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Giornata mondiale dell’acqua, nel savonese tariffe alle stelle e dispersione idrica al 28%

Secondo le stime il volume di acqua disperso nel 2020 soddisferebbe le esigenze idriche di oltre 43 milioni di persone per un intero anno

Acqua siccità generica

Liguria. Il 22 marzo è da tempo la ‘Giornata mondiale dell’Acqua“. Oltre ai dati sulla grave carenza idrica ecco un focus sui costi: 452 euro è la cifra spesa nel 2022 per la bolletta idrica da una famiglia ligure con un consumo di 192 mc l’anno (487€ la media nazionale), con un incremento dell’8,9% rispetto al 2021.

Aumenti in tutti i capoluoghi di provincia italiani, ad eccezione di Forlì-Cesena che registra una piccola variazione all’ingiù dello 0,6%: l’incremento supera il 20% a Bolzano (+26,3%), Savona (+25,5%) e Trento (+21%); oltre il 10% in altri dodici capoluoghi, ossia Milano, Belluno, Sondrio, Como, Novara, Verbania, Chieti, Pescara, Pavia, Cremona, Catania, Messina.

Frosinone resta in testa alla classifica dei capoluoghi più cari con una spesa media annuale di 883€ (in aumento del 4,2% rispetto al 2021), mentre Isernia conquista la palma di più economico con 174€.

La Toscana si conferma la regione con la tariffa più elevata (770 euro, +5,5%) e tutti i suoi capoluoghi, ad eccezione di Carrara, rientrano nella top ten delle città più care per l’acqua. Il Molise invece è la più economica, con una spesa media a famiglia di 181€. Il Trentino Alto Adige, che pure si conferma tra le regioni dove l’acqua costa meno, registra la variazione più cospicua rispetto all’anno precedente, +24,3%. Oltre che tra le regioni, evidenti differenze di spesa continuano ad esistere anche all’interno degli stessi territori: in Liguria, si va dai 575 euro di Genova ai 231 euro di Imperia. E’ il savonese, con 467 euro, a far registrare l’incremento più alto tra le province liguri (+25,5%).

La fotografia emerge dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, che ha preso in esame le tariffe per il servizio idrico integrato applicate in tutti i capoluoghi di provincia italiani nel 2022 in riferimento ad una famiglia tipo composta da 3 persone un consumo annuo di 192 metri cubi. Con un uso più consapevole e razionale di acqua, che abbiamo quantizzato in 150 mc invece di 192 mc l’anno, una famiglia ligure risparmierebbe più di 120€ l’anno.

I DATI SULLA DISPERSIONE IDRICA

In riferimento ai soli capoluoghi di provincia italiani, emerge che a livello nazionale va dispersa il 42% dell’acqua immessa, con evidenti differenze fra le singole regioni e anche fra i singoli capoluoghi della stessa Regione. In Liguria, a La Spezia si disperde oltre il 53% della risorsa idrica, ad Imperia il 24%, a Genova il 32,1% e a Savona il 28,2%.

L’analisi si inserisce a pieno titolo nell’attuale dibattito sull’acqua e la questione siccità. Dopo le analisi di queste ultime settimane, ad confermare un quadro decisamente preoccupante sono Ispra e Istat, che oggi hanno pubblicato due report che analizzano l’andamento della disponibilità idrica del paese negli ultimi anni e lo stato di salute della distribuzione idrica. E i dati no, non sono tranquillizzanti.

Secondo quanto analizzato da Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) è decisamente un trend in calo quello registrato in Italia a livello di disponibilità di risorsa idrica. Nell’ultimo trentennio climatologico 1991–2020, con un valore che ammonta a più di 440 mm, la disponibilità di acqua diminuisce del 20% rispetto al valore di riferimento storico di 550 mm., circa 166 km3 registrato tra il 1921–1950. Anche le stime sul lungo periodo (1951–2021) evidenziano una riduzione significativa, circa il 16% in meno rispetto al valore annuo medio storico.

Questa riduzione, dovuta agli impatti dei cambiamenti climatici, è da attribuire non solo alla diminuzione delle precipitazioni, ma anche all’incremento dell’evaporazione dagli specchi d’acqua e dalla traspirazione dalla vegetazione, per effetto dell’aumento delle temperature. Sono le stime del BigBang, il modello idrologico realizzato dall’Ispra che analizza la situazione idrologica dal 1951 al 2021 fornendo un quadro quantitativo e qualitativo delle acque in Italia. Ancora in corso di valutazione l’anno 2022, che si è chiuso con moltissimi record negativi riguardo precipitazioni e disponibilità d’acqua.

Lago Val Noci mezzo vuoto 2 luglio 2022

Le analisi sul bilancio idrico nazionale, condotte dall’Istituto in collaborazione con l’Istat, hanno inoltre evidenziato il ruolo significativo dei prelievi di acqua dai corpi idrici che, anche in anni non siccitosi e con larga disponibilità di acqua superiore alla norma, possono determinare condizioni di stress idrico. Ciò è avvenuto per l’Italia, ad esempio, nell’estate del 2019.

Ed è proprio Istat a completare il quadro, con la pubblicazione di un approfondito report sulla gestione dell’acqua potabile attraverso le diverse reti idriche del nostro paese. All’occhio saltano principalmente due dati. Il primo è la predominanza delle fonti del sottosuolo per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico: secondo quanto riportato dall’istituto di statistica, infatti, nel 2020 l’85% circa del prelievo deriva da acque sotterranee (48,9% da pozzo e 35,8% da sorgente), il 16,1% da acque superficiali (9,6% da bacino artificiale, 5,0% da corso d’acqua superficiale e 0,5% da lago naturale) e il restante 0,1% da acque marine o salmastre.

tubo rotto via bellucci nunziata

Per quanto riguarda la distribuzione nazionale, per ogni italiano è calcolata una erogazione procapite di 215 litri al giorno. Secondo i dati Istat però degli oltre 9 miliardi di metri cubi immessi nelle reti idriche ogni anno, solo 4,7 arrivano a destinazione, con una quota di erogazione che arriva al 51%, che deriva da una quota del 42% di perdite dalla rete di distribuzione. Un dato significativo e allarmante, e che arriva senza una particolare variazione rispetto agli anni precedenti, come ad indicare che nei fatti, poco si è fatto per risolvere quella che a tutti gli effetti sembra essere la principale causa di mancanza d’acqua. A Genova, sempre secondo le stime di Iren, le perdite supererebbero di poco il 30% rispetto alla quantità di acqua immessa in rete. La quantità di acqua dispersa  quindi, continua a rappresentare un volume cospicuo, quantificabile in 157 litri al giorno per abitante. Stimando un consumo pro capite pari alla media nazionale, il volume di acqua disperso nel 2020 soddisferebbe le esigenze idriche di oltre 43 milioni di persone per un intero anno.

Nel frattempo, mentre l’orologio dell’emergenza idrica continua a correre, il governo sembra muoversi: alla cabina di regia sulla crisi idrica a Palazzo Chigi, sono stati affrontati diversi temi e il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha poi sottolineato: “Vogliamo arrivare alla definizione di un piano idrico straordinario nazionale, d’intesa con le Regioni. Stiamo lavorando per un piano nazionale di intesa con le regioni, utilizzando nuove tecnologie, avviando una campagna di sensibilizzazione. Il governo sta lavorando a un provvedimento normativo con semplificazioni e deroghe per accelerare lavori essenziali. Intendiamo lavorare anche all’individuazione di un commissario straordinario che abbia poteri esecutivi rispetto a quanto definito dalla cabina di regia”.

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