressione russa assistenza psicologica e supporto finanziario, aiutandole a tornare a una vita “normale”.
Nel video in alto la testimonianza di Mariana Mamanova, dottoressa ucraina liberata da un campo di prigionia russo dove ha trascorso la gravidanza